Bauli In Piazza -We Make Events Italia: prosegue la protesta dei lavoratori dello spettacolo

L’intervista al musicista Emiliano Torquati e a Mirella Murri, organizzatrice di Musika Expo

Sei mesi dopo la manifestazione di Milano, si è svolta il 17 Aprile a Roma la manifestazione promossa dall’Associazione “Bauli In Piazza” per sostenere le rivendicazioni dei lavoratori dello spettacolo. Ben 1500 lavoratori del settore hanno occupato Piazza del Popolo con  le flight-cases, i bauli che contengono gli attrezzi del mestiere. Ad  un ritmo scandito dalle mani sui contenitori hanno contato fino a 419, il numero  che corrisponde ai giorni in cui sono rimasti senza lavoro.  Sugli striscioni campeggiava una domanda: “Governo ora ci vedi?”

A manifestare c’erano grandi nomi dello spettacolo come Fiorella Mannoia, Emma Marrone, Max Gazzé e altri, ma anche famiglie come quella di Emiliano, musicista, arrangiatore e  performer e  sua moglie Mirella, organizzatrice di grandi eventi.  A loro abbiamo fatto alcune domande sulla manifestazione.

Perché bauli in piazza?

Mirella:  “Perché, nonostante le richieste, noi  lavoratori dello spettacolo siamo ancora fermi e con criteri poco chiari sulla possibile ripartenza.  La pandemia ha messo in evidenza la necessità di una migliore regolamentazione del settore. In questo senso la nostra categoria ha bisogno di una rapida riforma del sistema di assistenza e previdenza; tra di noi ci sono partite IVA,  lavoratori discontinui e aziende con dipendenti”.

Emiliano: “Abbiamo fatto rumore e lanciato un messaggio che non è soltanto una richiesta di sostegno, dimostrando  che siamo in grado di gestire grandi spazi e un numero elevato di presenze in totale sicurezza. E’ stata una  protesta civile, nel rispetto di tutte le normative, con un messaggio positivo:  non c’è bisogno di essere violenti, di  arrivare agli scontri”.

La manifestazione  è stata infatti  un vero esempio di protesta pacifica e ben organizzata. Come è stata strutturata?

C’è stata una preventiva registrazione sul sito dell’Associazione. Due ore prima dell’inizio siamo arrivati al check-in dove ci hanno misurato la temperatura, consegnato i  DPI e le magliette. Poi ognuno si è posizionato dietro un baule  individuabile tramite un codice identificativo o con un adesivo rosso.

Eravate tutti vestiti di nero e con una maschera sul volto. Quale era il  significato simbolico?

Emiliano: “Il nero  è il colore dell’abbigliamento dei tecnici, rappresenta  le centinaia di migliaia di lavoratori che lavorano dietro le quinte. Ma il significato era anche un altro: per  il Governo  siamo invisibili. La cultura viene vista come qualcosa di cui poter fare a meno.  Ti senti inutile, invisibile appunto”. 

Come avete affrontato questi 419 giorni?

Mirella: “Mi sono spostata sull’on-line, molte strutture non erano pronte e ho lavorato come consulente. In parte è una modalità possibile e penso che quando ripartiremo con gli eventi in presenza, le piattaforme streaming saranno un plus da considerare”.

Emiliano: “Ho fatto ricerca, lavorato a progetti, creato musica. Il mio lavoro è anche questo. Poi ci sono gli spettacoli dal vivo. E questa è la parte che è mancata”.

Parliamo dunque della ripartenza. Il Governo ha stabilito una data, il 26 aprile. Cosa ne pensate?

Mirella: “La ripartenza dovrebbe essere meglio specificata dal punto di vista organizzativo, vorremmo capire in maniera chiara cosa e come si potrà fare.  Per le manifestazioni “statiche” sarà più facile, con posti assegnati  e controlli in entrata e in uscita. Quelle dinamiche, in cui il pubblico o l’evento sono in movimento, penso che saranno tra le ultime a ripartire. In ogni caso per organizzare un lavoro ci vogliono diversi mesi.  Personalmente, nell’ambito di Musika Expo, organizzo eventi live con quasi settemila persone e centinaia di artisti che si alternano sul palco in un’unica giornata. Non sarà facile ripartire immediatamente”.

Ci auguriamo che la risposta governativa non si faccia attendere.

di Nicoletta Iommi

Print Friendly, PDF & Email