Ciao Gino

“Ha recato le ragioni della vita dove la guerra voleva imporre violenza e morte. Ha invocato le ragioni dell’umanità dove lo scontro cancellava ogni rispetto per le persone”. Così Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, esprime  l’ultimo saluto a Gino Strada, l’uomo di Emergency, che ha sempre rifiutato la guerra. Gino, non era un pacifista, era, semplicemente contro la guerra. Lo definivano divisivo, ma lui riuniva i popoli, i nemici, li curava, metteva in mostra le contraddizioni della guerra, faceva vedere al mondo le ferite della guerra. Gino, dimostrava che il sangue degli uni era uguale al sangue degli altri. Non usava mezzi termini, era diretto. Era un uomo del fare. Un chirurgo che operava, curava, salvava vite umane senza chiedere la nazionalità o l’appartenenza. Gino amava il suo lavoro perché amava la gente. Amava i bambini, gli anziani, amava la povertà e il dolore degli ultimi e cercava di alleviare loro le sofferenze.

Gino, Gino Strada, l’uomo che nel ’94 con sua moglie fondò Emergency, una ong che opera nei teatri di guerra di tutto il mondo. Gino, che per primo raccontò con il suo libro “Pappagalli Verdi’ edito da Feltrinelli, di come venivano uccisi i bambini con le bombe giocattolo a forma di pappagalli grandi come un pacchetto di sigarette. Bambini maciullati, senza mani, ciechi, senza occhi, con il volto devastato dalle esplosioni. Bambini che venivano uccisi dalle bombe giocattolo a forma di pappagalli verdi. Gino, sempre al loro fianco, li operava, li accarezzava, non li faceva sentire soli. Gli trametteva l’amore e l’affetto che la guerra gli aveva tolto. Gino era un semplice volontario disarmato. Uno che senza dire niente a nessuno, almeno così era all’inizio della sua lunga carriera, rischia la vita al fronte, in mezzo ai morti, ai feriti, malati, contagiati. Gino, era inviso alla sinistra come alla destra. Non era amato dalla sinistra di governo di Prodi e D’Alema che aveva appoggiato la guerra in Kosovo, sostenuto guerre in medio oriente, così come non era amato dalla destra di Berlusconi, Salvini o Meloni perché criticava il loro sostegno agli interventi americani nel mondo. Gino, aveva scelto di curare.

Aveva scelto di salvare vite. Gino era un chirurgo, figli di due operai di Sesto San Giovanni, dove aveva imparato  da che parte stare della barricata. Gino, stava con gli ultimi, senza condizioni. Criticava le guerre “umanitarie” sostenute dalla sinistra che aveva svenduto i suoi ideali e la sua etica. Criticava l’enfasi con cui la destra sosteneva gli interventi e i bombardamenti americani o russi nel mondo. Gino era un chirurgo che curava le ferite della guerra. Amava ripetere che con la guerra si prepara un’altra guerra.

Gino, “aveva capito che il bene non è mai passivo o neutrale” dice padre Alex Zanotelli, “per me è la perdita di un compagno di strada. L’ho sempre sentito così…Gino aveva capito l’assurdità di questo sistema economico finanziario che affama la gente e che ricorre alla guerra per difendere il privilegio di pochi”. Gino, come Zanotelli, marciavano contro le guerre, schierati dalla parte delle vittime, dei feriti, dei morti. Gino conosceva talmente bene la guerra e la sofferenza che provoca ed era arrivato a un punto in cui non ne poteva più  accettare neanche l’idea. Gino, che non aveva paura di dire ciò che pensava, con quei suoi occhi buoni, il ciuffo grigio bianco e la barba così affettuosa, sapeva di non essere amato dalla politica, ma sapeva che la gente, quella onesta, quella che accoglie, la gente che condivide e abbraccia, quella gente, questa gente come noi, lo amava, per il suo agire, per il suo fare. Gino, il nostro compagno Gino, mi fa pensare al nostro compagno Carlo Faloci, così simile a lui, negli occhi, nello sguardo, nella barba, e che per natale mi regala, da sempre, il panettone di Emergency. Uomini d’altri tempi, compagni, fratelli, che come Carlo camminano con noi, con il dolore nel cuore per l’assenza di nostro “ fratello Gino”.

di Claudio Caldarelli

Print Friendly, PDF & Email