L’evasione fiscale è peccato mortale

“L’evasione fiscale è peccato mortale” sono le parole del vescovo Luigi Bettazzi, già presidente di Pax Christi, movimento internazionale per la pace. Evasori fiscali, non si tradiscono così Dio e la nazione. Tutti i soldi non versati allo Stato, con l’evasione, l’elusione, o qualsiasi altro trucco contabile, sono soldi che vengono tolti alle persone più povere, ai bambini, alle donne.

L’evasione toglie ai poveri per dare ai ricchi. Un peccato gravissimo, di cui ognuno dovrebbe vergognarsi. I cattolici dovrebbero dare l’esempio, pagare le tasse fino all’ultimo centesimo, e impegnarsi affinché nessuno evada. Monsignor Bettazzi scrive: “Egregi evasori fiscali, (e-gregio vuol dire infatti: fuori, al di sopra del gregge, della gente comune) da vescovo più giovane…m’era venuto in mente di scrivere ai politici del tempo, ad esempio al democristiano Benigno Zaccagnini e al comunista Enrico Berlinguer, invitandoli ad essere coerenti con le loro scelte politiche e convergenti al bene della nazione, ora, al termine della mia vita (ho ormai più di 96 anni) mi viene di scrivere una lettera a voi (evasori fiscali ndr). La pandemia che stiamo vivendo ci ha obbligati a vivere più ritirati, quindi più pensosi per la nostra vita personale e per il bene della collettività.

Ed è così, ad esempio, che ci siamo resi conto del lavoro delle varie mafie che, attente a evitare situazioni più clamorose, come quelle che finiscono in uccisioni e stragi, sfruttano la situazione per aumentare le loro ricchezze, ad esempio con prestiti a usura a chi non riesce a trovare mezzi legali per sovvenire alla mancanza di danaro causata dalla limitazione del lavoro o dalla sua perdita.

Al contrario, v’è chi arriva a frodare per avere sovvenzioni a cui non ha diritto. Questo ci ha fatto pensare come le limitazioni, sia del sistema sanitario antecedente come dei provvedimenti per arginare l’espandersi della pandemia e frenare le crisi dell’industria e delle aziende, derivi anche dalle minori disponibilità economiche dovute anche a quanto viene evaso da chi non paga le tasse, soprattutto di chi, con la ricchezza, riesce a trovare i mezzi per portare i suoi beni nei cosiddetti paradisi fiscali.

Questa è una grossa ingiustizia perché quanto viene portato fuori dalla nazione è stato raggranellato con il lavoro dei concittadini e utilizzando le leggi (e le sottigliezze) dello Stato.

È triste pensare che la nazione vi abbia fatto crescere e sviluppare fino al punto di poterla tradire”. Usa parole durissime, il vescovo Luigi Bettazzi, chiamando gli evasori: traditori e peccatori. Ma è vero, sono peccatori, non solo verso Dio, ma anche verso tutti gli onesti e giusti che pagano il giusto. Sono traditori, verso la loro Chiesa, cattolica, ma anche verso i loro fratelli, che la domenica a messa, gli stringono la mano, scambiandosi il segno di pace. La loro pace, fatta di avidità e ingordigia. Traditori come Giuda, che per pochi denari, condannano a morte il figlio di Dio.

“Non voglio pensare, prosegue il vescovo, che tra voi ci siano quelli che formalmente figurano come rispettosi, o addirittura partecipi attivi, del cristianesimo che ha accompagnato la storia della nostra nazione, ma poi trasgrediscono il suo messaggio fondamentale, che è quello di non chiudersi nel proprio egoismo, ma aprirsi agli altri, proprio cominciando dai più piccoli, dai più poveri, dai più emarginati. Così fanno i boss delle varie mafie, che poi a copertura delle loro violenze proteggono le devozioni popolari e se ne fanno riverire, o quei politici che nel mondo ostentano oggetti e proteggono frange di strutture religiose per coprire le loro minori attenzioni umane. Non vorrei che anche voi, magari sovvenendo pubblicamente alcune opere di solidarietà, volgiate così “scontare” la vostra ingiustizia di fondo”. È molto di più di una reprimenda o di un richiamo, questa lettera di monsignor Bettazzi, è un togliere l’alibi a coloro che dicono di essere cattolici e poi si comportano da mascalzoni. Queste parole cancellano ogni dubbio, la Chiesa non tollera più due comportamenti, quello pubblico di praticante è quello privato di evasore o mafioso o trafficante.

“ È vero, scrive ancora il vescovo, che alle volte, nel mondo, le tassazioni possono sembrare eccessive o ingiuste. Ma, in democrazia, si devono trovare i mezzi, soprattutto da parte dei più abbienti come siete voi, per correggerle, non per avere un pretesto per evaderle, portando il proprio danaro negli…inferni fiscali. Perché purtroppo il danaro diventa quasi una divinità, anzi la vera alternativa a Dio: aveva già detto chiaramente Gesù (usando un termine locale) che non si possono servire due padroni: o Dio o mammona (il danaro). Non so se qualche parroco vi ha detto che l’evasione fiscale è peccato mortale: l’ha detto qualche tempo fa laicamente Romano Prodi, ve lo ripete oggi un vescovo, anche se emerito. Mi verrebbe da ripetere la frase forte che San Giovanni Paolo II proclamò, nella valle di Agrigento, contro le mafie: Convertitevi! Un giorno dovrete risponderne difronte a Dio. E allora non ci saranno pretesti e coperture.

Vi chiedo scusa se vi ho attaccati pubblicamente. Spero comunque di avervi fatto pensare…”

Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea.

di Claudio Caldarelli

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