Jhonny suicidato in carcere

Jhonny Cirillo non c’è più, ci ha lasciato. È volato via riprendendosi la libertà. Jhonny Cirillo è morto. Si è suicidato nel carcere di Fuorni a Salerno, era detenuto per rapina. Jhonny, un ragazzo di origini somale, adottato ed amato, ma fragile. Si è suicidato, aveva solo 23 anni. Giovanissimo. Giovanni Cirillo, in arte Jhonny, era un rapper. Era detenuto per rapina a una farmacia, dai domiciliari era finito in prigione in seguito a un aggravamento della misura cautelare chiesto dalla Procura dopo quattro evasioni dall’abitazione. Era un uccello in gabbia. Sbatteva le ali contro un muro di silenzi e di indifferenza alle sue richieste di aiuto. Con un trascorso di droga e criminalità, era approdato in comunità, stava risalendo dall’inferno, quasi era giunto in superficie, una nuova ricaduta. Di nuovo il carcere.

Dal rapporto di Antigone, l’associazione che si occupa dei diritti dei detenuti, emerge un quadro drammatico sui suicidi in carcere. La pena è una sanzione, ma come ci raccontano i dizionari, è anche sinonimo di sofferenza. “una sofferenza che ha portato il povero Jhonny Cirillo, giovane rapper di Scafati, a suicidarsi nel carcere di Salerno. Jhonny è uno dei 34 detenuti suicida dall’inizio dell’anno. Una percentuale in aumento rispetto all’anno scorso, segno che la pandemia ha aumentato il tasso di sofferenza”. Non vanno cercati colpevoli o responsabili tra coloro che dovevano sorvegliarlo. Il compito delle Istituzioni sociali, sanitarie e penitenziarie non è togliere al detenuto il lenzuolo o la cintura per evitare di impiccarsi, ma togliergli la voglia di suicidarsi, attraverso l’ascolto, il dialogo. Le carceri,  invece, disumanizzano, violentano, isolano. Il super affollamento crea violenza e disperazione. Crea solitudine che non viene compresa dagli operatori socio-sanitari. Così i detenuti restano soli con le loro angosce e paure. Jhonny non doveva stare in carcere, il suo malessere, è stato trattato in modo repressivo che non ammette pietà. A Jhonny e alla sua famiglia è stato dedicato il rapporto estivo sulle carceri presentato da Antigone, dove si sottolinea la preoccupazione per il sovraffollamento e la carenza di progetti di recupero che umanizzano il rapporto tra diversi. Jhonny paga con la vita un tributo a queste carenze, ma per le istituzioni carcerarie è solo un numero. Jhonny Cirillo muore suicida in carcere e diviene subito un numero da statistica affinché nulla cambi e nulla si muova. Così Jhonny muore, suicida a 23 anni in un carcere che doveva reinserirlo in società. Muore a 23 anni, solo, angosciato e disperato, senza il conforto dei genitori adottivi, che gli volevano bene come sangue del loro sangue. Muore da solo, con il suoi denti bianchi sul viso nero, senza nessuno a tenergli la mano mentre agonizzava tremando e scalciando con le orbite degli occhi girate digrignando i denti.

di Claudio Caldarelli

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