Tillie Kottmann, la ribelle svizzera in codice

Se vogliamo sintetizzare la storia di questa ragazza, possiamo definirla come una haker svizzera e anarchica che a marzo ha preso di mira un’importante azienda statunitense, smascherando un sistema di sorveglianza di massa. Per questo ora potrebbe rischiare fino a vent’anni di carcere.

Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire chi è Tillie e quale obiettivo voleva raggiungere.

Quando le chiedono un’intervista, Tillie Kottmann si fa trovare seduta sul divano, nel suo appartamento nel centro storico di Lucerna, ha un’aria talmente serena da pensare di aver sbagliato persona. Eppure su di lei pende un’accusa pesante negli Stati Uniti. A prenderla di mira è il dipartimento della giustizia di un paese che intercetta tutti i cittadini, coma ha mostrato Edward Snowden, l’uomo che ha rivelato i segreti del programma di spionaggio e sorveglianza su scala mondiale della National Security Agency statunitense. E un paese che perseguita chi denuncia le intromissioni dello Stato nella sfera privata dei cittadini. Così come ad esempio, Julian Assange rischia 175 anni di reclusione per aver pubblicato documenti sui crimini di guerra americani.

La condanna che il dipartimento della giustizia statunitense chiede per Tillie va da un minimo di due a un massimo di più di vent’anni. Nell’atto di accusa è scritto: “Cospirazione per frode informatica; cospirazione per frode via cavo; furto d’identità”.

Kottmann è accusata di essere entrata nelle reti di diverse aziende, di essersi impossessata dei loro dati e di averli pubblicati on line in un periodo compreso tra il 2019 e il 2021. Secondo il grand jury, che ha definito Kottmann appartenente a un’organizzazione criminale, il punto cruciale sarebbe il fatto di aver raccontato ai giornalisti e comunicato sui social network, l’intrusione nei sistemi informatici e il furto di dati.

L’accusa più grave è quella di essersi intrufolata nei server della Intel, a cui nell’estate del 2020 sono stati rubati venti gigabyte di dati, tra cui le istruzioni per la costruzione di processori per computer. Tillie Kottmann ha pubblicato tutto sul suo account Twitter e sul suo sito, dove ora c’è il logo delle forze dell’ordine statunitensi: “Questa pagina web è sotto sequestro dell’FBI”.

“Essere presi di mira da un procuratore federale statunitense è la cosa peggiore che ti possa capitare. Un processo del genere non si risolve in poco tempo”, dichiara Martin Steiger, avvocato specializzato in diritto informatico. In Svizzera per quello che ha fatto Kottmann si rischia nel peggiore dei casi fino a quattro anni e mezzo di carcere ma negli Stati Uniti, invece, solo l’accusa di frode telematica prevede una pena fino a vent’anni. Se dovessero condannarla anche per furto d’identità aggravato, la pena minima sarebbe di due anni.

Kottmann, 21 anni, fa parte degli Juso di Lucerna, i giovani socialisti, ma lei sostiene di sentirsi più vicina alla frangia anarchica.

Tillie indossa un vestito rosa, davanti a lei c’è una scritta al neon rosa: crime, crimine. Anche il bagno è rosa, così come il colore della tastiera del suo nuovo computer. La polizia del cantone di Lucerna ha sequestrato quello vecchio. Su richiesta delle autorità statunitensi, sette agenti hanno perquisito la casa di Kottmann e quindici quella dei suoi genitori. In Svizzera non ci sono accuse a suo carico, ma negli Stati Uniti risolvere il caso è considerata una faccenda urgente.

Il 9 marzo si è diffusa la notizia dell’intrusione nei sistemi informatici della Verkada, un’azione rivendicata da Kottmann. Dopo tre giorni le hanno perquisito casa e dopo una settimana sono state formulate le accuse.

Con l’attacco alla Verkada, una startup della Silicon Valley che vende tecnologie di sorveglianza, nel giro di una notte Tillie Kottmann è diventata una celebrità negli Stati Uniti. I mezzi d’informazione l’hanno elogiata per le sue rivelazioni, valutandole di grande interesse per l’opinione pubblica.

I giornalisti di Bloomberg a cui Kottmann ha consegnato il materiale, hanno potuto dare uno sguardo ad alta risoluzione nelle celle di una prigione, ascoltare il respiro dei pazienti in una stanza di ospedale, supervisionare le attività in una fabbrica della Tesla e osservare un padre che giocava in casa con i figli.

In poche parole siamo tutti controllati.

Kottmann appartiene alla stessa scuola di hacker di Jeremy Hammond o Aaron Swartz: esperti di codici che si considerano anche attivisti, che spesso seguono un’ideologia anarchica o di sinistra. Che combattono contro qualsiasi forma di proprietà intellettuale o contro la corruzione e la criminalità, contro la mancanza di trasparenza dei servizi segreti. La costante, fin dagli anni ottanta, è la reazione sproporzionata del governo degli Stati Uniti contro questi attivisti: repressione dura e pene severe.

Tillie Kottmann risponde a tutto questo: “Spesso noi hacker denunciamo delle violazioni, oppure diamo un’idea di come effettivamente funzionano i sistemi informatici, i motivi che mi hanno spinta ad agire sono una grande curiosità, la lotta per la libertà d’informazione e contro la proprietà intellettuale, una grande dose di anticapitalismo e un pizzico di anarchismo.”

Ormai siamo tutti sorvegliati: Tillie Kottman ci ha ricordato questo. Lo sapevamo eppure lo avevamo “dimenticato” o “rimosso” con un semplice click. La vita vissuta come nel film The Truman Show, quando la realtà a volte supera la fantasia e ci viene ricordato anche grazie ad una ragazzina di 21 anni che ha scatenato tutto questo stando comodamente seduta sul suo divano, nella sua casa rosa di Lucerna.

di Stefania Lastoria

 

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