Virus, Big Data e Paradiso Tecnico

Biopolitica, biopotere: quando la politica, il potere ti controllano, ti determinano fin dentro le cellule biologiche. Psicopolitica, psicopotere: non tanto controllo e condizionamento che penetrano fin dentro le sinapsi cerebrali, ma quando sono gli stessi individui a consegnare spontaneamente al potere gli aspetti più reconditi e intimi della propria psiche. C’è dunque un’inversione del processo: da controllati-condizionati ad auto-controllati, auto-condizionati. A quale potere, però? Non tanto più a Stati, governi, parlamenti e altri istituzioni periferiche, quanto a chi tecnicamente è in grado di immagazzinare, vagliare, sfruttare economicamente e politicamente l’intera massa umana cerebrale planetaria. Ossia quell’articolato apparato tecno-informatico che prende il nome di Big Data.

Certo anche gli Stati si sono dotai da tempo di una loro struttura informatica amministrativa, ma non tutti allo stesso livello tecnologico. Anzi, la maggioranza di essi nel mondo è ancora a uno stadio embrionale. E in ogni caso a nessuno Stato da solo – per quanto tecnicamente avanzato – si sottomettono, ossia  regalano spontaneamente i loro più sensibili dati psico-esistenziali tante persone quante quelle che usano i social. Facebook da sola è arrivata a due miliardi e settecentomila persona che utilizzandola si fanno utilizzare. Ai dati consegnati all’ammiraglia madre andrebbero poi aggiunti quelli donati alle altre sue app: Messenger, WhatsApp, Instagram. I Big Data, però, come sappiamo sono diversi altri e non solo limitati ai social. Solo in Italia su circa 60 milioni di abitanti si intrecciano ad ogni istante 80 milioni di connessioni attive. Il tempo sul pianeta non è più scandito dagli orologi, forse neanche più da quelli digitali. Non fa, infatti, in tempo a cambiare la cifra anche frazionata dei secondi sul quadrante che già milioni di dati sensibili si sono rovesciati dentro le idrovore di app e siti dei vari Big Monstre Data. Sì, Grandi Mostri, perché i i dati loro elargiti sono di persone ogni oltre frontiera territoriale, politica, culturale, psicologica, bio-cerebrale, epidermica, senza più un comune tratto somatico-caratteriale definibile, configurabile. Un mostro senza faccia anch’esso. I profitti di tale immane traffico di dati crescono in maniera vertiginosa ogni anno e segnano un’impennata astrale in questo biennio pandemico.

E  proprio il Corona Virus sta accelerando la spinta alla mostrificazione digitale in ogni bio-ambito umano. Israele ha conseguito la sua corsia vaccinale privilegiata non solo perché ha pagato di più le sue dosi di vaccino, ma perché si è impegnata a consegnare a Pfizer i dati clinici dei suoi circa dieci milioni di abitanti. La stessa cosa si impegna a fare l’Istituto Spallanzani di Roma con il Centro Gamaleja per lo studio e la produzione in Italia del vaccino russo Sputinik V.  Una tale massiccia e dinamica base sperimentale in grado di proiettare istante per istante insorgenze, reazioni, rigetti, intolleranze, incidenze statistiche in ogni sfumatura di gravità e letalità che nessuna azienda farmaceutica la aveva mai avuta prima. Grazie alla capacità di elaborazione di sistemi elettronici sempre più veloci, chi dispone di tale enorme piattaforma sperimentale è messo in grado di sintetizzare altri prodotti con maggiore rapidità e anticipo sulla concorrenza.

Che ne è allora del vecchio patto tra Stato e cittadini illustrato già nel 1600 dal filosofo e matematico inglese Thomas Hobbes? Patto consistente nella rinuncia di ogni individuo a quote della propria libertà in cambio della sicurezza sulla vita che lo Stato s’impegna in forza della legge costitutiva a garantirgli. Cosa ne è nel presente e nel prossimo sempre più totalizzante tecno-futuro, quando ancora maggiori quote di libertà di scelta, di pensiero, cederemo, anzi spontaneamente doneremo?

La precedente cessione allo Stato della libertà d’azione individuale era tesa a proteggerci dalla condizione del homo homini lupus, ossia dalla minaccia rappresentata dall’originario essere ogni uomo lupo per l’altro uomo. Sugli altri fattori di rischio ed elementi di minaccia imprevedibili, quali catastrofi naturali, guerre esterne e intestine, malattie, pandemie, carestie, crisi economiche, lo Stato non garantisce, ma stende solo una rete di protezione. Anzi – ben oltre ogni grottesca teoria complottistica – non c’è dubbio che storicamente lo Stato ha anche approfittato di tali sconvolgimenti per imporre lo stato d’eccezione, ossia la sospensione del patto e delle leggi costituenti.

Oggi, però, e tanto più domani, che gli individui volontariamente, spontaneamente cedono la loro singola e collettiva totalità bio-psichica, non è sopportabile neanche più il minimo rischio. Neppure quello dei particolarissimi casi di trombosi verificatisi sui diversi milioni di vaccini somministrati, percentualmente configurabile con un zero seguito dopo la virgola da numerosi altri zeri e poi da una cifra. Il progresso tecno-scientifico ha consentito un progressivo allungamento della vita media sul pianeta, soprattutto nei paesi più ricchi. La rivoluzione genetica in medicina promettere di spingere sempre più avanzanti il confine della vita verso età prima inimmaginabili per la massa. Per questo lo spettro della morte si configura come la caduta in un terrificante Nulla.

Il vecchio patto con lo Stato si è fatto dunque insopportabilmente angusto. Non più minaccioso in quanto Leviatano, ma inutile quale supremo atto di garanzia esistenziale. Il nuovo patto faustiano – fondato sulla cessione senza residui della propria persona bio-psichica -– esige ormai l’avvento sulla Terra del Paradiso Tecnico.

di Riccardo Tavani

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