Decreti Sicurezza: nulla cambia

Tutto cambia perché nulla cambia. Il trucco gattopardesco del governo Pd e M5S è ridicolo e viene smascherato leggendo il nuovo decreto. I Decreti Sicurezza di fatto non assolvono le ong che operano e salvano vita in mare. I Decreti cambiano perché tutto rimanga tale. Dopo tredici mesi, il governo prova a cambiare i Decreti voluti da Salvini ma il risultato è di sudditanza psicologica. Una serie di modifiche e rattoppi ma nessuna visione alternativa. Tornano i permessi umanitari ma non si sciolgono i nodi con la Libia. Questo significa che siamo ancora molto lontani dallo Ius Soli. Questo governo si era impegnato ad una rottura con la precedente politica migratoria, ma non riesce a cambiare nel profondo i Decreti di salviniana memoria. Doveva dimostrare che la sinistra è diversa dalla destra sulle politiche migratorie invece si dimostra succube e dipendente al populismo leghista. Dopo tredici mesi, il governo non svolta l’angolo, anzi ne rimane ancorato. Dopo una faticosa trattativa tra i partiti maggiori del governo, il sospirato Decreto Sicurezza prende vita, ma non cancella, come speravamo, i Decreti precedenti, prova a cambiarli in modo che nulla cambi. Cambiano qualcosa sulle multe alle ong, tornano il sistema Sprar con un altro nome, cambia qualcosa sull’accoglienza, ma i mesi necessari a ottenere la cittadinanza vengono ridotti da 48 a 36 mesi, una eternità. Un anno di sconto, ma prima del Decreto Salvini, i  mesi erano 24. Due anni raddoppiati a quattro, ora sono tre. Il premier Conte che deve fare i conti con una maggioranza disomogenea è litigiosa, dice candidamente “ ne porti chiusi, ne aperti”. Infatti la ministra degli Interni Lamorgese, segue nella gestione degli sbarchi, sostanzialmente la linea di Salvini. Ed è un fatto che non viene toccato il Memorandum con la Libia. Il protocollo che permette ai libici di rinchiudere i migranti in veri e propri lager nel deserto, dove avvengono ogni sorta di violenza e stupro nei confronti delle donne.

Nel nuovo Decreto è vero che non sarà più possibile vietare l’intervento delle navi umanitarie, come fece Salvini, ma è scritto chiaramente che ciò è possibile a condizione che le “operazioni di soccorso siano immediatamente comunicate al centro di coordinamento competente per il soccorso marittimo e allo Stato di bandiera, ed effettuate nel rispetto delle indicazioni della competente autorità per la ricerca e il soccorso in mare”. Una dicitura, questa, che non risolve tutti quei casi nei quali le navi delle ONG rifiutano di obbedire alle autorità libiche, non ritenendo la Libia un porto sicuro. Altrettanto insoluta la questione respingimenti: non sono ammessi “qualora esistano fondati motivi di ritenere che la persona rischi di essere sottoposta a tortura o a trattamenti inumani o degradanti”. Ciò che avviene in Libia! Ogni giorno! Da anni con il consenso silenzioso dei vari governi di destra e di sinistra.

di Claudio Caldarelli

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