La morte di Vanessa Guillén e il suo impatto sull’esercito degli Stati Uniti

Una soldatessa di appena vent’anni, di base a Fort Hood, Vanessa Guillén, aveva raccontato a sua madre di aver subito ripetute molestie sessuali da parte di soldati di grado superiore proprio nella base militare in cui lavorava in Texas.

Aveva deciso, dopo averci molto riflettuto, di non denunciarli per timore di possibili ritorsioni. Ebbene, il 22 aprile 2020, la donna è scomparsa e la sua famiglia, non soddisfatta delle risposte dell’esercito, ha parlato delle molestie subite dalla propria figlia sia con i politici locali che con i mezzi d’informazione.

Appena due mesi dopo la scomparsa, il corpo di Guillén è stato trovato, smembrato e sepolto vicino a un fiume, a trenta chilometri dalla base. In seguito si è saputo che il presunto assassino è uno dei soldati che l’avevano molestata.

Sul web si sono rapidamente diffuse dichiarazioni da parte di donne soldato che hanno condiviso le loro storie di molestie, abusi e aggressioni subite nell’esercito.

Va ricordato che negli ultimi anni la reputazione di Fort Hood è stata macchiata da aggressioni sessuali, suicidi, omicidi e due stragi con armi da fuoco, oltre che da una serie di arresti per prostituzione e sfruttamento sessuale di minori. Spinto dal clamore per la morte di Guillén e dalla consapevolezza dell’opinione pubblica degli episodi di violenza nella base, Ryan McCarthy, il segretario all’esercito degli Stati Uniti, ha chiesto a una commissione indipendente di indagare sulla gestione di Fort Hood.

L’8 dicembre la commissione, formata soprattutto da civili, ha consegnato un rapporto durissimo. Ha rivelato che i capi militari di Fort Hood hanno creato un ambiente in cui le aggressioni sessuali, le molestie e le violenze avvenivano indisturbate, come se tutto ciò, in quel luogo fosse la normalità. Una normalità a cui tutti dovevano abituarsi ed adeguarsi. La commissione ha chiesto di cambiare i vertici della base e di introdurre programmi per proteggere i soldati. Subito dopo l’esercito ha rimosso o sospeso 14 ufficiali, tra cui il generale che guidava Fort Hood al momento della scomparsa di Guillén.

La commissione ha raccolto 93 testimonianze credibili di aggressioni sessuali, di queste, solo 59 sono state segnalate. Su 217 molestie sessuali, appena la metà è stata denunciata. Impressionante anche il numero estremamente alto di suicidi.

Il rapporto denuncia anche l’inadeguatezza degli sforzi per ritrovare i soldati scomparsi, specialmente in presenza di circostanze sospette. I soldati che non si presentano sono spesso etichettati come disertori. Dall’inizio dell’anno sono scomparsi o morti più di venti soldati, tra cui Gregory Morales: i vertici della base avevano sostenuto che si fosse allontanato dalla base senza giustificazione, poi si è scoperto che era stato assassinato. Il suo corpo è stato trovato vicino a Fort Hood dagli investigatori che stavano cercando Vanessa Guillén.

In altre parole un vero inferno in cui tutto, a poco a poco, sta venendo alla luce. E anche se il rapporto si concentra su Fort Hood, le conclusioni inevitabilmente avranno implicazioni per tutto l’esercito spingendo tutti a cambiare questa cultura intrisa di odio e sopraffazione.

Nulla potrà più essere come prima. Nulla dovrà più accadere di così atroce perché questa brutale realtà è stata scoperchiata e l’attenzione dei media non potrà essere affievolita proprio grazie alla tenacia delle donne che hanno denunciato per prime, chiamando a raccolta pur senza sospettarlo, tutte le altre a seguire il loro esempio.

Denuncia su denuncia a turbare l’opinione pubblica che non perdona.

Perché mai si può perdonare o giustificare la violenza.

di Stefania Lastoria

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