Trasformismo o opportunismo? (O tutti e due?)

Sono passati oltre ottant’anni ma le parole di Gramsci sul trasformismo politico sembrano raccontare la storia di questi giorni.  Nei Quaderni del carcere, scritti dal 1929 in poi nelle carceri fasciste, Gramsci analizza il fenomeno del trasformismo nella storia d’Italia e lo definisce e descrive come “un aspetto della funzione di dominio”, uno strumento cioè di perpetuazione del potere da parte di una determinata classe dirigente a danno di un gruppo antagonista.

Le manovre dei governi Depretis, Crispi e Giolitti ai danni dei democratici di Mazzini e Garibaldi prima e dei socialisti dopo, finalizzate, per dirla sempre con Gramsci, all’ “assorbimento degli elementi attivi” provenienti dalle classi nemiche, che furono così “decapitate ed annichilite”, avevano, a ben vedere, lo scopo di gestire un potere esecutivo che, agendo ed operando come un partito, si poneva al di sopra dei partiti esistenti per disgregarli e costituire una forza di “senza partito” da porre ai suoi ordini. Certamente, tale prassi provocò l’impoverimento della qualità della classe che si opponeva ai moderati ed alla parte più retriva del ceto dirigente, ma è indubbio che l’azione di comando del potere dominante se ne avvantaggiò! Non esaltante comunque fu il giudizio su chi si fece attrarre dalla malia del potere.

Detto così, il fenomeno sembra quasi avere una sua dignità se confrontato con le miserie di quello che oggi vediamo e degli squallidi giochi dei quali siamo ormai quasi inermi e pure un po’ disinteressati spettatori.

Nel 2013 un certo Matteo, dopo aver vinto le primarie del PD, e dopo aver annunciato mirabolanti rottamazioni mai avvenute (o meglio avvenute solo a scapito di una certa parte del Partito, mentre ad altri – i Giovani Turchi e gli ex Bersaniani – veniva riservata l’acquisizione per cooptazione) raccontò e solennemente promise: “Devono sparire le correnti, anzi, la prima a sparire sarà quella renziana che da oggi è sciolta, semmai sia esistita.”

Sempre lui amava ripeterci che bisognava fare quello che lui diceva, perché gli altri (il precedente gruppo dirigente del PD) avevano creato un partito del 25%

Sempre lui ci promise “se perdo il referendum sulle riforme costituzionali smetto di far politicama anche lì assistemmo ad una discrepanza tra pensiero ed azione e la poltrona rimase saldamente occupata.

Arrivarono poi le elezioni del 2018 ed il PD ottenne un misero 18% e la sinistra un risultato di poco superiore al 3%.  (Magari fosse stato raggiunto il tanto disprezzato 25%!) Ed il nostro? Questa volta è stato costretto a mollare, giurando e spergiurando che mai e poi mai avrebbe messo in atto azioni volte a danneggiare il nuovo Segretario.

Appunto! “Enrico, stai sereno” colpisce ancora e questa volta con raffinata strategia. Prima, lui che si era opposto alla possibilità di fare un governo con i 5S a giugno del 2018, propone, insieme a Grillo, un governo con i Pentastellati, poi partecipa alla assegnazione degli incarichi e infine annuncia la sua scissione dal PD.

Ma il bello viene sempre dopo! Prima approvano in Consiglio dei Ministri, all’unanimità, le linee guida della Legge di Bilancio per il 2020 e poi Matteo inizia a fare l’opposizione alla maggioranza che ha proposto insieme a Grillo

Noi, ingenuamente, continuiamo a chiederci perché mai un simile gioco: Vuoi scommettere che lo hanno fatto per salvare l’Italia e gli Italiani? Vuoi vedere che anche la deputata del Molise, uscita dal gruppo parlamentare di LEU per aderire al nuovo partito di Renzi lo ha fatto per noi, per farci capire, insieme alla Boschi, che lo fanno per abbassare le tasse? Vuoi vedere che anche quel civitavecchiese che ha recentemente abbandonato il PD perché si è improvvisamente accorto che in quella città “personalismi e rendite di posizione sopravvivono ai decenni” lo fa anche lui per amore di patria?

Ma, anche se da più parti udiamo levarsi improperi verso coloro che abbandonano dopo essere stati, per usare una frase di Togliatti, attaccati come pidocchi alla criniera di un cavallo di razza, noi siamo sicuri che non sia così! Così come non crediamo a quanti ci dicono che sono solo strumenti per autoperpetuare una gestione personale del potere e dei conseguenti introiti mensili che potrebbero essere minacciati da una massiccia concorrenza intrapartitica. 

Noi, come ingenui montanari, crediamo alla loro buonafede e gioiamo di quanto sentiamo e leggiamo, noi continueremo a credere a tutto perché siamo consapevoli della insufficienza della ragione umana nel comprendere l’essenza e la causa del loro alto filosofare. “State contente, umana gente, al quia”

Ed anche ora, anche adesso che continuano ad ammorbarci che loro lo fanno solo per aiutare la povera Italia a rimettersi in piedi e non certo per partecipare al banchetto o per ottenere un qualche sia pur misero posto da ministro per coloro che soffrono senza incarichi, noi ancora una volta ed imperterriti continuiamo a credere che ci stiamo sbagliando e che Renzi e combriccola stanno preparando il loro ritiro dalla politica, così come promesso! O no? Non ci sarà mica qualcuno che possa ancora dubitare della loro parola e della loro buona fede? Guardarli lombrosianamente in faccia fa cambiare idea?

di Pietro Lucidi

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