I sogni di Zaki Anwari e Zakia Khudadadi spezzati dai Talebani

Lo sguardo nell’obiettivo, la mano destra sul pallone, la maglia dell’Afghanistan addosso, il numero 10 sul petto e sulle spalle. È questa l’ultima foto di Zaki Anwari, calciatore della nazionale giovanile afghana. L’ultima. C’era anche lui infatti tra quelli che la stampa ha ormai ribattezzato come “Falling men”, gli uomini che hanno provato ad aggrapparsi a un aereo americano in partenza dall’aeroporto di Kabul.

I video, diffusi in rete, mostravano due persone cadere dal Boeing C-17, appena decollato. Una di queste è il giovane calciatore di 17 anni, come confermato dal Direttore Generale di Sport ed Educazione Fisica dell’Afghanistan. Zaki Anwari viveva a Kabul, dove frequentava la Esteghlal High School, aveva esordito nelle giovanili dell’Afghanistan a 16 anni. Un sogno da rincorrere, spezzato dall’arrivo dei talebani. “Ha visto l’arrivo degli estremisti come la fine delle sue speranze, dei suoi sogni e delle sue opportunità sportive”, ha raccontato Farnaz Fassihi, corrispondente di guerra per il New York Times. “Sei tu il pittore del tuo destino, non lasciare che siano gli altri a decidere per te”, scriveva Anwari sul suo profilo Facebook, dove intanto si sono moltiplicati i messaggi di addio. “Morire cercando la libertà è più degno che vivere sotto repressione, riposa in pace” scrive un utente dal Brasile. “Scusa ragazzo, non è stata colpa tua. Ma del resto del mondo che non ha fatto niente” è il messaggio invece dalla Spagna. Ed è incredibile da pensare, ma come spesso accade sui social non mancano anche messaggi carichi di odio: “Codardo. Se fossi rimasto nel tuo paese e avessi combattuto da uomo, oggi saresti vivo”, o addirittura: “Non potevi comprare un biglietto migliore?”.

L’unico biglietto possibile, per Zaki Anwari, era questo. Aggrapparsi alle ruote di un areo in decollo. Lì dove hanno trovato la morte chissà quante altre persone. “Oltre ai video online e ai resoconti della stampa di persone che cadono dall’aereo alla partenza, sono stati scoperti resti umani nel vano ruota del C-17 dopo l’atterraggio alla base aerea di al-Udeid, in Qatar” ha dichiarato l’Ufficio per le indagini speciali dell’aeronautica statunitense, che conferma la morte di altre cinque persone nel caos dell’aeroporto.

Un aeroporto in cui, intanto, sembra tornata la calma. Una calma di paura, imposta dal nuovo regime. Il tempo dei tentativi di fuga sembra già finito, ora bisogna nascondersi. Come racconta Zakia Khudadadi, atleta paralimpica afghana che non potrà più partire per Tokyo. “Ho ancora fiducia, vi prego: aiutatemi a partecipare. E’ il mio sogno, ho lottato 5 anni per arrivare dove sono”, ha raccontato la lottatrice di taekwondo attraverso il Comitato Paralimpico Afghano, Arian Sadiqi. Lo stesso che ad Al Jazeera ha dichiarato: “È terrorizzata dall’uscire di casa. Il nostro appello è a qualunque paese sia in grado di aiutare i nostri due atleti e gli allenatori ad arrivare a Tokyo”.

di Lamberto Rinaldi

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