L’idea garantista di Rossana Rossanda

Molto è stato detto e scritto per commemorare Rossana Rossanda, morta a Roma domenica 20 settembre all’età di 96 anni. È stata ricordata la comunista, la partigiana, la femminista, la giornalista e la scrittrice.  Per completare il quadro bisogna ricorrere ad altri due termini. Uno in deciso disuso e l’altro decisamente distorto. Intellettuale e garantista

Il primo termine è caduto nell’oblio perché gli intellettuali sono, ormai, una specie in pericolo critico di estinzione. Tra quelle figure che, armate di un solido   sistema di pensiero, di una profonda conoscenza della società e della storia, hanno avuto un ruolo preminente nella formazione del discorso e dello spirito pubblico, la Rossanda è stata una delle più colte. Oggi, segno dei tempi, gli intellettuali sono stati soppiantati da tuttologi ondivaghi che discettano da tutti gli schermi, agitando controversie che si riducono a battibecchi. Con i risultati che conosciamo.

Quello della Rossanda è stato un percorso intellettuale che si è sempre mosso all’interno del marxismo, si autodefiniva una marxista ortodossa, ma lontano anni luce dagli apparati sovietici. Era una pensatrice talmente libera che anche il particolarissimo partito comunista italiano arrivò a radiarla dalle sue fila.

A differenza di quanto accaduto agli intellettuali, sembrerebbe non esserci alcun rischio di estinzione dei garantisti. Magari fosse vero. I garantisti, quelli dello stampo di Rossana Rossanda, sono una specie molto rara mentre abbondano i garantisti selettivi, perciò stesso non garantisti, e, ovviamente, i giustizialisti.

Quello della Rossanda era un pensiero fondato sull’idea garantista del diritto, attento all’uso che ne fa il potere costituito, nemico del populismo penale e, soprattutto, consapevole del fatto che all’interno delle carceri si ripropongono la composizione e le asimmetrie della società che le costruisce.

Poi, certo, è stata anche comunista, partigiana, femminista, giornalista e scrittrice. Non poco per una ragazza del Novecento.

di Enrico Ceci

Print Friendly, PDF & Email