Sindrome della capanna: la paura di uscire dalla quarantena!

Molte persone in questo momento stanno sperimentando paura e ansia all’idea di uscire dal confinamento, al punto che preferirebbero restare a casa. Questo fenomeno psicologico non è nuovo: paura all’idea di uscire nuovamente in strada, ansia di dover riprendere i nostri impegni quotidiani al di fuori delle pareti domestiche. La sensazione che in casa abbiamo tutto quello che ci serve e che, a questo punto, non cambi nulla allungare la quarantena di qualche settimana…

Questa dimensione emotiva in psicologia è chiamata ‘sindrome della capanna’ e, curiosamente, sta colpendo un gran numero di persone. Chi di noi non vede l’ora di riprendere contatto con il mondo reale, la strada, la luce e il tepore del sole? Eppure, all’atto pratico, sono centinaia le persone che si sentono invadere da una sensazione di angoscia alla sola idea di varcare la soglia di casa, a questo dobbiamo aggiungere un’altra considerazione: il Coronavirus non è scomparso! Il rischio di contagio è ancora presente ed è comprensibile che la paura di ammalarsi aumenti l’insicurezza e il timore di uscire. La sindrome della capanna è un’esperienza già descritta all’inizio del XX secolo. Le prime descrizioni cliniche della sindrome della capanna si notarono nei guardiani dei fari e in seguito nel 1900, epoca della corsa all’oro negli Stati Uniti, nei ricercatori che erano costretti a passare mesi interi all’interno di una capanna. L’isolamento, dettato dalla necessità di concentrare l’attività in determinati periodi dell’anno, faceva sentire i suoi effetti: rifiuto di tornare alla civiltà, sfiducia nei confronti del prossimo, stress e ansia.

Come riconoscerla? Uno dei sintomi più comuni è la letargia. È tipico di questa condizione sentirsi spesso stanchi, con braccia e gambe intorpidite, necessitare lunghi pisolini e provando fatica ad alzarsi al mattino. Si possono inoltre sperimentare sintomi cognitivi come difficoltà di concentrazione e scarsa memoria, demotivazione, voglia di determinati cibi per calmare l’ansia (come la cioccolata). La sindrome della capanna si manifesta spesso con un quadro emotivo specifico: tristezza, paura, angoscia, frustrazione. Non è peró un disturbo psicologico: descrive semplicemente una situazione emotiva normale dopo un contesto di isolamento durato diverse settimane. Il nostro cervello ha bisogno di routine per gestire il tempo, di sentirsi al sicuro. Stiamo vivendo una situazione senza precedenti e in questi mesi dovremo affrontare molteplici sfide psicologiche. Dobbiamo essere preparati, diventare più sensibili, più umani e stare vicino agli altri, in modo da superare insieme anche questa ulteriore crisi che ci si potrebbe presentare.

di Tommasina Guadagnuolo

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