Il clima, il mare e la Ferrari

Abbiamo un piccolo appartamento, proprio sul mare, in un paesino del sud, con un balconcino affacciato sulla spiaggia; la risacca di notte ti culla e, quando il cielo è scuro e il mare sbatte forte, ti fa un po’ paura. Quella casa sta lì da oltre un secolo, vicino alla torre normanna, che sta lì da molti più secoli. Ma il prossimo secolo non ci sarà più, perché il mare se la sarà mangiata. Perché la temperatura del pianeta cresce, i ghiacciai si sciolgono ed il livello del mare sta salendo, e il mare lo avremo in casa per il 2100.

Venezia sarà sommersa ancor prima, nonostante il MOSE, del tutto inutile rispetto a questo evento, pur prevedibile e previsto. Ma si sa, il MOSE serviva solo ad arricchire i soliti noti, non a salvare Venezia.

Nel 2100 le carte geografiche saranno diverse: mancheranno alcuni arcipelaghi e molte isole, gran parte della Florida non ci sarà più, il disegno delle coste di tutti continenti sarà modificato, il porto di Londra sarà direttamente sul mare, non più sul Tamigi.

Se io fossi un politico (intendo quelli che sono stati eletti a rappresentarci, soprattutto se lo fanno di professione) non penserei ad altro: come fermare questa china verso una catastrofe prevedibile e annunciata?

Se fossi il direttore di un giornale metterei tutti i giorni in prima pagina questo “titolo di spalla”: I GHIACCIAI SI STANNO SCIOGLIENDO, IL LIVELLO DEL MARE SALE. Poi le altre notizie, la politica, la cronaca che, comunque, sono meno importanti.

Se fossi un giornalista, metterei quest’incipit ad ogni articolo: “premesso che i ghiacciai si stiano sciogliendo… eccetera eccetera”, e poi tutto il resto.

Invece, se ne parla di rado.

Qualcuno è stato così stupido da sostenere pubblicamente che il cambiamento climatico è una bufala, non esiste. Molti altri sono stati così stupidi da farlo diventare presidente degli USA. Ma anche da noi non mancano i negazionisti o, comunque, quelli che minimizzano la questione, preferiscono non parlarne perché non porta voti né soldi. In qualche caso, per non dispiacere ai produttori di petrolio, che pagano bene, perché si sa, anche lo stipendio di un Senatore della Repubblica Italiana non è poi così alto. D’altronde stiamo andando verso un nuovo Rinascimento: sì, quello del mare, che ha deciso di vendicarsi di tutto il male che gli abbiamo fatto finora e di prendersi più spazio.

Un caso poco noto, ma molto interessante, è quello della Ferrari-FIAT: negli anni 80 (quarant’anni fa, circa) avevano messo a punto un sistema per fare andare i motori con una miscela di benzina ed acqua: sistema che avrebbe consentito il risparmio di una buona quota di combustibili fossili per tutto il dispendioso settore dell’”automotive”.  Avrebbe anche reso inutili il piombo tetraetile, il benzene e la marmitta catalitica. Un bel po’ di CO2 e di inquinamento in meno, in questi 40 anni. Pensate: niente domeniche ecologiche!

Meglio degli attuali motori ibridi, neanche il problema di cosa fare delle batterie fuori uso.

Funzionava così bene che il sistema fu adottato sui bolidi di formula 1. Ma così bene, che poi hanno deciso di chiuderlo in un cassetto e non pensarci più. Chissà se, forse, anche loro non prendevano qualcosina dai produttori di petrolio: con i tempi che corrono, signora mia, i soldi non bastano mai!

Ma quanti saranno le scoperte ignorate, i progetti accantonati? Ricordo solo quello elio-termico di Rubbia, mai realizzato in Italia.

L’11 aprile, domenica scorsa, si è celebrata la giornata mondiale del mare. Molto giusto, in considerazione di quanto il mare stia crescendo d’importanza, per non dire di livello. Una buona occasione per riflettere su dove stiamo andando. Per operare una scelta, davanti a questo bivio, ormai ben visibile, tra combustibili fossili ed energia rinnovabile, tra ecologia ed economia (quella degli altri, ovviamente), tra lungimiranza e miopia autolesionista. Forse addirittura tra futuro ed estinzione. Ma non credo molto nel rischio estinzione: saremo solo più poveri e disperati.

Una buona occasione da cogliere al volo: non ne avremo molte altre.

di Cesare Pirozzi                                                                                               

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