La madre Attilio Manca con l’avvocato Repici in Antimafia: “mio figlio è stato ucciso”

Noi cerchiamo solo verità e giustizia, quella verità e quella giustizia che ci sono negati da troppo tempo: siamo stati ingannati da subito, ci venne fatto credere che Attilio fosse morto per un aneurisma cerebrale quando invece era stato ucciso”. A ribadirlo con forza, davanti alla commissione parlamentare Antimafia, è Angela Gentile, madre di Attilio Manca, l’urologo ritrovato cadavere nel suo appartamento di Viterbo nel febbraio del 2004. “E’ stato un omicidio di mafia – ha proseguito – Inizialmente non ne avevamo capito il motivo, ma un anno più tardi un articolo della Gazzetta del Sud ci spalanco’ un mondo: riferiva della intercettazione di un pentito che parlava dell’urologo che aveva visitato Bernardo Provenzano nel suo rifugio”.

“Andavo tutti i giorni al cimitero – ha raccontato la signora Gentile – e una volta incontrai il padre di un caro amico di Attilio che mi disse ‘non è che tuo figlio è stato ucciso per aver visitato Bernardo Provenzano?’. Io nemmeno lo conoscevo, li per lì mi è parso assurdo. Ma quelle parole mi sono subito tornate in mente quando è stato pubblicato l’articolo”. 
    “Ci hanno impedito di vedere il corpo di Attilio  – ha ricordato – e ci sono voluti diversi giorni per capire che secondo gli inquirenti era morto per overdose, con l’eroina iniettata nel braccio sbagliato, il sinistro, visto che era mancino”.

= Mafia: madre Attilio Manca, poteri forti tra noi e la verità

“In questi anni abbiamo lottato in tutti i modi per arrivare alla verità ma nessuno ci ha mai ascoltato. Ci sentiamo umiliati”. Lo ha affermato in audizione davanti alla commissione parlamentare Antimafia Angela Gentile, madre di Attilio Manca, l’urologo ritrovato cadavere nel suo appartamento di Viterbo nel febbraio del 2004.
    “Non potete immaginare la mia sofferenza – ha proseguito – quando siamo stato estromessi dal processo a Monica Mileti, la donna (assolta nel febbraio scorso dalla Corte d’appello di Roma, ndr) accusata di aver fornito a mio figlio la dose di eroina che poi lo avrebbe portato alla morte. Ci siamo sentiti sconfitti, ho pensato che fosse inutile continuare a combattere perchè c’erano dei poteri troppo forti, delle persone che non ci avrebbero mai permesso di accertare quello che è effettivamente accaduto”.
    “Anche i nostri legali – ha proseguito la signora Gentile – si sono detti stupiti del fatto che una famiglia cosi duramente colpita nei suoi affetti non venisse ammessa come parte civile, forse il primo caso in Italia. Senza contare che nonostante i tanti pentiti che hanno parlato della morte di Attilio non è stato celebrato alcun processo”.

Mafia: Fabio Repici, legale famiglia Manca, da inizio indagini solo sul morto

“Sin dall’inizio si sono fatte indagini solo sul morto, non su eventuali responsabili di condotte che avrebbero potuto portare in modo diretto o indiretto al decesso di Attilio Manca”. In audizione davanti alla commissione Antimafia, Fabio Repici, legale della famiglia dell’urologo trovato morto nel suo appartamento di Viterbo nel febbraio del 2004, è tornato a criticare l’inchiesta, segnata “dalla non esaltante capacità di cogliere gli elementi oggettivi che pure c’erano per arrivare non ad una verità precostituita, che non interessa alla famiglia, ma alla verità. Una imperdonabile disattenzione verso quella che sin dall’inizio si è creduto essere una morte per overdose”.
    Al riguardo, l’avvocato ha fatto riferimento proprio alla recente sentenza con cui la Corte d’appello di Roma ha assolto Monica Mileti, la donna accusata di aver fornito a Manca l’eroina che poi l’avrebbe ucciso. “Mileti è stata assolta ‘perchè il fatto non sussiste’ e non ‘per non aver commesso il fatto’ – ha sottolineato Repici – E’ una differenza fondamentale, esorbitante, perchè significa che la presunta cessione non c’è proprio stata. Di fatto viene spazzata via la conclusione della morte per overdose per assunzione di eroina ceduta dalla Mileti”.

di Paolo Borrometi

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