Moby Prince: oltre il danno la beffa

Niente risarcimenti per la tragedia del traghetto Moby Prince di cui avevamo parlato negli articoli precedenti, MOBY PRINCE: squarciato il muro del silenzio e Moby Prince: restituiti dopo 29 anni gli oggetti delle vittime , perché il diritto è prescritto.

Commenta Loris Rispoli, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime del Moby Prince, “Ci rimangono una serie di certezze, tra cui quella che quella del Moby Prince è stata una strage”. Sono parole forti che pesano come un macigno sulla tragedia avvenuta la notte del 10 aprile del 1991. In quella notte vite umane morirono nelle acque del porto di Livorno, straziate dalle fiamme o asfissiate dai fumi del traghetto che bruciava.

La cruda frase del sindaco di Livorno esprime il rammarico dell’intera collettività livornese per questo epilogo. Dice il primo cittadino: “Grande amarezza di fronte a questa notizia”.

La certezza è che i familiari delle vittime non hanno diritto al risarcimento perché prescritto. Lo dice il giudice nella sentenza del processo in cui è stato assolto anche il personale della Capitaneria di porto di Livorno che era in servizio quella notte.

Il risarcimento danni, rivolto al ministero delle Infrastrutture e della Difesa, è stato chiesto dai familiari perché per loro nella macchina dei soccorsi ci furono gravi omissioni. Le risultanze del lavoro della Commissione Parlamentare, che hanno aumentato i dubbi sulle verità processuali del passato, hanno fatto si che i familiari delle vittime abbiamo citato lo Stato. Principalmente per avere verità e giustizia e conseguentemente il risarcimento.

Ma di fronte a una strage che non trova, a distanza di quasi 31 anni, i colpevoli non ci si può fermare e così presa carta e penna l’Associazione delle 140 vittime del Moby Prince hanno inviato una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed ai Presidenti Consiglio, del Senato e della Camera, Giuseppe Conte, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, per manifestare la disapprovazione riguardo all’esito della sentenza civile e per chiedere un loro intervento pubblico.

Le belle parole spese dalle alte cariche dello Stato in occasione dell’anniversario della tragedia del 10 aprile scorso, non devono rimanere solo parole di circostanza ma devono trasformarsi in fari accesi e chiarire come sia possibile che una Commissione Parlamentare d’inchiesta, su una tragedia simile, possa essere considerata solo dal lato politico.

La lettera:

Ill.mo Presidente della Repubblica 

Sergio Mattarella 

Ill.mo Presidente del Consiglio dei Ministri 

Giuseppe Conte 

Ill.mo Presidente del Senato 

Maria Elisabetta Alberti Casellati 

Ill.mo Presidente della Camera 

Roberto Fico 

Illustrissimi Presidenti,

dopo quasi 30 anni dalla strage del Moby Prince, avvenuta nella notte del 10 aprile del 1991, con un tragico tributo di 140 morti bruciati sul traghetto in navigazione da Livorno per Olbia, nelle acque antistanti al porto di Livorno, dobbiamo subire l’ennesimo duro colpo.

I familiari delle vittime del Moby Prince ad aprile 2019 hanno citato lo Stato per inadempienze legate al mancato controllo del porto di Livorno e all’assenza di soccorsi alle persone presenti sul Moby Prince, azione quest’ultima che ha contribuito alla morte, dopo atroci sofferenze dei passeggeri e dei membri dell’equipaggio del traghetto.

Ebbene è di questi giorni la sentenza della Sezione Civile del Tribunale di Firenze, a nome del Dott. Massimo Donnarumma, ha rigettato l’istanza per intervenuta prescrizione.

Tra le varie argomentazioni viene riportato che le conclusioni risultanti dal lavoro della Commissione Parlamentare di Inchiesta della precedente legislatura, che hanno ribaltato le verità scaturite dalle indagini e dai processi del passato, non possono essere prese in considerazioni avendo solo e unicamente una valenza politica. La sentenza ha inoltre  ha sminuito il lavoro fatto dalla Commissione, evidenziando  che la stessa  “non ha individuato nuovi e diversi elementi su cui poter fondare nuove ipotesi di responsabilità, ma ha fornito una valutazione diversa degli stessi elementi”; che  “non ha disvelato verità e certezze nuove, avendo solo rivalutato fatti già conosciuti ed accertati in sede penale”; che  “ha solo espresso valutazioni e giudizi e, per vero, in qualche caso, ha solo sollevato dubbi sull’operato dell’autorità giudiziaria”; e infine “la sua Relazione finale è un atto politico, non essendovi nell’ordinamento norma o principio alcuno  per cui, all’esito di una inchiesta siffatta, possa dirsi superato l’accertamento compiuto sui medesimi fatti in sede giurisdizionale e possa ancorarsi alle risultanze della commissione d’inchiesta il decorso del termine di prescrizione”.

Illustrissimi Presidenti, come familiari riteniamo che le affermazioni riportate nella sentenza della Sezione Civile del Tribunale di Firenze siano gravissime e precludano la possibilità di avere giustizia in questa vicenda come in tutte le vicende mai chiarite nella storia della nostra Repubblica.

Inoltre, la sentenza mortifica il lavoro esemplare fatto e concluso da una Commissione Parlamentare del Senato della Repubblica, presieduta dall’ex Senatore Silvio Lai e composta da Senatori, alcuni ancora parlamentari nell’attuale legislatura, Commissione che dovrebbe essere ricordata nel tempo come esempio virtuoso di una Istituzione dello Stato.

Illustrissimi Presidenti, esattamente sette mesi or sono, in occasione dell’anniversario della strage, abbiamo fatto un appello a voi Presidenti e tutti voi avete risposto prontamente, dichiarando la necessita di avere verità e giustizia.  

Illustrissimi Presidenti, abbiamo sempre agito nei modi previsti dalla Costituzione subendo ritardi, omissioni di cui anche Voi sembra Vi siate accorti. Non ci sembra che la direzione intrapresa dalla Sezione Civile del Tribunale di Firenze, un Tribunale della Repubblica Italiana, vada nel senso delle Vostre dichiarazioni e esortazioni.

Illustrissimi Presidenti, rendendoci conto della situazione contingente in cui stiamo vivendo, legata al costante aumento dei contagi per SARS-CoV-2 e di concittadini ospedalizzati, ricoverati nelle terapie intensive e morti, in punta di piedi vi chiediamo di intervenire per ricordare che le stragi, come quella del Moby Prince, non vanno relegate in un angolo o dimenticate e che deve essere necessario agire in ogni modo per avere giustizia.

Ovviamente noi familiari non ci arrenderemo e presenteremo ricorso presso la Corte d’Appello del Tribunale di Firenze. Ma non basta! A questo punto abbiamo necessità di sapere cosa sta facendo la procura di Livorno, dove è stato aperto un fascicolo in seguito alla trasmissione delle carte della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul Moby Prince.

Non è possibile che in trent’anni, dal 1991 ad oggi, tra processi penali, inchieste bis, causa civile, si sono avvicendati ben 12 magistrati e siamo ancora ad un nulla di fatto.

Non ci fermeremo e non staremo in silenzio, ma continueremo a gridare con forza giustizia per i nostri cari morti bruciati dopo ore di sofferenze

Fiduciosi di un Vostro intervento inviamo i nostri più calorosi saluti.

16 novembre 2020 

Luchino Chessa, Presidente Associazione 10 Aprile-Familiari Vittime Moby Prince Onlus 

Angelo Chessa, Presidente Onorario Associazione 10 Aprile-Familiari Vittime Moby Prince Onlus

Loris Rispoli, Presidente Associazione 140 Familiari Vittime Moby Prince

 

di Eligio Scatolini e Giuliana Sforza

 

Print Friendly, PDF & Email