Tecnica dell’assalto alla diligenza

La pioggia dei soldi europei – parte prestati, parte a fondo perduto – di fatto archivia la pandemia. Anche perché coincide – più o meno – con la manna vaccinale preannunciata dal sani-meteo planetario per la collezione respiratoria inverno-primavera 2021. L’assalto alla diligenza può cominciare. Senza false remore mortual-moraliste. Era ora. Ora pro nobis peccatoribus, prega per noi peccatori, come recita l’Ave Maria. Qualche svariato migliaio di morti in sovra numero, di qui ad allora, non sarà neanche più da annoverare. La santa alleanza dell’ipocrisia tra popolo e governo si autoassolve: Nos ipsi absolvo a peccatis nostris. Così come sta facendo in questi giorni prenatalizi. Solo proforma si emanano e rispettano regole e divieti. Dai dispositivi di sicurezza ai distanziamenti. Foto e video di vie, locali, negozi e centri commerciali – con mascherine male o niente indossate – sono come il segno della croce della nostra auto benedizione collettiva. Soprattutto economicamente, Parigi vale bene una messa, Barabba O’ Bambaniello, direbbero a Napoli. In fondo, vigendo la metafora della guerra, la campagna militar-commerciale di Natale val bene quell’approssimarsi ai mille quotidiani deceduti nella battaglia. Cinicamente lo sanno e lo decidono i generali, freddamente lo dispongono gli ufficiali, in modo patriotticamente sacrificale lo accetta la truppa. Come si dice sotto al Cupolone: A chi tocca nun s’engrugna! L’assalto che la cittadella consumistica disperatamente invoca alle sue mura può essere sì, camuffato, ma non evitato, anzi! In scaramantica attesa non si sa se più di Mario Draghi o della Terza Ondata. Siamo al Si salvi chi può!, o a un altro serio lockdown, come sta decidendo in questi giorni Frau Angela Merkel in Germania.

Così per l’assalto alla diligenza. Nell’epoca del suo declino, quando si ripresenterà alla Politica un’occasione tanto miliardosa? Molto più di ieri, i capo mandriani partitocratici hanno un bisogno tossico di quelle casse d’oro. Per accaparrare voti, dare caparre di scambio ai clientes, tramontato ormai definitivamente sulle praterie sociali il sole della conquista ideale dei consensi. E questa, brutale ma urgente trivialità, appena appena oratoriamente ammantata di vecchia art déco, è pronto a coniugare il farisaismo popolare. Una volta si diceva politique politicienne, politica politicante, per distinguerla da quella considerata alta, nobile. Ormai, però, la Politica è tutta inesorabilmente politicienne. Il declino della Politica, infatti, è determinato soprattutto dell’ascesa della Tecnica. L’Europa stessa – che dalle sue casse comuni tira fuori quel prestito e quel gettito senza rimborso  – è preda della massima contraddizione epocale. Da una parte si costituisce su un accordo tecnico-economico tra gli Stati membri, proprio per evitare gli antichi lirismi, i misticismi   funambolici, gli inafferrabili capriolar-cantando della politica che attraverso questi mezzi dilapidava oceani di denaro pubblico, spesso ricorrendo poi alla svalutazione monetaria o alla guerra non solo economica estera. Dall’altra si inforesta interiormente di pratiche, regolamenti e menti la cui cura è peggiore proprio di quell’oscuro male. 

Ora in Italia, uno dei regni chiamati democrazia a maggior vischiosità di ancien bourbonisme politicienne, si ritrova con un presidente del consiglio che intende porsi al vertice di una piramide tecnocratica per respingere il forsennato galoppo a pelo di scranni parlamentari per inseguire la diligenza. Arrembaggio non a colpi di Colt e di Winchester, però, ma di agguati emendativi, veleni da sotto commissione, filibustering dibattimentale, sversamenti di liquami mefitici a mezzo social-media. Proprio perché il premier non ha un passato e un partito politico alle spalle non gli resta che l’apparato tecnico. Così che la tecnica dell’assalto alla diligenza nell’odierno far west di catrame, cemento e fibra ottica è direttamente assalto alla Tecnica.

La Tecnica, però, intendendo con essa l’immane apparato scientifico e tecnologico operante su scala planetaria è una tendenza inarrestabile del millennio. Lo stesso Recovery Fund o, per dire più precisamente, Next Generation Eu, punta su piani d’investimento e sviluppo non sarebbero realizzabili, ma neanche pensabili senza assegnare un ruolo di fattore realizzatore egemone proprio alle Tecnica. Non c’è settore, infatti, dalle reti di comunicazione, alla sanità, alla scuola, all’agricoltura e all’ambiente, che possa prescindere dalla permanente rivoluzione scientifica e dalle sue quotidianamente innovative applicazioni tecnologiche. 

Al punto che – paradossalmente – neanche si dovrebbe più concepire un Comitato Tecnico Scientifico, CTS, al servizio di un governo politico, ma direttamente un Governo Tecnico Scientifico, GTS, che si avvale di un service di galoppini politici addetti a pulizie, bar e catering. Altro che assalto alla diligenza! Al massimo ai pasticcini e ai vol-au-vent.

di Riccardo Tavani

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