In Africa una suora segretario generale dei vescovi eritrei

Inutile negarlo, sempre più spesso le donne stanno conseguendo ruoli ed incarichi di maggiore importanza nella Chiesa.

Sullo sfondo della crisi del Tigrai, la missionaria comboniana suor Tseghereda Yohannes è diventata il nuovo segretario generale della Conferenza episcopale eritrea. Lo rendono noto i vescovi locali, con una nota del 3 giugno. Si tratta della prima donna ad assumere tale incarico, nel quale subentra a padre Tesfaghiorhis Kiflom, monaco cistercense che l’ha svolto per otto anni. Nel commentare la nomina, come riferisce l’agenzia Fides, Yohannes ha chiesto il dono della saggezza.

«Sono sempre stata affascinata dalla figura di Salomone – ha detto la religiosa –, che quando divenne re non chiese al Signore ricchezze e potenza, ma sapienza e discernimento per guidare il popolo di Dio».

Suor Yohannes ha insegnato per 16 anni prima presso l’Università di Asmara, poi presso l’Istituto di Tecnologia di Mai Nefhi, a 30 km a ovest dalla città, dopo aver conseguito un dottorato in Medicina molecolare ed aver prestato servizio nella Provincia delle Suore Missionarie Comboniane, la religiosa assume ora il suo nuovo lavoro con “una ricca esperienza” che sicuramente non farà rimpiangere il suo predecessore.

La religiosa ha infatti indicato come priorità del suo impegno quello di svolgere, per conto della Chiesa cattolica, attività pastorali, umanitarie e sociali a favore dell’intera popolazione eritrea, indipendentemente da etnia, credo religioso o età. Un servizio particolarmente gravoso in un contesto come quello del Corno d’Africa attraversato dalla crisi del Tigrai che nel conflitto tra Eritrea ed Etiopia ha finora provocato migliaia di morti e oltre due milioni di sfollati. «Un problema senza fine», ha sottolineato la nuova segretario generale aggiungendo che i vescovi eritrei avevano chiaramente condannato la guerra e chiesto ai vertici dei due Paesi di risolvere pacificamente il problema. Ci impegniamo a capire come riconciliare le popolazioni».

E proprio su questo spinoso problema sono stati numerosi gli appelli di tanti organismi ecclesiali che, in questi mesi, hanno invocato la pace per la regione: oltre ai vescovi eritrei, anche quelli dell’Etiopia hanno chiesto il cessate-il-fuoco, insieme all’Amecea (Associazione delle Conferenze Episcopali Membro dell’Africa Orientale), al Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar) e al Consiglio mondiale delle Chiese. Molteplici anche le esortazioni lanciate da Papa Francesco per la ricomposizione pacifica delle discordie e la fine delle violenze. L’ultima, in ordine di tempo, quella all’Angelus del 13 giugno, durante il quale il Pontefice ha esortato tutti a pregare affinché ”cessino immediatamente le violenze, sia garantita a tutti l’assistenza alimentare e sanitaria e si ripristini al più presto l’armonia sociale”.

Tornando a Suor Tseghereda Yohannes, durante la celebrazione, l’arcivescovo di Asmara Menghesteab Tesfamariam ha indicato i tre compiti principali del Segretariato cattolico eritreo, cioè «irradiare sempre la luce e l’amore di Gesù per il popolo; ascoltare costantemente la parola di Dio per compiere la Sua volontà; non temere nulla, forti della fede».

E la religiosa Yohannes, nuovo segretario generale della Conferenza episcopale eritrea, non sembra alquanto preoccupata dalla grave crisi in atto ma pronta a fare il possibile per la popolazione martoriata, certa e fiduciosa non solo della fede di Dio ma anche della sua forza, tenacia, energia e determinazione. Gli stessi valori che finora le hanno concesso di coronare ogni piccolo-grande successo della sua vita.

E se è vero che le donne cambieranno il mondo, nella Chiesa questo già sta lentamente accadendo.

di Stefania Lastoria

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