Per la Cassazione niente sconto a chi punisce l’ex con l’acido

“Nessuna frustrazione amorosa, per quanto dolorosa può contribuire ad attenuare la gravità della condotta di chi procura sfregi permanenti, come quelli prodotti dal lancio dell’acido, all’ex partner. Specie se le lesioni gravissime sono frutto di un piano ordito con lucida preordinazione di mezzi e modi e non soggetta a inscriversi in un contesto emotivo sopraffattorio della emotività”.

La Cassazione, che si è soffermata sulle lesioni gravissime procurate dal lancio con l’acido corrosivo, rileva che la “gravità di questa condotta (deformazione dell’aspetto della persona con lesioni permanenti al viso), ha costituito oggetto di recente attenzione del legislatore che, con la legge n. 69/2019 cosiddetto ‘Codice rosso’ ha previsto un apposito reato per le lesioni aventi tali caratteristiche”.

Nel caso di Gessica Notaro, non ha trovato applicazione la nuova norma in quanto l’aggressione da lei subita la sera del dieci gennaio 2017 nel condominio della sua abitazione a Rimini, è avvenuta prima della nuova norma. Tuttavia la vicenda è stata considerata nella sua gravità e, rileva la Cassazione, risulta pertanto “logica” la scelta di “introdurre e contestare all’imputato l’ulteriore gravissimo reato di lesioni nel processo per stalking, inserendosi tale fatto nella sequenza dell’attività persecutoria del Tavares nei confronti della Notaro, senza alcuna valenza ‘duplicatoria’, non ipotizzabile, peraltro, in considerazione della riunione, pienamente legittima, dei processi in appello”. Così i supremi giudici hanno risposto alle obiezioni difensive mirate a sostenere che Tavares era stato processato due volte per lo stesso fatto. Inoltre la Cassazione ha dato pienamente credito alle deposizioni di Gessica Notaro – che da poco grazie all’ennesima operazione ha ritrovato il sorriso – “non animate da intento calunnioso o vendicativo” verso il Tavares tanto che la ragazza “non si è mai indotta a querelare o denunciare l’imputato ‘per non rovinarlo'” e questo nonostante lui la “costringesse di fatto a condurre una vita limitata, angosciosa e ‘blindata’, salvo i rari momenti di esasperazione scatenati dal comportamento contraddittorio ed egoista di lui”.

Per questo la Cassazione, si legge nel verdetto 14862, ha negato ad Edson Tavares, il 33enne condannato definitivamente a 15 anni, 5 mesi e 15 giorni di reclusione, la concessione delle attenuanti.

Nel verdetto della Suprema Corte si ricordano i vari passaggi di questa orribile e raccapricciante storia. A partire dal maggio 2016, dopo che la relazione tra i due era finita e Gessica non intendeva riallacciarla, ci fu un crescendo di minacce fino all’agosto 2016, quando Edson Tavares riceve prima un ammonimento, poi il divieto di avvicinamento alla vittima e il divieto di uscita notturna.

Questo scatenò l’ira dell’uomo le cui minacce si fecero sempre più allarmanti e vendicative con messaggi di vendetta inviati alla ragazza.

La circostanza poi, che Gessica Notaro abbia più volte per timore di peggiori conseguenze tentato di non esasperare ulteriormente l’imputato nelle sue manifestazioni di rabbia e di ira, dimostrando in alcune occasioni un atteggiamento più compassionevole, non indica di certo che fosse venuto meno il comportamento persecutorio di Tavares.

Eppure, come spesso la cronaca ci insegna, questo atteggiamento quasi “solidaristico” adottato dalla ragazza purtroppo non è servito ad impedire il precipitare degli eventi con l’aggressione con l’acido.

Una storia che ha colpito profondamente l’opinione pubblica e che ora vede finalmente la giustizia prevalere.

Non basterà questo a lenire le ferite fisiche e psicologiche della ragazza ma il verdetto espresso apre una luce di speranza per tutte le vittime di violenza subite da un partner o ex partner dal comportamento visibilmente patologico e persecutorio.

Che possa questo essere l’inizio di una giustizia più attenta, accorta e presente nella tutela alle donne.di Stefania Lastoria

Print Friendly, PDF & Email