Il congedo mestruale sarà possibile anche in Italia?

Poche settimane fa è partita una petizione rivolta al Parlamento Italiano, per il congedo mestruale riconosciuto già in altri Paesi.

L’argomento in Italia sembra essere ancora un tabù, come se emancipazione femminile significasse parità ad ogni livello e le conseguenze del ciclo mestruale sul fisico, sulle prestazioni di lavoro e di studio fossero pretestuose, da negare, quasi un capriccio infantile.

Tra l’altro, va anche ricordato che sugli assorbenti abbiamo ancora l’Iva al 22%, una tassa mensile che pagano le donne come se stessimo parlando di un bene di lusso.

Forse non tutti e non tutte (perché ogni donna è diversa) sanno cosa vuol dire convivere con dolori lancinanti, emorragie, crampi anche per tutta la durata del ciclo. Il termine tecnico è dismenorrea. Come se dovessimo negare di essere fisiologicamente diverse dagli uomini per essere all’altezza di entrare a pieno titolo nel mondo del lavoro.

Ma equità è molto diverso da uguaglianza.

L’uguaglianza è relativamente semplice da realizzare, vuol dire infatti avere tutti la stessa cosa; equità significa invece avere tutti le stesse opportunità e comporta scelte da parte di chi deve fornire gli strumenti per realizzarla, come giustamente espresso dal comma 2 dell’art. 3  della nostra Costituzione.

In non tutti i Paesi ritroviamo questo totale disinteresse in relazione a tale tema. In Giappone la norma che permette alle lavoratrici di prendere dei giorni di congedo dal lavoro a causa dei dolori mestruali esiste dal 1947, dal 1992 nella regione indiana di Bihar c’è una legge che dà diritto alle donne di assentarsi dal lavoro due giorni al mese per “ragioni biologiche”.

Il congedo mestruale è stato introdotto per legge in Indonesia nel 2003, successivamente in Corea del Sud, Vietnam, Taiwan e Cina. In Zambia nel 2015.

La Nike in Usa ha inserito questo congedo nel proprio codice di condotta fin dal 2007, la Coexist in Inghilterra nel 2016, la Shark and Shrimp in Egitto nel 2019, la Culture Machine in India nel 2017 e la Zomato sempre in India nel 2020.

Il Italia invece fece persino clamore la dichiarazione di Federica Pellegrini dopo la sconfitta nella finale di Rio del 2016, quando diede la spiegazione di tutto alla pillola e ad un errore nel calcolo sull’inizio del ciclo. Si, perché il ciclo fa perdere la concentrazione in genere ma anche nello sport si fa finta che la dismenorrea non sia invalidante.

Il non dare importanza e attenzione ad un problema non fa sparire il problema stesso.

Il Parlamento Italiano ben conosce già la questione tecnicamente chiamata “dismenorrea”, che si manifesta con una serie di dolori fisici acuti, sordi e costanti come mal di pancia, crampi, spasmi, nausea, cefalea e così via; dolori che si protraggono per tutta la durata del ciclo costringendo spesso ad assenze dal lavoro o da scuola.

Assenze non tutelate, come se fossero scelte dipendenti dalla poca forza di volontà di singole donne additate come esagerate o poco zelanti. Esiste in Parlamento un disegno di legge (n. 3781) sul tema, chiuso nei cassetti del Palazzo dal 2016.

Su quella proposta di legge n. 3781 del 27 aprile 2016, si leggono i dati di diffusione della dismenorrea: “dal 60 al 90% delle donne soffre durante il ciclo mestruale e questo causa tassi dal 13% al 51% di assenteismo a scuola e dal 5% al 15% di assenteismo nel lavoro”.

La proposta di legge italiana prevede per le lavoratrici dipendenti tre giorni di permesso speciale al mese con contribuzione piena e indennità pari al 100% della retribuzione giornaliera.

A certificare l’effettiva dismenorrea è chiamato lo specialista, che emetterà un certificato con validità annuale.

Con la petizione partita qualche settimana fa che ha già raggiunto oltre 10.000 firme, si chiede al Parlamento Italiano l’applicazione per legge del congedo mestruale, proprio riprendendo la già citata proposta di legge del 2016.

Tutto questo affinché si abbia consapevolezza, anche legalmente parlando, che le donne sono fisiologicamente diverse dagli uomini e che una cospicua percentuale di esse, durante il ciclo avverte dolori talmente lancinanti  e invalidanti da rendere impossibile ogni tentativo di vita sociale.

di Stefania Lastoria

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