Giorgio Nebbia e la critica ecologica al capitalismo

Un dissidente, un critico, un radicale, nel pensiero, nelle analisi, nelle proposte e soprattutto nel l’agire. Un dissidente rispetto al sistema capitalistico, un dissidente nel suo analizzare ed elaborare un pensiero diverso, cioè andare alla radice, ricercare le cause dei problemi. Per Giorgio Nebbia il problema era il “capitalismo”.

Giorgio Nebbia ci ha lasciato il 4 luglio 2019. Molti, i più giovani non lo conoscono, non sanno chi era e cosa scriveva. Giorgio, una figura fondamentale dell’ambientalismo internazionale. Uno studioso, un docente universitario di Merceologia a Bologna e poi a Bari. Un cristiano-marxista. Un politico, senatore e deputato della Sinistra Indipendente. Attivista impegnato, con Papa Francesco avrebbe condiviso tutto delle sue encicliche e del suo impegno per i più poveri e per l’ambiente. Uno scienziato prestato alla politica, un divulgatore che non faceva sconti, neanche al suo partito si riferimento: il PCI. Usava la scrittura per smascherare i falsi miti e le retoriche del capitalismo, definito il male dei mali dell’economia. Il capitalismo distruttore della natura, affamatore dei popoli e origine delle guerre e delle disuguaglianze che umiliano il pianeta e l’umanità intera. Capitalismo definito una metastasi irresponsabile verso il futuro e le prossime generazioni, insostenibile e nichilista per l’ambiente e per la società. “Disuguagliante per essenza e tendenza”.

Da poco è stato edito da Jaca Book nella Collana Dissidenze, una raccolta di scritti di Giorgio Nebbia, dal titolo “La terra brucia” curata da Lelio Demichelis è una introduzione di Pier Paolo Poggi e Marino Ruzzenenti della Fondazione Micheletti di Brescia. Per una critica ecologica al capitalismo”. Tra le sue pagine leggiamo uno stralcio del suo intervento al Congresso del 1983 del PCI, di cui non fu mai iscritto, per ricordare quante occasioni ha sprecato la sinistra in questi quarant’anni, preferendo adattarsi al neoliberismo e inchinarsi alla Silicon Valley, rimuovendo la questione ambientale e sociale dal suo orizzonte.

“…la battaglia ecologica è una battaglia contro le distorsioni del processo naturale è corretto dell’uso delle risorse naturali al fine di trarne i beni necessari a soddisfare i bisogni umani.

La violenza all’ambiente e al territorio deriva dalle scelte sbagliate che vengono fatte nelle materie prime, nei processi produttivi, nella qualità dei manufatti, nell’uso del territorio. Errori non occasionali, si badi bene, ma motivati dalle regole della società capitalistica che impone di estrarre sempre di più risorse, sfruttare sempre di più la natura, di sbarazzarsi dei rifiuti al minimo costo possibile. Una società che misura tutto solo in unità monetarie e nei cui calcoli non entrano i beni che non hanno prezzo: la salute, l’aria, l’acqua potabile, pulita, la bellezza…”

Un intervento che fece clamore, al Congresso del PCI: “È contro le regole e contro il modo di agire dell’attuale società capitalistica (scandisce Nebbia dalla tribuna) anzi paleocapitalistica italiana, che protesta il movimento ecologico. Un movimento dalle mille facce, con aspetti talvolta anarcoidi, con varie contraddizioni. Ma con una grande carica di speranza, di progetto, di aspirazione all’innovazione e al cambiamento”.

di Stefania Lastoria

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