America tragedia e follia

La follia è stata sempre la vera corona aurea sulla testa del sovrano. Il genere teatrale della tragedia lo ha svelato fin dall’origine della nostra civiltà politica. Nel presente abbiamo tante follie sovrane in giro per il mondo che sembrano richiamarsi proprio a quelle rappresentate in tali tragedie del passato. E certamente saranno oggetto di un rinnovato, inediti genere tragico del futuro. Quella del sovrano coincide con la follia stessa dei crimini di potere. In una recente intervista a Michael Brooks, Noam Chomsky, da grande studioso di linguistica qual è, esprime con la massima sintesi verbale uno dei corni della tragedia americana: “Trump è il peggior criminale della storia”. Sappiamo bene che la bimillenaria storia d’Occidente grandiosi folli e crimini su vasta scala non se li è fatti mai mancare. Hitler e la Shoah, ossia lo sterminio di milioni di persone eseguito con logica e ritmo da catena di montaggio industriale ce lo stanno a ricordare. Per Chomsky, però: “Non c’è mai stata una figura nella storia politica che si sia dedicata con tanta passione a distruggere i progetti per la vita umana organizzata sulla terra nel prossimo futuro”. L’attuale presidente americano, infatti, sta distruggendo la vita non solo di un’etnia, come quella nera, o di deboli, poveri, immigrati con la sua folle condotta sulla pandemia. No, lui sta distruggendo la condizione stessa di vita, e non solo per il genere umano. Sta distruggendo il pianeta attraverso il riscaldamento globale. Il suo razzismo sovranista lo sta combattendo un poderoso movimento dal basso, come mai si era ancora visto. Dalla pandemia – nonostante i suoi deliri – se ne potrà anche uscire. Dallo scioglimento delle calotte polari no.

Follia del sovrano e crimini di potere coincidono però totalmente? Ancora oggi liquidiamo l’orrore indescrivibile della Shoah, attribuendola a un pazzo con i baffetti e ai gerarchi con il braccio sempre teso attorno a lui. Sappiamo, invece, che questa è una versione troppo semplicistica, consolatoria, soprattutto autoassolutoria per le vere strutture di potere in primo luogo produttive, economiche e le larghe stratificazioni sociali che beneficiarono dei crimini del folle. Per questo la tragedia, insieme allo svisceramento della follia, ha messo a nudo anche il cinismo e l’ipocrisia di chi dietro essa si nascondeva.

Nelle prossime elezioni americane è in ballo ancora questo. La denuncia di Chomsky circa la criminalità trumpiana va naturalmente oltre la sua folle singolarità perversa. Ad attentare al pianeta è l’intero sistema capitalistico non solo americano. La CNN nel febbraio del 2017 organizza un incontro con Nancy Pelosi, Speaker, ossia Presidente del Congresso Usa, ed esponente di vertice del Partito Democratico. A un ragazzo che gli riferisce di un sondaggio  secondo il quale ì il 51% dei giovani tra i 18 e i 29  anni non sopporta più il capitalismo lei risponde: “ Beh, ti ringrazio per la domanda, ma devo dire che noi siamo capitalisti ed è così che stanno le cose”. Per questo i democratici candidano una figura poco convincente come Joe Biden e non una travolgente quale Bernie Sanders. Perché vogliono i voti dei capitalisti. Di quegli stessi capitalisti, i quali – a favore di chiunque depositino e facciano depositare il voto nelle urne – hanno un unico primario, indefettibile interesse: il profitto. Salvare la Terra, combattere il razzismo, arrestare la pandemia non rientra minimamente nei loro scopi. Anzi: continuare a sfruttare il pianeta, avere eserciti di schiavi di riserva, liberarsi dei pesi economici dell’assistenza medica e sociale, è sicuramente più consono al profitto. Solo che sono proprio iceberg incandescenti, pezzi di calotte polari in liquefazione come questi che stanno affiorando sulla superfice mossa della realtà, mettendo radicalmente in discussione la sopravvivenza del capitalismo in quanto ostacolo non più sopportabile a un passaggio di civiltà.

Trump lo sa e rivolge brutalmente il suo messaggio in difesa del capitalismo, quale simbolo, fondamento, proiezione egemonica dell’America sul mondo. Chomsky afferma che Bernie Sanders ha fatto bene a decidere di spendere il suo prestigio tra i giovani a favore di Biden. Lo ha fatto per spostare la politica di questi più a sinistra. Certo, forse non poteva fare diversamente, considerato che il Partito Democratico continua a respingere il suo socialismo, a favore del capitalismo. Resta la drammaticità, anzi la tragicità del frangente epocale. Ricordiamo che nella tragedia si scontrano due ragioni opposte, inconciliabili tra loro, e da tale impossibilità di incontro, derivano efferatezze, nefandezze, crimini di potere. C’è un romanzo di Theodore Dreiser, da cui è stato tratto anche un film nel 1931, e anche un celebre sceneggiato televisivo, ossia un antenato delle serie tv, nel 1962. Il titolo è Una Tragedia Americana. Il protagonista, Clyde Griffith, si trova diviso tra due opposte scelte matrimoniali: Roberta Alden, una commessa che lui ama da tempo e da cui è riamato, e la ricca Sondra Fingley, appena conosciuta, ma che lui vede come possibilità di rapida ascesa agli ambienti borgesi alti, capitalistici. Clyde non può, ma proprio in nessun modo, tenere le due cose insieme: di qui la tragedia del titolo. Forse Nancy Pelosi e gli altri esponenti di vertice democratico farebbero bene a ridare un’occhiata alle pagine di quel romanzo. Perché se per Clyde c’è un tribunale penale a giudicare, per loro, molto più semplicemente, varrà quello della Storia.

di Riccardo Tavani

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