Percorsi di un nuovo incontro

Nei capitoli che finora abbiamo visto della “Fratres Omnes” Francesco ha tracciato le linee e i contenuti per una società più giusta per tutte le donne e gli uomini della terra e il modo di essere disponibili e di dialogare per essere meglio partecipi di un Nuovo Umanesimo.

Ma a questo punto il Pontefice si è chiesto come entrare nella concretezza di iniziative possibili e ha indicato la necessità di nuovi incontri <<percorsi di pace che conducano a rimarginare le ferite>> in quella che è la guerra che c’è oggi nel mondo, articolata in quasi cento scontri tra paesi diversi e vergognosamente alimentata dai paesi produttori di armi.

Sono situazioni in cui ci deve essere un impegno vero in cui non c’è spazio per diplomazie vuote, ma per esigenze di verità: <<il popolo ha il diritto di sapere che cosa è successo>>. E con la verità si possono conoscere anche posizioni corrette della parte avversa.

La pace è quindi il primo obbiettivo da perseguire. E ce lo dice Francesco, che l’ha chiesta nei suoi interventi all’Unione Europea e all’ONU, che non ha temuto di visitare molti paesi belligeranti, che <<non è solo assenza di guerra>> ma anche <<la ricerca di un rinnovato incontro con i settori più impoveriti e vulnerabili>>. E ce lo dice anche come capo della Chiesa, quando ricorda che <<mai Gesù Cristo ha invitato a fomentare la violenza o l’intolleranza>> e che le prime comunità cristiane <<vivevano un senso di pazienza, tolleranza, comprensione>> così che i discepoli, avversati dalle autorità, “godevano il favore di tutto il popolo”.

Ma Francesco è attento a ricordare che Cristo disse: <<Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada>> perché i cristiani, di fronte alla conflittualità sociale che può insorgere <<il cristiano deve spesso prendere posizione con decisione e coerenza>>.

Così, dice Francesco:<< più volte ho proposto un principio che è indispensabile per costruire l’amicizia sociale: l’unità è superiore al conflitto>>aggiungendo anche che In ogni caso, quello che mai si deve proporre è il dimenticare.

E allora, la Shoah non va dimenticata. <<È il simbolo di dove può arrivare la malvagità dell’uomo quando, fomentato da false ideologie, dimentica la dignità fondamentale di ogni persona, la quale merita rispetto assoluto qualunque sia il popolo cui appartiene e la religione che professa>>.

E allora non vanno dimenticati i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, o le persecuzioni, il traffico di schiavi o i massacri etnici che sono avvenuti e avvengono in diversi paesi.

Non dimenticare è fondamentale se si vuole pensare ad una società più giusta. Ma il perdono non implica il dimenticare, ha qualcosa di più, dice Francesco:

<<Quanti perdonano davvero non dimenticano, ma rinunciano ad essere dominati dalla stessa forza distruttiva che ha fatto loro del male>>.

Anche quando si pensa ad una società più giusta, aggiunge Francesco, ci sono due situazioni estreme che sono prese in considerazione la guerra e la pena di morte. Ma non si riflette sul fatto che sono false risposte, che non risolvono i i problemi che pretendono di superare.

Per la guerra, in particolare, esiste la Carta delle Nazioni Unite, che è un punto di riferimento obbligatorio di giustizia e un veicolo di pace.

Ma la guerra non è un fantasma del passato, è diventata una minaccia costante, che mascherano interessi particolari di un Paese o intenzioni illegittime. Non solo, oggi le si è dato un potere distruttivo incontrollabile, in particolare contro civili innocenti.

Ancora, con lo sviluppo della globalizzazione, è più facile che si scatenino fattori violenti che finiscono per colpire l’intero pianeta in una “guerra mondiale a pezzi”.

Ancora, ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato, e se pensiamo alle armi nucleari si arriverebbe a danni definitivamente irreparabili.

E quindi, dice Francesco, l’obbiettivo finale dell’eliminazione delle armi nucleari diventa sia una sfida sia un impegno morale e umanitario. E con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari, già lo suggerì Paolo VI°, possiamo costituire un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e per lo sviluppo dei Paesi più poveri…

Per quanto riguarda la pena di morte, già papa Wojtyla dichiarò che essa è inadeguata sul piano morale e non è più necessaria sul piano penale. E papa Bergoglio così si esprime: “Oggi affermiamo con chiarezza che la pena di morte è inammissibile e la Chiesa si impegna con determinazione a proporre che sia abolita in tutto il mondo”.

E nella “Fratres Omnes” è esplicitato che le pene devono essere proporzionate alla gravità dei delitti, e devono far parte di un processo di guarigione e di reinserimento sociale. Non solo, è aggiunto che “tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà sono dunque chiamati oggi a lottare non solo per l’abolizione della pena di morte, legale o illegale (extragiudiziaria o extralegale) che sia, e in tutte le sue forme, ma anche al fine di migliorare le condizioni carcerarie.

Finalmente chiamati a fare qualcosa di utile! Era ora !

di  Carlo Faloci

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