Vigilia di Natale di dolore. Il dramma di una terra promessa

Naufragio al largo della Tunisia: 20 vittime, 19 erano donne.

Una vigilia bagnata di morte e dolore nelle coste del mediterraneo. Al largo della Tunisia sono morte almeno venti persone, diciannove erano donne e quattro di loro erano incinte. Si cercano ancora i dispersi.

Una strage che si unisce alle migliaia di morti in quello che oramai è diventato un sepolcro infinito.

Vite spezzate nel mare nostro, tra le onde gelide dell’inverno, donne e uomini in cerca di un’esistenza migliore, si affidano alla marea a bordo di barconi sovraccarichi e inadeguati ad attraversare il tratto di costa che li porta verso la terra promessa. Per molti è l’ultimo viaggio.

Quello dei naufraghi del mediterraneo è un massacro silenzioso che non attraversa più neanche le prime pagine dei quotidiani, un dramma nascosto dall’indifferenza, eppure accade davanti casa nostra.

Dal 2013 al 2019 i morti e i dispersi nelle nostre coste sono stati quasi 20mila, nei primi sei mesi di quest’anno l’Unhcr ne conta più di 4mila.

Quella del mediterraneo centrale che dall’Africa porta nelle nostre coste e in quelle di Malta è la rotta più pericolosa, l’Italia è tornata a essere il principale paese del Mediterraneo in cui approdano i migranti che tentano di raggiungere l’Europa, mentre sono 19mila gli arrivi in Spagna, 12mila in Grecia e 2mila a Malta.

Da anni si dibatte sulla necessità di una politica che regolamenti i flussi migratori ma senza andare a fondo alle radici della questione, non interessano le condizioni di vita che spingono migliaia di donne e uomini ad affrontare il deserto e il mare sognando di sopravvivere.

Non si vuole riflettere sul fatto che questo non è che l’effetto di guerre, disastri ecologici, accaparramento delle risorse da parte di un’egemonia che ha relegato a minoranza le popolazioni di interi territori.

C’è chi li chiama i desaparecidos del mediterraneo, dispersi in mare, soccorsi dalle poche ONG cui ancora è concesso il soccorso. Sono madri, sono padri, sono fratelli, figli, scomparsi per sempre.

Ci addolora vedere un bambino raggomitolato sulla spiaggia come nel ventre materno, ci colpisce sapere che le madri vestono i propri figli con maglie rosse per essere più visibili, ci commuovono le immagini di decine di uomini che non sapendo nuotare annaspano in mare pur di salvare una bambina dall’abisso delle acque gelide.

Ma il più delle volte l’indignazione si ferma a questo, ci si illude che la politica da sola possa risolvere una situazione che invece richiede l’impegno civile di tutti.

Lo stigma degli sbarchi clandestini, la propaganda dei porti chiusi, ha innescato un alibi generale che assolve dal cinismo, siamo anestetizzati davanti alla morte di innocenti. 

La disumanizzazione delle persone migranti è il dramma nel dramma.

Un’emergenza umanitaria che deve essere affrontata a livello strutturale, combattere lo sfruttamento che c’è dietro la tratta dei migranti, istituire commissioni d’inchiesta a livello europeo con politiche di accoglienza in grado di garantire il diritto alla vita ad ogni essere umano.

di Susi Ciolella

Print Friendly, PDF & Email