A che punto è la notte?

Nella notte quieta e silenziosa una vedetta, un guardiano, sta vegliando sulle mura di una città. Non si sa da quanto tempo sia lì. Forse da secoli, forse da pochissimo. Una voce umana, (rabbiosa? o animata dalla speranza?), domanda:

“Sentinella, a che punto è la notte?”

E’ un attimo prima dell’alba, è un’ora difficile, il giorno ancora non è arrivato e sembra che il tempo, nel suo trascorrere, si sia inchiodato. Ed è per la naturale percezione di un momento di crisi che dalla strada si alza la domanda al guardiano sugli spalti:

“Sentinella, a che punto è la notte?”

La sentinella, dritta in piedi sulle mura, sempre veglia; è lei che normalmente prevede per la città l’arrivo di buone notizie o la venuta minacciosa di qualche evento nefasto. Chi meglio di lei può sapere quanto resta ancora della notte che stiamo vivendo, quando finirà questa situazione di crisi. Sta ormai passando? Abbiamo già toccato il fondo? C’è una risalita? La sentinella risponde, poco e con mistero, sibillina e profetica:

“E’ venuto il mattino, è venuta anche la notte. Se volete fate domande, ritornate, venite ancora.”

C’è, nella risposta della sentinella, il movimento dell’alternarsi di luce e di buio, del succedersi dei giorni: il fluire del tempo, il movimento della storia, il movimento in cui tutti siamo coinvolti, sia come singoli che come società.

C’è altro, oltre all’incedere inarrestabile della storia, nella risposta della sentinella: l’invito a chiedere ancora, a fare domande. Altro avremmo voluto sentirci rispondere, noi che avremmo voluto sapere a che punto è la crisi. Eppure:

“Fate domande, tornate, fate domande”

insiste la sentinella dagli spalti.

Risposta deludente ancorchè straordinaria, perché fare domande è ora più importante che ricevere risposte. E perché non sempre ci sono risposte, ma già la dinamica della domanda innesca la ricerca, la possibilità di trovare una strada, di scovare una via d’uscita, di orientarsi.

La pandemia di domande ne ha poste molte. Riguardo la Scienza, che credevamo costruita su solide certezze, ma che ha diffuso le opinioni più diverse e contrastanti. Riguardo la Natura, che per legge di contrappasso sembra chiederci il conto di uno scriteriato sfruttamento. Riguardo le Regole, se sono sufficienti o se sia sufficiente limitarsi a rispettarle. Ci interroghiamo sulle politiche liberiste del mercato selvaggio che hanno portato ( ad esempio) a ridurre la spesa pubblica della sanità, sull’insostenibilità di una globalizzazione fondata sul lavoro precario, illegale, con pochi lavoratori qualificati, sempre meno retribuiti, e una moltitudine di rider di pizze a domicilio, autisti di Uber, magazzinieri e corrieri di Amazon, piccoli affittacamere di Airbnb nelle metropoli, bambini-schiavi che fabbricano merci ed eserciti di produttori, raffinatori e distributori di droga.

Da mesi la notte ci sembra più scura. Per mesi ancora ci sembrerà infinita.

Se mai ce ne fossimo dimenticati…è ormai evidente che la nostra esistenza sulla terra non è poi così scontata. E se non sarà proprio la fine del mondo, sarà la fine di un mondo. Nessuno può ignorare l’urgenza di un cambiamento che riguarda l’intera collettività ma prima di tutto ognuno di noi e non può più essere demandato ad altri.  Come sfruttare questa nuova opportunità di costruire l’alba di un mondo diverso? Cambiando. E per cambiare, conoscendo. E per conoscere, chiedendo.

Cambia, conosci, chiedi:

“Sentinella, a che punto è la notte?”

di Daniela Baroncini

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