Gran Canaria: la nuova Lampedusa

Il dramma vissuto negli ultimi anni nella piccola isola italiana di Lampedusa si sta specularmente rivivendo ora in Gran Canaria e sulle altre Isole spagnole dell’Arcipelago, nell’Oceano Atlantico di fronte le coste africane. Una dozzina di hotel alle Canarie già ospitano infatti più di 4.500 africani arrivati in piccole imbarcazioni negli ultimi 2 mesi.

Il Ministero dell’inclusione sociale sta attualmente finanziando 5.748 posti per gli immigrati nelle Isole Canarie, il doppio rispetto all’inizio del mese, di cui quasi 4.500 in 12 località turistiche che sono rimaste senza lavoro a causa della crisi del settore, ovvero il 78% del totale.

Nell’ultimo mese il servizio di protezione e sicurezza delle coste canarie ha salvato una media  quotidiana di circa 300 persone che giungevano con imbarcazioni fatiscenti sulle loro coste dalla vicina Africa.

Il piccolo porticciolo dei pescatori in Arguineguin è ormai al collasso e fuori controllo sicurezza e salubrità: iniziano infatti i primi focolai di infezioni e rivolta tra immigranti e polizia.

Nel frattempo, il governo centrale prevede di costruire un centro di accoglienza temporanea per stranieri (CATE) sul terreno dell’ex polveriera di Barranco Seco del Ministero della Difesa, a Las Palmas de Gran Canaria, per evitare l’immagine e le denunce per sovraffollamento delle ultime settimane, a causa dei più di mille africani nel campo provvisorio allestito sul molo di Arguineguín a Mogán.

Il primo complesso residenziale/turistico offerto per ospitare i profughi arrivati è stato il Vistaflor apartamentos, nel campo internazionale di Maspalomas (Gran Canaria), che ha fornito un soccorso temporaneo al campo di emergenza di Arguineguín quando ha subito la prima crisi di saturazione.

Gli arrivi ad oggi hanno superato le 11.000 unità, la darsena di Arguineguín ha ospitato circa 1.400 persone (il triplo di quello prevedibile) e il numero dei luoghi di accoglienza è raddoppiato, con dodici complessi turistici allestiti come rifugi umanitari.

Isole al collasso turistico per Pandemia Covid-19 che tentano di sanare i propri bilanci con gli aiuti provenienti dall’Unione Europea, si aggiunge ora il dramma di povera gente che cerca in sponde straniere di vivere, solamente di vivere.

Quanto può durare? E quando termineranno i flussi di cassa cosa faranno le migliaia di migranti attualmente sfamati e accuditi su queste isole, lontane dalla terraferma più prossima almeno 30 ore di navigazione in mare? Le risposte le conosciamo già e riempiono le pagine dei giornali italiani dove l’immigrazione viene cavalcata dal politico di turno per avere consenso senza tener conto dei risvolti tragici in termini di vite umane.

di Tommasina Guadagnuolo

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