Speculum. L’altra donna

Il libro “Speculum. L’altra donna” fu scritto da Luce Irigaray, psicoanalista e filosofa di origine belga ma francese di adozione, nel lontano 1974. Pagine che da sempre costituiscono una delle pietre miliari del pensiero femminista europeo.

Il titolo Speculum, fa riferimento allo specchio concavo con cui in ginecologia si guarda all’interno del corpo femminile, un libro molto controverso in cui si sottolinea la differenza sessuale ed in particolare la  “mancata esperienza di alterità” da parte di filosofia e psicoanalisi. Discipline queste, partorite da menti maschili e quindi espressioni di una cultura fallocentrica che hanno omologato ogni differenza che rimanda all’alterità della sessualità femminile.

Un mondo femminile che quindi, secondo l’autrice, viene rappresentato e narrato come copia di quello maschile.

Rilette a distanza di più di trent’anni, le argomentazioni dell’autrice non perdono nulla del loro fascino e della loro forza originaria.

Nel libro, costituito da tre parti, Luce Irigaray pone le basi per la creazione di una nuova teoria della differenza sessuale attraverso un’analisi critica prima della psicoanalisi (freudiana e lacaniana), e poi dell’intera tradizione filosofica occidentale, da Platone a Hegel.

Nella sua analisi, ironica e sagace, Luce Irigaray dimostra come Freud e la psicoanalisi abbiano contribuito a delineare i tratti della femminilità solamente come mancanza di tratti maschili, lasciando così la sessualità femminile in un vuoto di rappresentazione.

Nella parte centrale del libro Speculum, l’autrice apre anche un dialogo con alcuni classici della filosofia (Platone, Aristotele, Plotino, Cartesio, Kant, Hegel) analizzandone i presupposti logici e ontologici per concludere come, in tutta la storia del pensiero occidentale, la donna non abbia mai avuto un posto, un ruolo, una collocazione, una rappresentazione che non fosse ordinata secondo parametri maschili.

Occorre quindi creare per la Irigaray, un nuovo mito dell’origine che contempli pienamente e renda finalmente giustizia all’alterità femminile, non a caso “l’altra donna” del titolo.

Per questo Luce Irigaray introduce la metafora dello specchio concavo, lo speculum, che polarizza la luce per esplorare le cavità interne (come il sesso femminile), che deforma e non rimanda una copia dell’Uno maschile, che è in grado di rappresentare la femminilità scardinando la struttura del discorso fallocentrico.

Nella terza e ultima parte del libro, l’hustèra di Platone, la filosofa propone un’interpretazione del mito della caverna di Platone, basata sul parallelismo tra caverna e utero, ritrovando in questo mito proprio l’origine simbolica dell’esclusione del femminile e del materno da tutto il pensiero filosofico occidentale.

Per poter far parte della società è necessaria una nascita violenta che si lasci alle spalle, dimenticandola, l’origine materna, corporea, femminile in favore di una nuova genesi, più nobile di quella carnale, ma dolorosa, mediata solo dal pensiero.

Ma tutto ciò che viene rimosso, resta, e continuamente riaffiora, così anche l’alterità femminile dimenticata, mortificata da una cultura che non la sa più vedere, e quindi non la può più spiegare… Ed ecco quindi l’altra donna che bussa alle porte dell’inconscio in cui è stata relegata chiedendo giustizia.

E Luce Irigaray gliela rende con questa opera lucida, appassionata, alla quale ogni lettore, soprattutto se donna, non può non aderire dal profondo. Dopo questo libro la cultura occidentale non è stata più la stessa: l’altra donna ha trovato finalmente voce per parlare di sé e immagini per rappresentarsi. Non più solo un’immagine riflessa del modello maschile di riferimento, cui dover necessariamente tendere, rivendicando un’uguaglianza che è impossibile, innaturale, e nemmeno tanto desiderabile o vantaggiosa, ma l’alterità femminile che è finalmente libera e consapevole di affermare con fierezza l’intrinseca diversità della sua natura a partire dalla differenza sessuale.

Luce Irigaray, già nel 1974 restituì ad ogni donna la libertà e l’orgoglio di essere bambina, figlia, sorella, compagna, moglie, madre.

In una sola parola, di essere Donna.

di Stefania Lastoria

 

 

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