Cambiamo mira investiamo nella pace

Mario Menin, direttore di “Missione Oggi”
Filippo Ivardi Ganapini, direttore di “Nigrizia”
Alex Zanotelli, direttore di “Mosaico di pace”
Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, presidente nazionale di Pax Christi

Ognuno di noi – affermava il teologo fiorentino Enrico Chiavacci – ha il diritto e il dovere di sapere dove mette i propri soldi e a che cosa quei soldi servono: “è un dovere morale, fondamentale per tutti”. Senz’altro per un cit- tadino della nostra Repubbli- ca, che “ripudia la guerra”. A maggior ragione per un cristiano. Come potrebbe, in- fatti, un discepolo di Gesù di Nazaret, maestro della non- violenza, proclamata nelle Beatitudini, depositare i soldi in una banca che investe nel mercato delle armi? Papa Francesco nel Messaggio di Pasqua ha affermato che “non è questo il tempo in cui continuare a fabbricare armi, spendendo ingenti ca- pitali che dovrebbero essere usati per curare le persone e salvare vite”.

Il governo italiano nel 2019 ha speso ben 27 miliardi di euro in armi, 72 milioni al giorno! Nello stesso anno, ha autorizzato la vendita di armi per cinque miliardi di euro. Spesso in deroga alla Legge 185 del 1990 che proibisce di vendere armi a paesi dove i diritti umani sono violati o in guerra, come l’Arabia Saudita, cui l’Italia vende bombe usate nello Yemen. In barba alla stessa Legge il no- stro paese sta vendendo due fregate Fremm all’Egitto per un valore di 1,2 miliardi di euro. Per non citare le tante altre armi vendute all’Egitto, usate anche per la repressio- ne interna (con migliaia di

prigionieri politici, tra cui lo studente dell’Università di Bologna Patrick Zaki, in carcere da oltre quattro mesi). La tortura e l’omici- dio di Giulio Regeni fanno parte di questa sanguinosa repressione dell’attuale re- gime egiziano, che è restio a collaborare all’indagine giudiziaria italiana. Tutto questo giro d’affari avviene attraverso le banche. Sempre grazie alla Legge 185, il Parlamento è tenu- to a dar conto ogni anno dell’export italiano di armi, indicando anche le opera- zioni bancarie delle aziende armiere e le relative banche. Nel 2019 ai primi due posti si confermano Unicredit e Deutsche Bank. Al terzo po- sto Barclays Bank. Al quarto e quinto posto altrettanti istituti italiani: Popolare di Sondrio e Intesa San Paolo. A seguire Commerz Bank, Credit agricole, Banca Na- zionale del Lavoro, Bnp Pa- ribas Italia e Banco Bpm. Sono le prime dieci “banche armate” in Italia]. L’appello “Cambiamo mira! Investiamo nella pace, non nelle armi” lanciato dalle nostre riviste e dal movimento Pax Christi nel 20° anniversario della Campagna di pressio- ne alle “banche armate” è rivolto a ogni cristiano/a, ma anche a ogni cittadino/a della nostra Repubblica che “ripudia la guerra”. Ci ap- pelliamo a ogni comunità cristiana, parrocchia, diocesi, congregazione religiosa, isti-

tuto missionario, convento, monastero e, perché no, a ogni scuola e università cat- tolica. Ma ci preme indiriz- zare il nostro appello anche ad ogni Comune, Provincia e Regione della Repubblica, tutte istituzioni provviste di una tesoreria, che ha il “do- vere morale” di sapere dove mette i propri soldi e a che cosa servono. Purtroppo per tanti anni, dopo il lancio della campagna, come cristiani e come cittadini siamo rimasti sordi a questo appello. A tutti oggi ritorniamo a chiedere di scrivere ai direttori della propria banca, manifestando la volontà di non accettare che i soldi depositati vengano investiti in armi. Se migliaia di cittadini, insieme a tante istituzioni religiose e civili, facessero questo gesto, po- tremmo ottenere straordi- nari risultati nell’impegno per la pace nel mondo. Ci incoraggia il fatto che an- che i vescovi italiani in un recente documento (La chie- sa cattolica e la gestione delle risorse finanziarie con criteri etici di responsabilità sociale, ambientale e di governance) ab- biano invitato a “individuare processi di conversione delle capacità produttive di armi in altre produzioni a usi non militari” (4.2.3).

Come cristiani e come cit- tadini abbiamo l’obbligo di modificare le strutture economico-finanziarie che producono morte. Cambia- mo mira, investiamo nella pace!

Mosaico di pace luglio 2020

Print Friendly, PDF & Email