Le religioni al servizio della fraternita nel mondo

Nell’ultimo capitolo della “Fratres Omnes” Francesco assume un ruolo diverso da quello che ha svolto nel descrivere il percorso per una società più giusta, per il riconoscimento di     pieni diritti a  tutte le donne e gli uomini della terra, per lo spirito di fraternità che deve regolare i loro rapporti.

Sente di avere un compito, di dover essere un riferimento come capo della cristianità per il futuro che deve essere costruito.

Ricorda che le diverse religioni partono dal riconoscimento del valore di ogni persona umana verso Dio ed offrono un prezioso apporto per la costruzione della fraternità e per la difesa della giustizia nella società. 

E fa riferimento alle posizioni assunte, per definire il dovere essere della Chiesa, a quella dei Vescovi dell’India: <<l’obbiettivo del dialogo è stabilire amicizia, pace, armonia e condividere valori ed esperienze morali e spirituali in uno spirito di verità e amore>>. E questo perché la ragione, da sola, è in grado di cogliere l’uguaglianza tra gli uomini e di stabilire una convivenza civica tra loro, ma non riesce a fondare la fraternità.

E per queste ragioni, benché la Chiesa rispetti l’autonomia della politica, cita i suoi predecessori, come Benedetto XVI°:<< non può e non deve restare ai margini>> nella costruzione di un mondo migliore.

Su questa presenza attuale Francesco dà un nuovo significato al termine “cattolica”, e cioè “chiamata ad incarnarsi in ogni situazione e presente attraverso i secoli in ogni luogo della terra”, dichiarando che:<<dovunque i consessi dei popoli si riuniscono per stabilire i diritti e i doveri dell’uomo, noi siamo onorati, quando ce lo consentono, di assiderci tra loro>>.

Ne consegue la richiesta di libertà religiosa per i credenti di tutte le religioni, l’urgenza di un cammino di incontro tra le diverse confessioni cristiane e il riconoscimento, con dolore, che al processo di globalizzazione manca ancora il contributo profetico e spirituale dell’unità tra tutti i cristiani.

Tra le religioni, ricorda Francesco, è possibile un cammino di pace e su questo l’enciclica assume il senso di un incontro già iniziato con la condanna di ogni terrorismo.

Essa è contenuta nella Dichiarazione Formale, unitamente al Grande Imam Ahmad AL Tayyeb: <<dichiariamo – fermamente – che le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue>>.

In essa i due religiosi hanno voluto dare al mondo un

Appello alla pace, alla giustizia e alla fraternità

  • In nome di Dio
  • In nome dell’innocente anima umana che Dio ha proibito di uccidere
  • In nome dei poveri, dei miseri, dei bisognosi e degli emarginati che Dio ha comandato di soccorrere
  • In nome degli orfani, dei miseri, delle vedove, dei rifugiati e degli esiliati dalle loro dimore e dai loro paesi, di tutte le vittime delle guerre, delle persecuzioni e delle ingiustizie, dei deboli, di quanti vivono nella paura, dei prigionieri di guerra e dei torturati in qualsiasi parte del mondo, senza distinzione alcuna
  • In nome dei popoli che hanno perso la sicurezza, la pace e la comune convivenza
  • In nome della fratellanza umana che abbraccia tutti gli uomini, li unisce e li rende uguali
  • In nome di questa fratellanza lacerata dalle politiche di integralismo e divisione e dai sistemi di guadagno smodato
  • In nome della libertà, che Dio ha donato a tutti gli esseri umani
  • In nome della giustizia e della misericordia, fondamenti della prosperità e cardini della fede
  • In nome di tutte le persone di buona volontà presenti in ogni angolo della terra
  • In nome di Dio e di tutto questo Al-Azhar al-Sharif – con i musulmani d’Oriente e d’Occidente-, insieme alla Chiesa Cattolica – con i cattolici d’Oriente e d’Occidente -,

                                       Dichiarano di adottare

  • la cultura del dialogo come via,

     – la collaborazione come condotta,

     – la conoscenza reciproca come metodo e criterio.

Francesco termina poi l’Enciclica con un riferimento a grandi uomini che l’hanno ispirato nel lavoro,

uomini  di diverse fedi religiose, come San Francesco d’Assisi, Martin Luther King, Desmond Tutu, il Mahatma Gandhi e soprattutto il beato Charles de Foucauld.

E con due preghiere, la preghiera al Creatore e la preghiera cristiana ecumenica.

Questo è tutto. L’Enciclica avrebbe potuto essere una delle tante scritte all’interno della chiesa cattolica, per i fedeli, senza un seguito di interesse, senza futuro, senza peso per la società.

Ma Francesco ha voluto ben altro. Si è rivolto a tutte le donne e gli uomini della terra, credenti e non, di ogni fede, senza fede. A tutti.

A tutti, per ricordare che all’art. uno della Dichiarazione Diritti Umani non c’è soltanto il riconoscimento che tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti, ma anche l’impegno, l’obbligo di agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

In spirito di fratellanza. Senza di esso, non si potrà avere una società pienamente rispondente al disegno di amore che solo può essere lo strumento di difesa del nostro ambiente, delle nostre speranze, del nostro futuro.

Per poter essere, finalmente, nella pace, nella giustizia, Fratres Omnes.  

di  Carlo  Faloci

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