IL PERDONO DEGLI INDEGNI

Il 25 aprile 1945, settantasei anni fa, il compagno Sandro Pertini, membro del CNL Comitato di liberazione nazionale, poi grande presidente della Repubblica dal 1978 al 1985, lanciò a Milano la insurrezione popolare per radio.

Ecco le prime parole:

“Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire!”

E molti anni dopo il Presidente Pertini ricordò ancora, in Parlamento, i momenti iniziali della storia nazionale, il primo ed il secondo Risorgimento:

“Ma tra il Primo e il Secondo Risorgimento protagoniste sono minoranze della piccola e media borghesia, anche se figli del popolo partecipano alle ardite imprese di Garibaldi e di Pisacane. Nel Secondo Risorgimento protagonista è il popolo. Cioè guerra popolare fu la guerra di Liberazione. Vi parteciparono in massa operai e contadini, gli appartenenti alla classe lavoratrice che sotto il fascismo aveva visto i figli suoi migliori fieramente affrontare le condanne del tribunale speciale al grido della loro fede.”

La festa della Liberazione ha quindi una connotazione politica molto importante e commemora un giorno fondamentale della storia della Repubblica Italiana, in quanto ricorda la Resistenza dei partigiani che, durante la Seconda Guerra Mondiale, si opposero al governo fascista di Mussolini e all’occupazione tedesca da parte dei nazisti di Hitler.

Tuttavia c’è stata a più riprese una lettura delle vicende storiche molto riduttiva, ignorando la Resistenza e dando alla Liberazione il senso di una vicenda imperniata quasi esclusivamente sulle truppe angloamericane che sbarcarono in Sicilia e risalirono con qualche incertezza (due anni) la penisola.

Sull’argomento, riporto un giudizio di Carmelo Molfetta: <<C’è stato, indubbiamente, un tradimento nei confronti della lotta di liberazione attraverso la cosiddetta “depoliticizzazione delle azioni partigiane”.

Quel famoso atto di clemenza generale (amnistia Togliatti) ebbe per oggetto i delitti politici a prescindere dalla finalità antifascista e in realtà costituì un atto di “perdono agli indegni” per cui “alcuni gravissimi reati esclusi dall’amnistia se commessi da delinquenti comuni, trovano invece ampio perdono se commessi da criminali fascisti in occasione della loro attività di collaborazione”.

Gli storici hanno annotato anche che l’Italia fu il primo paese dell’Europa occidentale che promulgò, secondo alcuni frettolosamente, un decreto di amnistia.

Circa dieci mila fascisti e loro sodali, beneficiarono dell’esonero dei processi per cui erano stati arrestati e tanti furono liberati.

Al contrario, le azioni compiute dai partigiani non furono riconosciute come atti di guerra e vennero giudicate applicando il sistema normativo preesistente, come rapine, estorsioni, omicidi>>…

Ci sono state, nel corso degli anni, voci che hanno ricordato queste distorsioni della repubblica democratica, come i films “Libera, amore mio” di Mauro Bolognini (girato nel 1973 ma fermato per 2 anni dalla censura) e “Novecento” di Bernardo Bertolucci, o canzoni, come “La ballata dell’ex” di Sergio Endrigo.

Ma c’è stato anche una sterminata politica del compromesso, di valori della Resistenza dimenticati, di una rassegnazione verso politiche riduttive, di dimenticanza dei diritti senza eccezioni di tutte le donne e gli uomini della terra, soprattutto i più deboli, gli invisibili, i migranti in cerca di lavoro, in fuga da territori martoriati da guerre.

E fortunatamente oggi c’è Lui, Francesco che ricorda a tutti i diritti e i doveri per pensare ad una società più giusta, per avere il coraggio di trasformare le ricchezze dei vaccini in acqua e cibo per i più poveri, per essere “Fratres Omnes”.

di Carlo Faloci

 

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