La democrazia di Francesco

Mi chiedo, e molti con me si chiedono, perché mai nessuno dei politici italiani, nell’ambito delle promesse legate alla prossima tornata elettorale, faccia riferimento alle proposte di Francesco, a qualcuna di esse, neppure a quelle di puro buon senso, decisamente non rivoluzionarie.

Questo avviene, certamente, per paura di perdere consensi tra quell’elettorato che, come essi stessi del resto, è pienamente integrato nella società disumana di oggi, fondata sul profitto, sull’ egoismo, sullo sfruttamento del lavoro umano e delle risorse della terra.

Si tratta di privilegiare progetti effimeri, senza pensare al debito che continua a crescere e che si scaricherà sui giovani, sulle future generazioni, sui popoli della terra più deboli, tuttora i più esposti ai milioni di morti che si hanno ogni anno nel mondo per fame, per mancanza di acqua, per risorse sanitarie insufficienti, anzi, addirittura negate dalle fasce più ricche della popolazione mondiale.

Ma deve essere sempre così, sulla terra? Ci sono scelte diverse, forse molto lontane da noi, come in Cina. Dove c’è una programmazione sviluppata per più di venti anni, e dettagliata per ogni dipartimento, ogni provincia, ogni struttura territoriale.

Dove l’anno scorso è stato festeggiato l’obbiettivo della fine della povertà estrema sull’intero territorio, per un miliardo e trecento milioni di persone.

Dove alla crescita annuale del PIL sono associate crescite nel benessere sociale delle popolazioni.

Ma è proprio necessario pensare a una società senza valori di libertà, con organizzazione dittatoriale, per avere un minimo di giustizia sociale, per avere la speranza di un futuro migliore, per tutte le donne e gli uomini della terra?

Ecco, mi viene da pensare che quelle popolazioni cinesi troverebbero gradita una organizzazione della società mondiale regolata secondo i principi della “Fratres Omnes”.

Ma queste possibilità non sono presenti, oggi. Chissà, forse tra un secolo…

Ci sono  però aspetti che mi fanno sperare in qualcosa di possibile, magari da noi, magari a tempi brevi.

Parto dalla considerazione che oggi abbiamo in Italia due persone che sono le più stimate: Francesco, il Pontefice venuto dalla fine del mondo e Sergio Mattarella, il Presidente della Repubblica.

E questo è un dato reale, vero e continuativo. Penso alla aleatorietà dei sondaggi, e all’unico dato certo che c’è in essi: il trentanove per cento che sistematicamente li rifiuta. Penso che siano loro, le italiane e gli italiani che hanno lavorato fino ad una onesta pensione, che lavorano e vanno a letto presto, che hanno i figli disoccupati, che hanno il senso della fratellanza verso il prossimo e della solidarietà verso gli umili, gli invisibili, i migranti. E mi rendo conto che ci potrebbero insegnare qualcosa. Come Alberto, novantuno anni, ex lavoratore Mediaset (ma con tessera CGIL) con il suo orto, la sua auto (guida ancora, forse troppo veloce) che mi ha detto di Francesco: “è un democratico, è uno di noi, sta in una casa normale, dice le cose che noi pensiamo e diciamo, guidava una utilitaria  nera tutta scassata”.

Come le altre e gli altri, a veglia, come si diceva una volta, che incontro ogni anno, d’estate, che non guardano i dibattiti Tav di prima serata, ma che dicono che ci vorrebbe Mattarella al governo invece di Draghi, ed anche che con Francesco viene quasi voglia di tornare in chiesa, che si capisce che anche la sua famiglia andò a cercare lavoro e fortuna all’estero…che è uno di noi, insomma. Non hanno letto la “Fratres Omnes”, ma sanno che bisogna essere come il buon samaritano, che la solidarietà è la ricchezza di tutti, che la Terra va rispettata, se vuoi che ti dia frutto, che si conservi per il tuo futuro.

Già, è la democrazia di Francesco, che è istintivamente nel cuore e nella pratica di miliardi di donne e di uomini della terra, i più laboriosi, i più bisognosi, i più solidali, i più giusti.

Ed allora, è giusto aprirsi alla Speranza…Giorno verrà…

di Carlo Faloci

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