Óscar Romero: quando la chiesa è dalla parte dei poveri

Óscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador veniva ucciso il 24 marzo 1980 dagli squadroni della morte al soldo di una delle più spietate dittature di estrema destra.

Bisogna tornar dietro nel tempo per capire cosa era El Salvador in quegli anni. Tra il 1970 e i primi anni 80 in quel paese dell’America Centrale c’era una guerra civile. Un conflitto mai dichiarato ma armato e combattuto tra l’Esercito salvadoregno e le forze ribelli del Fronte Farabundo Martì per la Liberazione Nazionale (FMLN) che teneva l’intero paese sotto una cappa di terrore. Il numero di vittime tra morti e dispersi è stato stimato in 75.000. Secondo le Nazioni Unite l’esercito governativo sarebbe stato responsabile dell’85% delle violenze durante il conflitto.

Omicidi, detenzioni illegali, massacri nei villaggi, come quello avvenuto nel villaggio di El Mozote con l’uccisione centinaia di campesinos, di donne e bambini, trucidati, fatti a pezzi, bruciati dal sanguinario battaglione Atlacatl un contingente dell’esercito regolare del Salvador ispirato alle SS naziste, comandato dal colonnello Domingo Monterosa e addestrato dagli statunitensi della CIA per fronteggiare il FMLN. I soldati irruppero nel villaggio, raggrupparono gli uomini, le donne e i bambini. A chi opponeva resistenza gli fu sparato un colpo d’arma da fuoco a bruciapelo sulla nuca, il resto degli uomini ancora in piedi fu chiuso nella chiesa che venne fatta saltare con la dinamite. Le donne furono riunite nel centro della piazza, i soldati presero le più belle e le violentarono ed infine le sgozzarono, le altre furono fucilate.  I bambini e i neonati piangevano spaventati, alcuni furono gettati nei forni del pane ancora accesi, i più piccoli e leggeri vennero lanciati in aria e infilzati con la baionetta. Furono tutti sterminati. Riuscì a fuggire solo una donna e un bambino che di nascosto videro consumarsi il massacro. Prima di lasciare il villaggio i soldati scrissero sul muro di una casa “Da qui è passato il Battaglione Atlacatl, gli angioletti dell’inferno”.

Questo era El Salvador in quel drammatico periodo e l’unica voce pubblica, istituzionale, autorevole che denunciava quell’orrore era l’arcivescovo di San Salvador, Óscar Romero.

È in questo contesto quotidiano, che s’inserisce la sua figura. Nominato da Papa Paolo VI cercò di fermare la violenza che attraversava il paese rifiutando di trasformare la chiesa in un partito o in una organizzazione sovversiva schierandosi apertamente dalla parte del popolo. Romero dialogò e cerco di mediare con i sindacati e pur non condividendone l’ideologia ma le ragioni della lotta, cercò di dialogare e mediare anche con i guerriglieri del FLMN. Disse in un’intervista “È chiaro che coloro che calpestano questo popolo debbano stare in contesa con questa chiesa”.

L’arcivescovo Romero era scomodo al governo dittatoriale.

Il 23 marzo 1980 invitò apertamente i militari governativi a non eseguire gli ordini, se questi erano contrari alla morale cristiana. Disse: “Io vorrei fare un appello particolare agli uomini dell’esercito e in concreto alla base della Guardia Nazionale, della Polizia, delle caserme: Fratelli, appartenente al nostro stesso popolo, uccidete i vostri stessi fratelli contadini; ma rispetto a un ordine di uccidere dato da un uomo deve prevalere la legge di Dio che dice “Non uccidere”. Nessun soldato è tenuto ad obbedire ad un ordine contrario alla Legge di Dio. Vi supplico, vi chiedo, vi ordino in nome di Dio: Cessi la repressione!”

Il giorno dopo, mentre stava celebrando la messa, fu ucciso da un sicario su mandato di Roberto D’Aubuisson, leader del partito nazionalista conservatore ARENA (Alianza Republicana Nacionalista). Nell’omelia denunciava il governo di El Salvador, che usava per aggiornare le mappe dei campi minati i bambini che restavano squarciati dalle esplosioni. L’assassino sparò un solo colpo, mentre Romero elevava l’ostia nella consacrazione, ferendolo gravemente. Morì alle 18:26 di lunedì 24 marzo 1980.

Davide Maria Turoldo, prete, teologo, scrittore, poeta e antifascista gli dedico queste parole:

“In memoria del vescovo Romero
In nome di Dio vi prego, vi scongiuro, / vi ordino: non uccidete! / Soldati, gettate le armi… / Chi ti ricorda ancora, / fratello Romero?
Ucciso infinite volte / dal loro piombo e dal nostro silenzio. / Ucciso per tutti gli uccisi; / neppure uomo / sacerdozio che tutte le vittime / riassumi e consacri.
Ucciso perché fatto popolo: / ucciso perché facevi / cascare le braccia / ai poveri armati, / più poveri degli stessi uccisi: / per questo ancora e sempre ucciso.
Romero, tu sarai sempre ucciso, / e mai ci sarà un Etiope / che supplichi qualcuno / ad avere pietà. / Non ci sarà un potente, mai, / che abbia pietà / di queste turbe, Signore? / nessuno che non venga ucciso? / Sarà sempre così, Signore?”

di Eligio Scatolini

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