Papa Francesco: tendi la tua mano al povero

Un messaggio fortissimo, quello lanciato da papa Francesco, che scardina il comportamento passivo dei cattolici, nei confronti dei poveri, per farli divenire protagonisti attivi, dentro e fuori la Chiesa, con un nuovo “codice sacro” da seguire nella vita. “Tendi la mano al povero” è questo versetto del Siracide (un testo contenuto nella Bibbia cattolica ma non accolto nella Bibbia ebraica del 180 a.c.) il tema conduttore del Messaggio di papa Francesco per la IV Giornata Mondiale dei Poveri che quest’anno verrà celebrata domenica 15 novembre. Tendi la mano al povero, una forte esortazione a cambiare modo di agire ed essere consequenti agli insegnamenti delle sacre scritture. Parole che “oggi risuonano con tutta la loro carica di significato per aiutare anche noi a concentrare lo sguardo sull’essenziale e superare le barriere dell’indifferenza”. Perché, spiega papa Francesco, l’invito evangelico “mettersi al servizio degli altri, soprattutto dei più deboli, non è una esortazione facoltativa, ma una condizione dell’autenticità della fede che professiamo”. Il Messaggio, diffuso il 13 giugno c.a. nel giorno di Sant’Antoniodi Padova, patrono dei poveri, papa Bergoglio ricorda che la “preghiera a Dio e la solidarietà con i poveri e i sofferenti sono inseparabili”. Francesco, il papa dei poveri, che cerca con tutte le sue forze di avvicinare sempre di più i cattolici alla condivisione della povertà come atto di fede nel prendersi cura dei più disagiati e sfortunati, riconducendo il cattolicesimo sulla strada degli insegnamenti di Cristo. “ Cosi, per celebrare un culto che sia gradito al Signore, è necessario riconoscere che ogni persona, anche quella più indigente e disprezzata, porta impressa in sé l’immagine di Dio. Pertanto il tempo da dedicare alla preghiera non può mai diventare un alibi per trascurare il prossimo in difficoltà”. La vicinanza, ovvero la fratellanza con i poveri ci avvicina a Dio, facendo di ognuno di noi, un nuovo Cristo che oltre alla preghiera, agisce e condivide, per alleviare le sofferenze dei poveri del mondo. La benedizione del Signore, scrive il Francesco, scende su di noi e la preghiera raggiunge il suo scopo quando sono accompagnate dal servizio ai poveri. Questo vuol dire che “la scelta di dedicare attenzione ai poveri, ai loro tanti e diversi bisogni, non può essere condizionata dal tempo a disposizione o da interessi privati , né da progetti pastorali o sociali disincarnati. Non si può soffocare la forza della grazia di Dio per la tendenza narcisistica di mettere sempre sé stessi al primo posto”. Non si tratta quindi di spendere tante parole, ma di impegnare concretamente la vita, mossi dalla carità divina  o solidarietà sociale per vivere la fratellanza ogni attimo della nostra vita.

Papa Francesco nel suo Messaggio è molto chiaro “per essere di sostegno ai poveri è fondamentale vivere la povertà evangelica in prima persona. Così il grido silenzioso dei tanti poveri deve trovare il popolo di Dio in prima linea, sempre e dovunque, per dare loro voce, per difenderli e solidarizzare con essi davanti a tanta ipocrisia e tante promesse disattese, e per invitarli a partecipare alla vita della comunità”. Bergoglio, nel citare il versetto del Siracide, sottolinea che “tendere la mano fa scoprire, prima di tutto a chi lo fa, che dentro di noi esiste la capacità di compiere gesti che danno senso alla vita. Tendere la mano è un segno di vita che richiama immediatamente alla prossimità, alla solidarietà, all’amore (e alla sorellanza ndr)”. Per Francesco, “tendere la mano al povero è un incitamento a farsi carico dei pesi più deboli, che fa risaltare, per contrasto, l’atteggiamento di quanti tengono le mani in tasca e non si lasciano commuovere dalla povertà, di cui spesso sono anch’essi complici. L’indifferenza e il cinismo sono il loro cibo quotidiano”. Mani tese al povero, dice il papa, sono il contrario delle mani che sfiorano velocemente una tastiera del computer per spostare ingenti somme di denaro da una parte all’altra del mondo, decretando la ricchezza di ristrette oligarchie e la miseria di miliardi di persone o il fallimento di intere nazioni. Bergoglio denuncia anche le mani sporche di sangue o tese “ ad accumulare denaro con la vendita di armi che altre mani, anche di bambini, useranno per seminare morte e povertà. Le stesse mani sporche che nell’ombra scambiano dosi di morte per arricchirsi e vivere nel lusso e nella sregolatezza effimera. O quelle che sottobanco scambiano favori illegali per un guadagno facile e corrotto, oppure quelle che nel perbenismo ipocrita stabiliscono leggi che loro stessi non osservano”. Non fa sconti a nessuno, il papa, dicendo che già troppo a lungo siamo stati nel degrado morale, prendendoci gioco dell’etica, della bontà, della fede, dell’onestà, e che tale distruzione di ogni fondamento della vita sociale finisce con metterci l’uno contro l’altro per difendere i propri interessi, provocando il sorgere di nuove forme di violenza e crudeltà, impedendo lo sviluppo di una vera cultura dell’ambiente. Per il papa, le crisi economiche, finanziarie e politiche non cesseranno fino a quando permetteremo che rimanga in letargo la responsabilità che ognuno deve sentire verso il prossimo ed ogni persona. “Il fine di ogni nostra azione, dice Francesco, non può essere altro che l’amore. È questo lo scopo verso cui siamo incamminati e nulla ci deve distogliere da esso. Questo amore è condivisione, dedizione e servizio. Ma comincia dalla scoperta di essere noi per primi amati e risvegliati all’amore”. Questo amore è fratellanza. Questo amore è sorellanza. Questo amore nasce  dalla scoperta della gioia perfetta di “tendere la mano al povero”.

di Claudio Caldarelli

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