La via degli artisti

Via Margutta, a ridosso del Pincio, a due passi da piazza del Popolo, è la via degli artisti, le sue botteghe d’arte, hanno ospitato grandi firme della pittura.

Perché si chiama così? L’origine del suo nome è incerta. C’è chi l’attribuisce alla contrazione volgare di Marisgutia, cioè Goccia di Mare, eufemismo di un maleodorante ruscello che dal Pincio scendeva e finiva nel Tevere. Altri, sostengono che il nome derivi da una famiglia che abitava in questa via, quella dei Marguti. Effettivamente, nel 1526, come risulta dal censimento, un tal Luigi Marguti, di professione barbiere, abitava quì. Via Margutta, all’origine, era soltanto il retro dei palazzi di via del Babuino, dove si lasciavano in sosta le carrozze e i carretti e dove si trovavano i magazzini e le scuderie. Qui ferveva, l’attività degli operai, dei marmisti, dei cocchieri, dei muratori, degli stallieri… Con tutta probabilità dobbiamo a qualche ignoto artista, che qui aprì la sua prima bottega e che invece di ringhiere fregi e manufatti faceva ritratti e sculture, l’inizio di una sorta di migrazione di artisti sia italiani che stranieri. Piano, piano si sostituirono i magazzini e le stalle, con botteghe e giardini. Un lungimirante prelato con il fiuto da immobiliarista, tale monsignor Saverio de Merode, che tanto stava in simpatia a Pio IX, si accaparrò i terreni delle pendici, smantellò gli orti, impiantò le fogne e sistemò il piano regolatore del vicolo che diventò una strada. Non sembra di stare nel centro di Roma, qui il rumore e il caos del traffico arriva ovattato. Qui ancora si sente il profumo dei suoi giardini. Forse è per questo motivo che molti artisti hanno trovato in questa via, per così dire appartata, le loro ispirazioni.

Via Margutta è una strada particolare, una strada da considerare e da rispettare. Si legge su di una targa affissa su un muro della via un editto del 9 settembre 1740 “D’ordine di Mons.re Rev.imo Presidente delle Strade – si vieta a tutte e singole persone fare mondezzaio nella via Margutta – pena di scudi dieci per volta et altre pene corporali – nerbate – ceppi – giri di rota o come il mastro di strada volesse assecondo l’età e il sesso”. Nel 195 nel pieno della “Dolce Vita” il circolo di artisti raccolti attorno a Gino Zocchi, Giovanni Omiccioli, Angelo Urbani Del Fabretto e molti altri decisero di dare colore e anima alla strada. Inaugurarono la prima edizione della rassegna “Fiera d’arte in Via Margutta”, diventata con il tempo un appuntamento fisso, per gli appassionati e per i critici d’arte. Non è un caso che l’architetto Pietro Lombardi, nel 1927 vi colloca una fontana. La fontana degli artisti. Proprio per ricordare la peculiarità della via, poiché raffigura cavalletti, trespoli, pennelli e tavolozze. Si trova, all’altezza del civico 54. La cosa triste è che le automobili parcheggiate ne oscurano la visione. Molti artisti hanno trovato in questa via l’inizio della loro carriera. Molti l’hanno lasciata. La vita porta a cambiamenti, ma nel loro cuore è rimasta via Margutta. Basta semplicemente aver lavorato o aver avuto bottega o semplicemente averci passeggiato da artista, per avere un passaporto speciale. Il passaporto dell’arte. De Chirico, Guttuso, Schifano, tanto per citarne alcuni, ma an-che tanti altri. Altri artisti che furono loro allievi e che hanno saputo emergere dando libero sfogo alle proprie capacità artistiche. Via Margutta non è solo una strada, essa è la via degli artisti.

di Tommasina Guadagnuolo

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