IL MISTERO DI DANTE

Film di Louis Nero. Disponibile in silviastreaming dal 10 agosto.

LE LACUNE DELL’IGNORANZA

La definizione del termine ignorare, ci aiuta a comprendere il grado di conoscenza che abbiamo delle cose, in filosofia per esempio, ignoranza è la condizione di chi non conosce fatti o cose in modo adeguato. Deriva dal latino ignorans, che a sua volta deriva dalla negazione della parola greca gnosis, cioè conoscenza. Ebbene, tutto questo preambolo per dire che, nonostante mi sia stato fatto “studiare” Dante, sia alle scuole medie che al liceo e che lo abbia sentito citare, declamare, recitare più e più volte, in realtà non conoscevo nulla su di lui. Lacune della mia conoscenza, che forse vanno interpretate con un’ottica positiva: se finora non ho conosciuto, è perché non era ancora giunto per me il tempo di conoscere. Prendiamola così, guardiamo positivo e accettiamo l’idea che per imparare non è mai tardi.

Il film di cui vi parlerò oggi, “IL MISTERO DI DANTE”, attirerà l’interesse degli appassionati di letteratura esoterica, ma anche dei semplici curiosi dell’universo dantesco o di chiunque voglia ampliare un poco le sue conoscenze. Ecco infatti a proposito, il film del 2014 diretto da Louis Nero in collaborazione con il fratello Franco Nero e distribuito da L’Altrofilm, che fortunatamente dal 10 agosto abbiamo la possibilità di vedere in streaming, sui vari portali digitali di Amazone Prime, Itunes e GooglePlay.

Incredibilmente ci viene aperta una porta segreta, ci viene lasciato un piccolo spiraglio di luce che ci permette di dare una sbirciatina all’immenso e misterioso mondo di cui Dante Alighieri faceva parte: il mondo degli ordini cavallereschi occulti del 1300, in particolare del gruppo iniziatico al quale apparteneva chiamato, “i Fedeli d’Amore” a causa del quale fu esiliato, condannato a morte ed i suoi libri bruciati. Un contesto geopolitico complicato, la guerra intestina fra Guelfi neri e Guelfi bianchi, il potere secolare politico dei vescovi, utilizzati dagli imperatori come amministratori dei feudi per gestire i territori (e non solo le chiese), le lotte intestine fra le varie città ed anche all’interno della stessa città (come quella a Firenze fra Guelfi e Ghibellini), tutta questa instabilità politica, rimbalza prepotentemente nella vita di Dante e ne causa le varie vicissitudini e disgrazie. Questo il mondo assai complicato del poeta, che ci conduce in un viaggio verso quella terra misteriosa e nascosta che è poi l’essere umano, lungo la via che ognuno dovrebbe percorrere all’interno di sé stesso alla ricerca della conoscenza del proprio sé. Dante ci illustra come seguire il percorso in tre fasi che dal basso verso l’alto ci conduce dagli inferi al cielo passando per la fase terrena, partendo dalla conoscenza di sé stessi e dalla comprensione dei propri lati oscuri, passando per l’accettazione del “nuovo io” appena scoperto e conosciuto, per giungere alla comprensione della visione dell’immagine divina riflessa in ogni uomo. Un percorso di conoscenza, nel quale obbligatoriamente bisogna iniziare scendendo in basso, fino a toccare gli abissi più profondi del proprio essere (l’Inferno di Lucifero l’angelo portatore di luce), per poi poter risalire verso la propria purificazione (il Purgatorio di Matelda ) a forma di cono il cui percorso è invece in salita, al contrario della voragine dell’inferno in cui invece si scendeva, per concludere poi con l’ascesa  finale al cielo del paradiso, regno della vera sapienza (il Paradiso di Beatrice). Un viaggio simbolico, tipico dell’iniziazione esoterica dei gruppi ai quali Dante apparteneva e dei quali conservava i segreti, generosamente ed abilmente trasmessi a tutti quelli che sapevano interpretarli, attraverso le terzine della Comedia, un’opera non solo poetico-letteraria, ma anche politica e sociale, oltre che, naturalmente filosofico-esoterica. Che il senso nascosto della Divina Commedia (così denominata da Boccaccio anni dopo), possa essere conosciuto solo da chi ha un certo genere di conoscenza, non è certo una novità, ma l’idea del regista Louis Nero è stata quella di darci una possibilità, di metterci al corrente, di aiutarci a capire, mettendo insieme le interviste a diversi conoscitori e studiosi del tema dantesco, che illustrano nel docu-film le loro opinioni e che ci permettono di poter seguire un sottile fil rouge, un filo che ognuno di noi, poi, nel suo intimo potrà o vorrà seguire. Un’occasione unica quindi, anche per noi poveri ignoranti, che abbiamo così la possibilità di comprendere e se vogliamo, se sentiamo che sia giunto il momento giusto, di approfondire. Ottima quindi la sua iniziativa di renderci partecipi dei misteri legati a Dante e alla sua opera, gradita la sua intenzione di renderci meno ignoranti, meno legati al sapere scolastico che così poco ha avuto la possibilità di spiegarci cosa c’era veramente dietro, cosa si nascondeva sotto al velo, insomma. Ma questo velo, quanti insegnanti sono in grado di sollevarlo? Ad esempio, il misterioso passaggio della conoscenza, quello delle grandi verità nascoste nella natura e nell’animo umano, un misterioso e alchemico passaggio di consegne da Omero a Virgilio e da Virgilio a Dante e poi, a cascata, a chiunque abbia la capacità di “saper leggere” le sue terzine. Non ricordo nemmeno che mi sia stato insegnato a scuola, il fatto che il poeta, abbia preso spunto dalle idee del filosofo Aristotele e dalla sua opera “L’Etica Nicomachea”, ma forse non conoscendo allora Aristotele come lo conosco oggi, mi sarà sfuggito. Dante prendendo in prestito dal filosofo metafisico la struttura cosmologica del creato, adattandola alla fede cristiana di derivazione tomistico-scolastica, disponendo il suo mondo dell’aldilà in modo ordinato e razionale e ponendo le varie categorie di anime in base alle proprie colpe o ai propri meriti, insomma organizzati per difetti e virtù, suddivide in varie sottounità, i gironi nell’inferno, le cornici nel purgatorio ed infine i cieli nel paradiso. Dante, quindi, fa sua la dottrina tolemaico-aristotelica della struttura del cosmo con la terra al centro dell’universo, circondata dal mondo sublunare composto da terra, acqua, aria e fuoco.  Nella mia beata ignoranza, avevo tralasciato la possibilità di poter fare nessi e collegamenti  spirituali e filosofici, e forse il fatto di aver studiato solo a scuola la Divina Commedia, divisa in paragrafi e capitoli (che magari erano suggeriti dal suono della campanella invece che dalla vera intenzione di svelare la logica nascosta dietro il velo delle terzine), ha fatto sì che questo universo rimanesse nascosto e non avesse alcun senso per me, tranne quello letterario, ovviamente. Un velo che, sfido chiunque ad affermare il contrario, pochissimi alunni delle scuole italiane hanno avuto il piacere di togliere. Ma ditemi, quanti di noi hanno avuto la fortuna di avere avuto un professore che abbia loro insegnato l’arte di saper leggere fra le righe le cantiche dantesche? L’arte di interpretare un linguaggio nascosto? Qualcuno vi ha insegnato la capacità di saper svelare= togliere il velo? Io non ho avuto questa fortuna e chiaramente cado dal pero, quando mi si parla di Tradizione con la T maiuscola (un passaggio da Omero -Pitagora-Virgilio-Dante-Shakespeare e chissà quanti altri personaggi illustri che non sapremo mai), quando mi si racconta che Dante apparteneva alla setta dei  Fedeli d’Amore, ordine cavalleresco affine ai templari, quando vengo a sapere grazie alle dichiarazioni di Gabriele La Porta nel film, che i poeti del Dolce Stil Novo (Guido Cavalcanti,  Guido Guinizzelli, Lapo Gianni, Gianni Alfani, Cino da Pistoia, Dino Frescobaldi) )erano tutti legati da un patto segreto e quindi, forse gli stilnovisti erano un nucleo di appartenenti all’ordine cavalleresco citato prima. Si dice che all’interno dei loro poemi ci siano significati nascosti e che comunicassero fra di loro attraverso i versi scritti, che si rimpallavano l’un l’altro rispondendosi in rime. Poeti che, riprendendo sempre la concezione aristotelico-tomista, ponevano la figura femminile al centro dell’universo, la donna, la quale veniva idealizzata come donna-angelo, mediatrice ed unico ponte tra l’uomo e Dio. Essi applicavano la metafisica aristotelica al senso della vita, vedevano la realtà e l’essere come il “sinolo”, cioè l’unione, di materia e forma, di atto e potenza. Ecco un esempio ed una spiegazione della metafisica applicata allo stilnovismo: “Al momento dell’innamoramento la nobiltà presente in potenza nel cuore si attualizza; ogni “cuore gentile” contiene in sé la naturale predisposizione all’amore, e l’amore in atto equivale all’espressione della nobiltà d’animo e conduce quindi ad una elevazione morale. Importante è sottolineare che la nobiltà di cui parla lo stilnovismo non è una nobiltà di sangue ma è la manifestazione delle doti spirituali e culturali della persona”. Quindi l’amor cortese, privato dagli elementi sensuali e carnali, diventa potente allegoria dell’amore per la “Conoscenza” e non per l’altro sesso, intriso di valore mistico-religioso, inteso come veicolo di salvezza e unica via verso la sapienza, conferma l’appartenenza di Dante ai circoli esoterici in cui ulteriore conferma ci viene data dalla importanza della numerologia per il poeta: nove è il numero legato a Beatrice, infatti la incontra per la prima volta all’età di  nove anni e un successivo incontro avviene all’ora nona, la fa morire il nove giugno (nonostante fosse l’otto) scrivendo “il perfetto numero era compiuto” questo a sottolineare il fatto che “non soffre di stare in un altro numero se non nel nove”. Cosa avrà significato il numero nove per Dante? Allegorie, simbolismo, numerologia, influenze intellettuali di ordine contemplativo, nel film ci sono spunti per tutti i gusti, sta solo a noi, saper cogliere il significato velato. Risvegliarsi dal sonno dell’ignoranza, dunque, è l’obiettivo del regista che raccoglie le ipotesi dei vari studiosi che ci confermano che dietro a tutto questo, c’è sempre “qualcosa” che noi ignoriamo e che Dante cerca di farci arrivare in modo esplicitamente simbolico, lanciando l’esca: “mirate le dottrine che si nascondono sotto il velame de li versi strani”.

Buona visione e buon lavoro a tutti quindi, o per lo meno a tutti quelli interessati ed incuriositi come me e, visto che il percorso inizia esattamente da noi stessi, auguro a tutti un piacevole e fruttuoso cammino interiore!

di Silvia Amodio

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