Populisti e Pandemia

Ormai è ufficiale, il presidente Jair Bolsonaro è un pericolo per i brasiliani.

Mentre le autorità sanitarie del paese sono impegnate nella lotta contro il coronavirus l’ex militare che siede nel Palácio do Planalto infrange tutte le restrizioni, bacia e stringe mani e invita i suoi concittadini a “fare passeggiate”.

Un po’ in tutto il mondo, comunque, le reazioni dei leader populisti saliti al potere hanno reagito al virus con un misto di incompetenza e insofferenza. Donald Trump ha consigliato iniezioni di candeggina, il presidente filippino Rodrigo Duterteha ha ordinato alla polizia e all’esercito di uccidere chiunque “creasse problemi”, il presidente messicano Andrés Obrador per settimane ha ignorato il virus e continuato ad abbracciare e stringere la mano ai suoi sostenitori.

Il problema per questi leader, spiazzati dalla nuova situazione, è che la pandemia ha restituito un ruolo ai “professoroni” e ai competenti sui quali si è riversata la fiducia dei cittadini. Trump, ad esempio, è stato umiliato da un sondaggio che assegna a Anthony Fauci, il principale esperto di malattie infettive del governo statunitense, un gradimento doppio rispetto a quello del Comandante in Capo.

Improvvisamente intere carriere politiche costruite sulla demolizione delle élite culturali e scientifiche sono state messe sotto scacco. Il problema, per loro, è che la lotta al nuovo coronavirus richiede il supporto di esperti e mostra la fragilità, di fronte alle sfide complesse, dei governi populisti.

Improvvisamente il gioco è stato disvelato. Le soluzioni “magiche” promesse non funzionano nel mezzo di una pandemia, tutte le decisioni hanno un costo e le aspettative create dai governi populisti si rivelano irraggiungibili.

La loro reazione, certo, non si è fatta attendere. 

La diffusione di fake news e l’accento su posizioni identitarie, come le accuse di Trump e Bolsonaro alla Cina, ai migranti e ai media sono il tentativo di sollecitare la propria base contro l’eterno nemico esterno e contro l’establishment politico.

C’è anche il rischio che la pandemia si riveli un’opportunità per quei leader populisti che aspirano ad una maggior concentrazione del potere. L’emergenza sanitaria, la necessità di prendere decisioni in tempi rapidi, può favorire una deriva autoritaria.

Abbiamo quindi davanti a noi rischi e possibilità. La possibilità di lasciarci alle spalle, oltre al coronavirus, anche i leader ei governi populisti e il rischio, opposto, di ritrovarli ancora più forti.

La questione è capire come affrontare la crisi economica e sociale quando l’aspetto sanitario sarà stato superato. Se i governi e le istituzioni non populisti saranno capaci di affrontare la crisi senza lasciare nessuno indietro, potrebbe aprirsi una finestra di opportunità. In caso contrario il crollo di fiducia darà nuova linfa ai nemici della democrazia.

di Enrico Ceci

Print Friendly, PDF & Email