L’equilibrio naturale delle donne: la potenza del frutto e la delicatezza del fiore

“Perfetta è l’ora che fra limpidi tralci/ si ricompone in smalti/ e strie di luce// L’erba è turgida tra i filari della vigna/ e dentro i cespi/ s’estende in rivoli e lingue carnose//

Oggi a me la tua immagine non dà tregua/ e mi frastorna/ forse perché/ la piena impellente della tua pelle/ è rimasta al culmine delle mie dita/ e, nell’odore intenso che germina/ ancora s’ostina a farsi vino”.

I versi, così le storie, che nascono dal vino, sono ricche di umanità e tradizioni. È bello lasciarsi sedurre da questi versi, o dalle storie, farsi accompagnare in un viaggio immaginario attraverso la propria vita e la propria terra. “Il vino è più nobile del vino, è affascinante, lo assaggio non per malinconia, ma per condividere la delicatezza del frutto, che ci appartiene in quanto donne, prima ancora che mogli o fidanzate”. Esordiscono così, Federica, Martina e Veronica, sabato 19 al Vinoforum 2020. Un incontro casuale, tra la folla, tre ragazze impeccabili, garbate, affascinanti nei movimenti e intense negli sguardi. Mi fanno notare che tra tanto cibo “stellato” non c’è un ristoro per celiaci. Una mancanza che mi impegno di segnalare agli organizzatori. Per fortuna, dicono, il vino non fa allergia. Si conoscono da tanti anni, sono in sintonia, nel camminare tra la gente con il bicchiere in mano, assaggiando, degustando, ma ancor di più nell’incontrarsi con lo stesso vino, della stessa vigna, che genera affetto. Un affetto gradevole, che traspare dai loro occhi, vivaci e profondi.

Ci piace sentire l’odore, l’aroma di provenienza, scoprire il territorio, per sentirci parte di una scoperta tutta nostra. Federica, Veronica e Martina, non hanno scoperto il segreto della vita, cercato durante l’epopea di Gilgamesh, ma il segreto della gioia e dell’amore. Nel suo cercare, Gilgamesh, 4.500 anni fa in Persia, incontra Siduri, la donna del vino, ostessa sacra, che viveva in un vigneto vicino al mare. Siduri, donna saggia, che incarna l’equilibrio naturale delle donne, nella potenza del frutto e delicatezza del fiore, offrì del vino a Gilgamesh.

Dopo aver condiviso la potenza del frutto, con dolcezza gli disse di lasciar perdere quella ricerca disperata e inutile e di preferire le gioie della vita e dell’amore. Federica, Veronica e Martina in questa gioia immaginano le terre del vino che accompagnano le loro vite, ne traggono esperienza sensoriale, olfattiva e gustativa. La completezza dell’amore in un bicchiere dai sentori  mai casuali ne banali. Il vino, come l’amore, è sempre portatore di valori della cultura e della tradizione da cui siamo nati. Il vino è etico perché è civiltà. Diceva Salvador Dalì che i veri intenditori non bevono vino ma degustano segreti.

 Ci vuole intelligenza ed equilibrio per districarsi in un mondo di bottiglie camuffate o torturate, edulcorate a volte abboccate. Ma il cuore percepisce il vino amico, sa riconoscere la bottiglia buona, anche se sa di tappo.  Il vino è amicizia d’amore, è sentirsi “Fratelli tutti” e “Sorelli tutti” come scrive Papà Francesco nella sua ultima enciclica che firmerà il 3 ottobre ad Assisi. Sorelli tutti. Donne e uomini, con il culto del tempo oltre ogni tempo, inteso non come scansione della giornata, ma come gioia e amore da assaporare attimo dopo attimo. Il piacere dell’evasione e del lasciarsi andare all’immaginazione, in un abbraccio fraterno, superando le mode, essendo fuori dagli schemi, ed elegantemente accogliere. Accogliere le genti che attraversano il mare, prendere in braccio i loro bambini, sorridergli stringendoli forte al cuore.

Questo mi trasmettono Federica, Veronica e Martina, “Sorelle Tutte” mentre spezzano il pane e versano il vino come a dire prendetene tutti perché questo è il frutto delle nostre vigne dell’amore a rappresentare la gioia della vita. Per loro, per Federica, Martina e Veronica, il vino è la poesia della terra. La Terra da rispettare, da amare, da tutelare. La Terra che ci fa sentire “Fratelli Tutti”. Amandoci…

di Claudio Caldarelli

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