GIORNATA INTERNAZIONALE DEI ROM E SINTI

Intervista a Gennaro Spinelli, Presidente UCRI

L’8 aprile è la giornata internazionale dei Rom e Sinti. Ne abbiamo parlato con Gennaro Spinelli, presidente dell’UCRI – Unione delle Comunità Romanès in Italia, Ambasciatore dell’Arte e della Cultura romanì nel mondo e violinista di fama internazionale.

Quando e perché è stata istituita questa Giornata?

Il romano dives, il giorno dei Rom, è la giornata della cultura Romani. La data dell’8 aprile è stata scelta per ricordare il primo grande Congresso della comunità romanès che si tenne a Londra l’8 aprile 1971 quando tutte le comunità dei rom e sinti si resero conto dell’importanza, non solo numerica, di unirsi e diventare un’unica grande minoranza etnica. In quella sede decisero di adottare politiche comuni per sostenere la cultura del popolo rom e vennero scelti anche l’inno e la bandiera. Quest’anno ricorrono i 50 anni da quell’evento. A causa della pandemia, quasi tutte le iniziative saranno on line. Come UCRI, in collaborazione con altre realtà, abbiamo organizzato l’evento “Romano Them” che si sviluppa su tre diverse giornate, 8-15-22 aprile, per uno sguardo a tutto tondo sull’universo romano. Le tematiche che affrontiamo vanno dall’antiziganismo all’educazione, dalla marginalità alla cittadinanza al fine di dare una nuova lettura della società e della comunità romanès.

Proprio l’8 aprile suo padre, Santino Spinelli, riceverà il Premio per la letteratura e l’Arte scenica presso l’Istituto di cultura gitana a Madrid. Un riconoscimento non soltanto alla prestigiosa carriera come musicista, ma anche all’impegno come intellettuale per la diffusione della cultura romanì nel mondo. Quali sono gli interventi che si rendono ancora necessari per far apprezzare pienamente il patrimonio artistico e culturale del popolo Rom?

L’aspetto culturale ha bisogno di essere implementato. Mio padre ha utilizzato la musica per far conoscere la cultura romanì. Ed è forse il modo più diretto in cui si crea intercultura. Naturalmente è necessaria una strategia che operi su diversi livelli. A livello politico è necessaria una auto rappresentanza delle persone che appartengono alla comunità romanès, a livello culturale invece non si tratta solo di far conoscere la nostra di cultura, ma di evitare che si disperda. Molti giovani rom e sinti hanno dimenticato la loro lingua e le loro tradizioni. Per questo abbiamo creato l’Accademia Nazionale Romanì dove mettiamo a disposizione corsi gratuiti di cultura romanì.

La giornata vuole essere anche un momento per riflettere sulla condizione del popolo Rom, in particolare sui pregiudizi, sulla marginalità sociale e sulle discriminazioni che da sempre accompagnano la storia di questo popolo. A che punto siamo?

Siamo al punto di dover intervenire perché la cultura romanì rischia di scomparire a fronte di un processo di assimilazione che mira all’integrazione mentre noi preferiamo parlare di coesistenza.

Per quanto riguarda le discriminazioni si tratta di violazioni di diritti umani, non si può lottare per i diritti dei Rom se non si combatte per i diritti di tutti.

La vostra famiglia è stata colpita da un grave lutto. A causa del Covid è venuto a mancare suo nonno, Gennaro Spinelli. Quale è stato il più grande insegnamento che le ha lasciato?

Mio nonno è stato uno degli ultimi testimoni del Samudaripen, lo sterminio dei rom e sinti durante il nazi-fascismo. All’età di 6 anni ha conosciuto l’internamento e la deportazione. Lui mi ha donato la bussola per muovermi nella vita. A tutti noi ha insegnato il valore della famiglia, non come gerarchia, ma come nucleo che rimane unito e saldo nel bisogno.

Ci auguriamo che sia un momento di conoscenza e riflessione per tutti.

di Nicoletta Iommi

 

Print Friendly, PDF & Email