Le sigle passano ma i valori di giustizia sociale e di uguaglianza restano immortali

Il 21 gennaio 1921, al teatro San Marco di Livorno, fu costituito il P.C.d.I., sezione della III Internazionale ed il 15 maggio 1943 in seguito allo scioglimento dell’Internazionale Comunista assunse la denominazione di P.C.I. 

Sarebbe impossibile ricordare i nomi di tutti coloro che in nome e per conto di quegli ideali di uguaglianza e di giustizia sociale spesero una vita e resero universali quei valori e quelle ferme convinzioni.

Possiamo sicuramente ricordare il primo leader ancora oggi universalmente riconosciuto: Antonio Gramsci e poi ancora Palmiro Togliatti e tutti quelli che il 30 agosto del 1943 costituirono la prima direzione clandestina: Mauro Scoccimarro,  Umberto Massola, Antonio RoasioAgostino NovellaCeleste NegarvilleGiorgio AmendolaLuigi LongoGiovanni RovedaPietro Secchia e Girolamo Li Causi. Così come non possono essere dimenticati: Luigi Longo, Umberto Terracini, Giancarlo Pajetta, Camilla Ravera, Pietro Secchia, Manlio Rossi Doria, Emilio Sereni, Emanuele Macaluso, Giorgio Amendola, Eugenio Curiel. Sedicimila deportati o in piccole isole o in sperduti comuni, soprattutto del mezzogiorno e di questa mattanza politicamente soverchiante fu la presenza comunista, circa l’80%, così come ugualmente ampiamente maggioritaria la partecipazione dei membri comunisti delle Brigate Garibaldi alla Guerra di Liberazione. Ed infine, a libertà riconquistata, come dimenticare Alessandro Natta ed Enrico Berlinguer.

Oggi è passato un secolo da quel 21 gennaio 1921 ed ancora oggi abbiamo perfettamente vivo in noi il ricordo delle conquiste economiche e sociali e le tante battaglie che quei comunisti sostennero per la libertà, la cultura, i diritti delle donne e l’emancipazione dei lavoratori. Senza di loro l’Italia che abbiamo conosciuto non sarebbe stata la stessa.

di Pietro Lucidi

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