I Black Guns Matter: afroamericani con fucili d’assalto

Un cronista si avvicina ad un ragazzo di colore che porta una pistola e una carabina M4, pugno chiuso e occhi di sfida. Gli chiede perché è armato ed il ragazzo risponde candidamente: “Per i confederati”. Ora, per il giornalista i confederati non esistono più dal 1865 e nella loro conversazione emerge invece che secondo il giovane afroamericano ci sono ancora. Con fervore risponde: “Amico, ci puoi scommettere che ci sono ancora, vengono qui, molestano le nostre ragazze, cercano di portarle via, minacciano la nostra comunità. Loro ci sono ma ci siamo anche noi. Sono nero, sono orgoglioso e sono armato”.

Che la tendenza delle comunità afroamericane negli Stati Uniti ad imbracciare il fucile sia in aumento, se ne è accorto anche il magazine Politico, che segue con attenzione le evoluzioni della società a stelle e strisce. Si moltiplicano così le iscrizioni al National African American Gun Owners Association. Il suo presidente, Phillip Smith, in un’intervista proprio a Politico, racconta che le adesioni sono aumentate a 2000 nuovi membri al giorno. In pratica la sua organizzazione è cresciuta e conta oltre 30.000 affiliati e un seguito on line di circa 90.000 persone.

La foto di un afroamericano armato per motivi politici, riporta inevitabilmente alla mente l’immagine che ha fatto la storia: quella della foto scattata a Malcom X in cui l’ormai ex leader della Nazione Islamica in rotta con il gruppo dirigente, tiene una carabina M1 mentre guarda fuori dalla sua casa nel Queens, a New York. Era il 1964, l’anno successivo fu assassinato.

Oggi a spingere gli afroamericani verso l’acquisto di armi sono più fattori: due fra i principali, l’incertezza sociale causata dalla pandemia del Covid-19 e la morte di George Floyd avvenuta il 25 maggio a Minneapolis durante l’arresto portato a termine da tre agenti bianchi.

Secondo Smith infatti, le proteste scaturite dopo la morte di Floyd, sono state una vera e propria linea di demarcazione. Sono finiti i giorni degli afroamericani seduti a cantare sperando che qualcuno li salvasse, ora sono pronti a farlo da soli e qualsiasi politico che voglia il loro voto deve essere ben allineato con le loro esigenze ed i loro diritti. Non saranno più pecore nere. Questo in sostanza il messaggio del popolo afroamericano, un messaggio condiviso anche da Derrick Morgan, a capo della Black Gun Owners Association che al magazine Politico dice: “Potrebbe trattarsi della paura per la carenza di cibo, del timore di dover lottare per entrare nei pochi negozi di alimentari che hanno le scorte, del fatto che le forze dell’ordine non ti tutelano, o semplicemente della paura di essere attaccati. Fatto è che l’interesse per il nostro gruppo è cresciuto così rapidamente che il sito web è andato in crash a causa dei troppi accessi”.

Oggi le organizzazioni di afroamericani rivendicano il secondo emendamento che stabilisce il diritto di portare armi, la stessa norma tanto cara alla Nra (National rifle association), l’associazione nazionale che sostiene il presidente Trump. Si è venuto a creare dunque un corto circuito: Trump nella Nra ha un valido sostegno e si impegna a difendere il secondo emendamento, ma ora queste formazioni si armano e marciano con pistole e carabine M4, invocando lo stesso diritto.

Così Black Guns Matter organizza seminari e si autofinanzia con collette su GoFundMe che hanno permesso di raccogliere fino a 160 mila dollari. Ci si chiede se basta solo un fucile d’assalto per rendere una persona di colore più sicura, non tutti la pensano così. Fatto sta che in questo preciso momento storico di incertezza, l’afroamericano ha trovato un nuovo alleato, il black rifle, un fucile d’assalto che ha lo stesso colore della sua pelle.

Il resto lo vedremo e rimarrà scritto sulle pagine di storia.

di Stefania Lastoria

 

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