Il lotto 285 – capitolo cinquantotto

“Phebas il Fenicio, morto da quindici giorni, dimenticò il grido dei gabbiani, e il fondo gorgo del mare, e il profitto e la perdita. Una corrente sottomarina gli spolpò le ossa in mormorii. Come affiorava e affondava passò attraverso gli stadi della maturità de della giovinezza procedendo nel vortice. Gentile o Giudeo o tu che volgi la ruota e guardi verso il vento, considera Phebas, che un tempo fu bello e alto come te.”

  1. S. Eliot – la morte per acqua

   Sono sempre rimasto affascinato dalle storie di uomini e donne morte per suicidio. Si ha una casistica che andrebbe approfondita.. Nel passato i comandanti sconfitti preferivano suicidarsi per non cadere nelle mani del vincitore che inevitabilmente avrebbe punito il guerriero sconfitto infliggendogli crudeli torture. Il comandante della nave che sta affondando ne condivide la sorte e si inabissa. Il comandante di un aereo che sta precipitando non si salva col paracadute e segue la sorte tragica dei passeggeri. Sono queste ultime due storie nobili che vanno segnalate.

Vanno segnalate anche le storie delle persone forti fisicamente e moralmente che soccombono nel tentativo, non riuscito, di compiere imprese temerarie: scalate, immersioni in mare profonde o in abissi inesplorati. I campioni dell’automobilismo che si immolano dopo aver ottenuto tante vittorie.

   Anche gli astronauti sfortunati inghiottiti nell’immensità dello spazio Quando persone giovanissime muoiono perché affette da malattie infantili incurabili il dolore è grande, ma ancora di più è inconsolabile la morte di coloro che muoiono in incidenti e sono nel pieno delle forze e della vitalità. Pensate a Evariste Galois, Puskin, Lermontov morto poco più che ventenne in conseguenza di un duello, come Puskin e Lermontov, Von Kleist. Qui vorrei ricordane alcuni fra i più illustri.

   Di altri ne avrei pianto la morte molti anni dopo.

La stessa storia del ‘900 racconta fin dai primi anni del secolo morti dovute a  repressioni perpetrate da forze fasciste e naziste ancora prima della nascita di quei regimi, o morti per suicidio a seguito di eventi bellici o di persecuzioni ancora una volta condotte da forze militari della Wehrmacht o dalle SS.

   Ambrose Bierce. Scrittore americano, scomparve  a Chihuahua durante la Guerra Civile Messicana. quasi certamente suicida.

   Hermann Umfried, pastore della Chiesa luterana, protesta apertamente nel marzo 1933 contro le violenze di cui molti ebrei sono vittime. Spinto a dimettersi dalla sua gerarchia, si suicida nel Gennaio 1934. .

   Angelo Fortunato Formiggini, uno dei più importanti ed originali editori italiani, ebreo, si toglie la vita, al termine di una tormentata parabola, in segno di protesta contro le leggi razziali, gettandosi dalla “Ghirlandina”, la Torre del Duomo di Modena, la mattina del 29 novembre 1938.

   Ernst Toller, ebreo, scrittore e rivoluzionario, morì suicida il 22 maggio 1939 nell’albergo Mayflower di New York, dove era emigrato a seguito delle persecuzioni naziste.

   Ernst Weiss, medico e scrittore, conosciuto ed amato da Kafka, si toglie la vita il 15 giugno 1940, a Parigi, il giorno dopo l’invasione nazista della capitale francese.

Walter Hasenclever, scrittore e drammaturgo tedesco, morì il 22 giugno 1940 nel campo di sterminio di Les Milles, vicino Aix-en-Province (Francia), uccidendosi con una dose di barbiturici per non cadere nelle mani dei nazisti.

   Walter Benjamin, ebreo, filosofo e pensatore tedesco, si toglie la vita, per non cadere nelle mani dei nazisti, il 26 settembre 1940, a Port Bou (Spagna), con una overdose di morfina.

   Virginia Woolf. A contribuire all’aumento delle sue fobie fu il procedere della guerra. Infine il 28 marzo del 1941, si riempì le tasche di sassi e si lasciò annegare nel fiume Ouse, non lontano da casa, nei pressi di Rodmell.

   Stefan Zweig, scrittore di origine ebraica, strenuo oppositore del nazismo, morì suicida il 22 febbraio 1942 a Petropolis, Rio de Janeiro, Brasile, assieme alla sue seconda moglie Lotte Altmann.

   Adam Czerniakow, presidente della Jugenrat di Varsavia, si suicida il 23 luglio 1942, per non dover collaborare con i tedeschi nelle deportazioni.

   Simone Weil, una delle menti più fervide della filosofia francese, ebrea, studiosa del movimento operaio, combattente in Spagna durante la guerra civile, pacifista, affetta da tubercolosi, si lascia morire a 34 anni, il 24 agosto del 1943, nel sanatorio di Ashford, nel Kent.

   Gianfranco Mattei, nel carcere di via Tasso, il 7 febbraio 1944 sceglie di suicidarsi, impiccandosi nella sua stessa cella usando la cintura dei pantaloni, per non tradire i propri compagni.

   Enrico Rocca, germanista e scrittore ebreo, volontario nella Grande Guerra, colpito in prima persona dalle leggi razziali, amico fraterno di Stefan Zweig, si suicida a Roma il 20 luglio 1944.

   Cesare Pavese, scrittore, condannato per antifascismo, mise prematuramente fine alla sua vita il 27 agosto del 1950, in una camera dell’albergo Roma di Piazza Carlo Felice a Torino.

   Tadeusz Borowski,  scrittore e giornalista polacco, sopravvissuto all’internamento nei campi di concentramento di Auschwitz e Dachau, morì a Varsavia,  suicida, all’età di ventotto anni, il 1° giugno 1951.

   Alan Turing. Condannato per omosessualità, fu costretto a scegliere tra una pena a due anni di carcere o la castrazione chimica mediante assunzione di estrogeni. Per non finire in prigione, lo scienziato optò per la seconda alternativa. Per oltre un anno si sottopose a trattamenti che provocarono in lui un calo della libido e lo sviluppo del seno (ginecomastia). La depressione legata al trattamento e all’umiliazione subita fu, a parere di molti storici, il motivo che lo condusse, il 7 giugno 1954, al suicidio.

   Renato Caccioppoli. Negli ultimi anni la delusioni della politica e l’abbandono della moglie, unite forse all’affievolirsi della sua vena matematica, lo portarono all’alcolismo. La crescente instabilità aveva acuito le sue “stranezze”, al punto che, l’8 maggio 1959, la notizia del suicidio con un colpo di pistola alla testa nella sua casa di Palazzo Cellammare non colse di sorpresa quanti lo conoscevano.

   Paul Celan, poeta rumeno, ebreo, riuscito a sfuggire alla deportazione, perderà i genitori, catturati dai nazisti: il padre muore di tifo e la madre viene fucilata nel campo di concentramento di Michajlovka, in Ucraina. Muore suicida a Parigi, gettandosi nella Senna, nella notte tra il 19 e il 20 aprile 1970.

   Jean Améry, scrittore austriaco di origine ebraica. Nel 1943 viene arrestato e torturato a Breendonk da SS e Gestapo, per poi essere deportato ad Auschwitz. Sopravvissuto, si suicida a Salisburgo, ingerendo una forte dose di barbiturici, il 17 ottobre 1978.

   Primo Levi, ebreo, partigiano, chimico e poeta, sopravvissuto ad Auschwitz, uno dei massimi testimoni dell’Olocausto, muore a Torino l’11 aprile 1987, precipitando dalle scale della propria abitazione.

   Bruno Bettelheim, ebreo austriaco, psicanalista, sopravvissuto ai campi di concentramento di Dachau e Buchenwald, muore suicida il 13 marzo 1990 a causa di una forte depressione.   

   Carlo Lizzani, partigiano e cineasta, cui mi legava una profonda amicizia, Il 5 ottobre 2013 si tolse la vita, gettandosi dal balcone del suo  appartamento a Roma.

   Mario Monicelli, regista cinematografico, Tra gli avvenimenti che hanno segnato di più la sua vita c’è senz’altro il suicidio del padre, Tomaso Monicelli, noto giornalista e scrittore antifascista, avvenuto nel 1946. Ormai minato da un cancro alla prostata in fase terminale, la sera del 29 novembre 2010 verso le ore 21, Monicelli, a 95 anni, decide di togliersi la vita gettandosi nel vuoto dalla finestra della stanza che occupava nel reparto di urologia, al quinto piano dell’Ospedale San Giovanni Addolorata, dove era ricoverato.

di Maurizio Chiararia

 

 

 

 

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