Il femminismo deve difendere anche le donne trans

Da un articolo di Rebecca Solnit, scrittrice statunitense che ha sostenuto campagne ambientaliste e per i diritti umani a partire dagli anni 1980, per i diritti delle donne e in particolare contro la violenza sulle donne, apprendiamo che sono molte le “signore” che temono le donne trans e che mostrano ostilità verso di loro.

La Solnit racconta: “Considero una delle mie più grandi fortune essere cresciuta e aver trascorso gran parte della mia vita a San Francisco, perché a quel tempo viveva il suo momento d’oro come la più aperta e orgogliosa città queer del mondo. Pur essendo una ragazza etero, e forse a maggior ragione essendo una ragazza etero, ne ho tratto infiniti benefici. Qui sono andata per la prima volta in un locale gay a 14 anni, con un uomo gay che è stata la persona più gentile incontrata nella mia adolescenza. Anche le sue amiche drag queen erano gentili e una quarantina di anni più tardi posso dire che la mia vita dentro e vicino alla comunità queer è stata in larghissima misura un’esperienza di grande gentilezza. Di gentilezza e liberazione, perché tutte queste persone mi hanno fatto capire che il genere è quello che ti sei scelta e che la biologia non è un destino, e questo mi è stato davvero di aiuto. Osservando ora l’esplosione di transfobia nella destra americana e in una parte non collocabile della società britannica, ho ripensato alla mia esperienza. San Francisco è stata per quasi un secolo una città rifugio per persone dissidenti, ribelli e queer, perciò penso di aver vissuto tutta la mia vita da adulta in un posto con il numero di persone trans pro capite più alto del mondo. I transfobici ripetono che se le persone trans fossero lasciate in pace, avessero un riconoscimento legale e perfino dei diritti, le conseguenze sarebbero terribili. Penso, però, che quel “terribile” futuro in questa città sia già stato realizzato, almeno entro certi limiti, e stiamo tutti bene”.

Ebbene, le persone che in molti casi in teoria dovrebbero essere femministe, continuano ad uscirsene con raccapriccianti “e se”? Le donne trans non rappresentano una minaccia per le donne cisessuali, che si riconoscono nel genere con cui sono nate, il che significa che non puoi essere femminista se non sei a favore dei diritti umani di tutti, e in particolare dei diritti umani della altre donne. La più grave minaccia alle donne, etero o no, sono sempre stati e sempre saranno gli uomini eterosessuali e il patriarcato.

Cosa ha fatto negli anni il femminismo? Ha chiesto che  la categoria di donna non fosse definita in modo così rigido da ruoli, rapporti, sembianze fisiche e limiti imposti alle scelte che abbiamo a disposizione.

Ogni categoria è permeabile e ci sono eccezioni a ogni regola, ma è proprio da qui che ha origine gran parte della violenza contro le donne in forma di stupro, violenza domestica, molestie e assassinio. Una delle paure davvero bizzarre connesse alle donne trans è che siano uomini che fingono di essere donne per fare cose orribili ad altre donne, ma si tratta o della paura di uomini etero che fanno di continuo cose orribili alle donne in tutto il mondo, nel qual caso il problema sono comunque gli uomini etero, o di un profondo fraintendimento su cosa siano le donne trans.

Cerchiamo di capire tutti che il genere non è un costume di Halloween, il patriarcato vorrebbe un genere fisso e gran parte della sua violenza rappresenta una punizione nei confronti di donne che non sono abbastanza sottomesse, di uomini che non sono abbastanza etero e di chiunque altro cammini fuori dal seminato.

Non è una coincidenza il fatto che la destra americana sia ossessionata dai muri di confine, dalle nette definizioni di genere e dalla discriminazione razziale per far stare gli altri al loro posto.

Tornando all’oggetto dell’articolo, le donne trans non rappresentano una minaccia per le donne cisessuali, ma siamo noi a rappresentare una minaccia per loro se le emarginiamo. Corrono molti pericoli perché la non conformità di genere è punita in moltissimi modi quando parliamo di patriarcato, e il numero di donne trans nere uccise, di solito da uomini cisessuali, è spaventoso.

In altre parole se qualche ragazza è intimorita dalla prospettiva di essere donna in un regime di patriarcato la cosa da aggiustare è il patriarcato. Il che richiede un’ulteriore dose di femminismo.

Non c’è una definizione di cosa sia una donna che possa andare bene per tutte; alcune di noi sono nate con parti intime assenti o divergenti, o con anomalie cromosomiche oppure ormonali; abbiamo forme e stili diversi. Il punto non è avere un utero, dei seni, il ciclo o la capacità di partorire, perché le donne non sono animali da riproduzione. Alcune di noi hanno subìto una mastectomia o un’isterectomia, ed esistono tantissime altre variazioni, perché la natura ha un’instancabile creatività e il genere somiglia più a uno spettro di possibilità e a un circo bizzarro.

Ripete Rebecca Solnit: “Ero orgogliosa di essere cresciuta nella città più queer del mondo e adesso, sebbene ci siano tante altre cose che detesto riguardo il mio paese, sono felice di aver sostenuto la candidatura alla presidenza di Elizabeth Warren, in parte perché durante la sua corsa lei ha parlato dei diritti delle persone trans molto più di tutti gli altri politici statunitensi di rilievo nazionale messi insieme. Sono orgogliosa del fatto che a Brooklyn sia stata organizzata una manifestazione di massa per dire che i diritti dei trans neri contano, che San Francisco abbia il primo distretto culturale transessuale del mondo. E sono ovviamente entusiasta del fatto che per miracolo la corte suprema degli Stati Uniti abbia stabilito a giugno che sul posto di lavoro si debbano proteggere i diritti trans e queer. Una delle cose più belle di questa decisione è che è basata sulla legge per i diritti civili del 1964; quelli che tanto tempo fa hanno lottato per ottenere la giustizia sociale hanno anche gettato le basi per la giustizia di genere”.

Tutto sembra collegato in un intreccio di battaglie che si riagganciano tra di loro, in una lotta continua di donne per vedere riconosciuti i loro diritti, in quella determinazione alla ribellione che le rende grandi nel perseguire caparbiamente il sogno del cambiamento. Non importa quanto ci vorrà. Una donna sa sempre che basta muovere il primo passo con fiducia e convinzione. Il loro istinto non sbaglia mai.

di Stefania Lastoria

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