La risposta femminista alle dure leggi polacche contro l’aborto

A dicembre 2019, cioè tre mesi prima che l’epidemia di coronavirus venisse dichiarata pandemia globale, un gruppo di donne provenienti da tutta Europa ha lanciato un’audace risposta femminista alle draconiane leggi contro l’aborto in Polonia: Abortion without borders. Da allora dicono di aver aiutato più di 2.200 persone con informazioni, soldi e supporto per poter abortire in sicurezza all’estero o ordinando pillole abortive online.

Le restrizioni per il covid-19, e in particolare la chiusura delle frontiere e le quarantene obbligatorie, hanno minacciato quest’iniziativa.

Tuttavia, dall’Irlanda alla Polonia, c’è una storia lunghissima di persone che aiutano altre persone ad abortire, sostiene la veterana delle lotte per i diritti delle donne Mara Clarke. La Clarke è un’esperta in materia. Nel 2009 ha fondato un’associazione non profit, la Abortion support network, per finanziare i viaggi delle donne dall’Irlanda, dall’Irlanda del Nord e dall’Isola di Man al Regno Unito per poter abortire in sicurezza e interrompere gravidanze indesiderate. L’anno scorso si sono aggiunte Gibilterra e Malta. Il Regno Unito ha leggi più progressiste sull’aborto rispetto a questi paesi e la strategia dell’organizzazione era quella di sfruttare questa situazione per contrastare quelle che ai loro occhi erano restrizioni obsolete ai diritti delle donne.

Finalmente nel 2018 il referendum sull’aborto in Irlanda ha cambiato radicalmente la vita di molte donne, con una vittoria schiacciante del SI che ha portato nel 2019 alla sua legalizzazione.

A quel punto la Clarke, incontrando altre attiviste a una conferenza in Francia, ha chiesto dove poter dirottare il loro aiuto e la loro energia a sostegno di donne di altri paesi. Ed è stata scelta la Polonia.

Così alcune di loro si sono incontrate di nuovo per marciare, scandire slogan ed esibire cartelli a una manifestazione organizzata a Varsavia in occasione della giornata internazionale per l’aborto sicuro (il 28 settembre) e l’idea di Clarke ha cominciato a prendere forma. Le donne di Abortion without borders sono diversissime tra loro ma sono unite da un obiettivo comune e sono riuscite da ogni parte del mondo a creare una rete che sembra funzionare egregiamente.

Oggi Clarke descrive così le donne coinvolte in Abortion without borders: “Veniamo da percorsi politici molto diversi, in molti casi anche da ambienti economici diversi, ma siamo tutte unite dall’impegno a far abortire le donne che hanno scelto di farlo. È la cosa più importante da fare per noi, tutto il resto è secondario”.

Perché la scelta della Polonia? Perché è il paese in Europa che ha leggi più severe sull’aborto. Le donne possono interrompere legalmente una gravidanza solo in caso di stupro, incesto, gravi anomalie del feto o se la loro vita è in pericolo. Nel 2016 una proposta ultraconservatrice che voleva vietare l’aborto anche in questi casi è stata ritirata solo dopo le grandi proteste organizzate dalle donne polacche durante i cosiddetti lunedì neri.

Ad aprile di quest’anno un disegno di legge simile è stato promosso durante il lockdown, ma è stato accolto in tutto il paese da proteste organizzate seguendo le regole del distanziamento sociale. Dopo le manifestazioni la proposta di legge è stata rinviata alla commissione per un “ulteriore lavoro”, il che vuol dire che potrebbe essere reintrodotta in seguito.

Ufficialmente in Polonia nel 2018 ci sono stati solo mille aborti. Il 2018 è l’ultimo anno per il quale sono disponibili dei dati, ma secondo le attiviste si tratta di cifre non affidabili.

Tuttavia, oltre a quelli effettuati in ospedale, bisogna considerare che c’è un certo numero di aborti praticati con altri mezzi illegali, non regolamentati e potenzialmente rischiosi per la salute e la vita delle donne.

Come Clarke, anche Karolina Więckiewicz, è un’esperta in questo settore. Avvocato di Abortion dream team, un’organizzazione polacca nata a ottobre 2016 nel pieno delle proteste dei lunedì neri con l’obiettivo di informare le donne e avviare un dibattito pubblico sull’aborto. Ad un certo punto ha capito che fare l’avvocato e fare campagne d’informazione non bastava, doveva passare all’azione diretta.

Una donna ci racconta della sua esperienza personale, si chiama Justina Wydrzyńska ed ora anche lei si batte per aiutare le donne ad abortire in modo sicuro. “Tutto è cominciato con il mio aborto, quattordici anni fa. Ho sperimentato in prima persona cosa significa essere spaventata e avere attacchi di panico a causa di una gravidanza indesiderata, non avere informazioni né qualcuno con cui parlare. Cercavo di procurarmi informazioni sulle pillole, ma non ci riuscivo. Online c’era molto materiale su cui non potevo fare affidamento. Perciò ho pensato che sarebbe stato bello se ci fosse stato un posto o una persona a cui rivolgersi per avere informazioni su, per esempio, come prendere in modo corretto le pillole”.

Wydrzyńska parla per esperienza personale: “Non voglio che altre persone si sentano sole, come è capitato a me”. Anche il suo sito oggi fa parte della rete Abortion without borders. In tutto sono sei gruppi in quattro paesi: Polonia, Germania, Paesi Bassi e Gran Bretagna. Insieme collaborano per aiutare le donne polacche ad avere consigli, sostegno e accesso, attraverso internet, a un aborto sicuro nel paese o all’estero.

Mentre un medico viene denunciato in Polonia per aver aiutato una donna ad abortire illegalmente rischiando fino a tre anni di carcere, Abortion without borders dichiara di poter lavorare in tutta sicurezza perché aiuta le donne in modo indiretto, ad esempio ordinando le pillole, fissando gli appuntamenti e organizzando i viaggi.

Poi è arrivato il covid-19 e le attiviste hanno davvero temuto che la pandemia le avrebbe forzatamente fermate ma Abortion without borders ha continuato a ordinare le pillole abortive anche durante le restrizioni ed è riuscita a ottenere delle eccezioni durante la quarantena (per esempio fornendo le prove che dovevano aiutare donne che avevano bisogno di trattamenti medici non rinviabili).

Altro ostacolo superato ma quello che stupisce positivamente è la forza, la determinazione, l’entusiasmo, l’energia che queste donne mettono per il raggiungimento di un comune obiettivo: la certezza di avere aiutato tante donne che ce l’hanno fatta nonostante leggi oppressive e patriarcali e di continuare a mettersi in gioco per tante altre donne ancora.

di Stefania Lastoria

Print Friendly, PDF & Email