SOS vaccini, SOS legalità

Durante la replica in Senato avvenuta dopo la discussione sulla crisi di governo, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto: “In questi giorni parliamo tanto di Coronavirus, ma c’è un virus forse peggiore, quello della mafia”. E, subito dopo, ha inserito un passaggio anche sulla difesa della legalità, definendola “ragione ontologica del governo”. 

Don Dino Pirri, tanto per rimanere in tema citazioni, ha definito il suo contrario, l’illegalità, la tomba della libertà. Sì, perché non può esserci futuro, progresso, se prima non c’è trasparenza. Se prima non risaniamo quella che è la nostra ferita, più grande. Quella che affossa, e ha affossato, per anni il nostro Paese. In diversi settori, sotto diverse forme.

Guardiamo, ad esempio, al caso “oro liquido del 2021”. Il caso dei vaccini. La loro diffusione ha già iniziato a costituire l’area di interesse dei gruppi criminali in funzione dell’elevata domanda e della fisiologica bassa offerta iniziale. I clan, per di più, potrebbero arrivare ad approfittarsi anche di molti residui di dosi per alimentare il mercato nero della salute. Così come da anni si occupano di farmacie e parafarmacie o, ultimamente, di bombole di ossigeno.

Un business che fa gola. Considerato il momento e gli investimenti di grandi risorse sulla sanità, con tutto l’ecosistema che gli ruota attorno a rischio infiltrazioni.

Ma non è solo il settore sanitario a interessare le grandi organizzazioni criminali. Tra i più esposti al rischio c’è il turismo, a causa dell’inevitabile debolezza economica, che lascerebbe spazio a usura e riciclaggio. Ma non bisogna dimenticare anche le categorie dei ristoratori, i commercianti e tutti quei settori economici resi maggiormente attrattivi dal protrarsi della pandemia.

Un fenomeno che va inquadrato, infine, anche nel boom di attacchi informatici alle infrastrutture critiche di rilevanza nazionale, che ha registrato un incremento nei primi dieci mesi del 2020 del 353%, insieme all’aumento del 104% delle persone denunciate (fonte: quarto report dell’Organismo di monitoraggio istituito dal capo della Polizia e presieduto dal vicecapo Vittorio Rizzi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte delle mafie).

Il metodo? Accreditarsi presso gli imprenditori in crisi di liquidità, al fine di imporgli il ricorso a misure di sostegno finanziario che salvaguardino la continuità aziendale e che, in seguito, permettano loro di subentrare negli asset proprietari o di controllo. Per non parlare delle forme oppressive di usura, esercitate non solo nel terzo settore, ma anche verso le fasce più deboli della popolazione.

Nuova linfa insomma che, unita allo scarso contrasto, rende il momento attuale il più buio degli ultimi 30 anni in tema di lotta alla criminalità organizzata. Perché il Covid, che per la società è veicolo di restrizioni, dolore e paure, per le mafie non è altro che una grande opportunità, da sfruttare fino in fondo e fino all’ultimo centesimo.

Ben vengano allora le risorse promesse nel Recovery Fund e ben venga il decrescere lento dell’andamento dei contagi. Con le mascherine ben aderenti, che costituiscono l’esempio concreto di come le cosche ci vorrebbero e di come sono solite ridurre le loro vittime, le persone che gli stanno attorno. Con la bocca tappata. Inclini all’omertà.

C’è un qualcosa, però, che oggi come in passato ci dimentichiamo di avere in piena facoltà: gli occhi. Gli occhi che sono ancora sgombri, che sono lì che aspettano. Aspettano una rinascita, un cambiamento, una sanificazione. Non solo dal virus, ma anche dal marcio. Pensiamo a quanto sia bello, invece, vedere i beni confiscati quando vengono riutilizzati per fare del bene. Pensiamo a quanto sia bella l’onestà, la libertà. A quanto essa sia senza prezzo.

“Andrà tutto bene” ci siamo ripetuti spesso in questi mesi. Ce lo siamo urlato dai balconi, da sotto e nonostante le “Ffp2”. “Andrà tutto bene”. Chissà se stavolta andrà realmente così.

di Sara Di Paolo

Print Friendly, PDF & Email