NOI

“È tempo che i poveri diventino protagonisti della loro vita come dell’intero tessuto sociale. Non pensiamo per loro, ma, pensiamo con loro, e, da loro impariamo a far avanzare modelli economici che andranno a vantaggio di tutti”. Così Papa Francesco si riferisce agli studiosi che discutono di economia sociale, bene comune e felicità pubblica. Uno sviluppo nuovo, dove la povertà sia la ricchezza. Dove la felicità, non sia individuale, ma di tutti. Uno sviluppo umano basato sul dono, sul darsi, sull’accogliere, sul condividere. Uno sviluppo basato sullo spezzare il pane. Una buona notizia da profetizzare e attuare, perché ci propone di ritrovarci come umanità sulla base del meglio di noi stessi. Il sogno di divenire noi stessi il “fratello” da amare, chiunque esso sia e ovunque si trovi. Su questo punto, Papa Francesco insiste molto, una spinta iniziale per un processo mondiale di cambiamento radicale dei concetti dell’economia del profitto a favore della economia sociale. La redistribuzione della ricchezza per eliminare la povertà, per garantire lo studio, le cure mediche, per ridare dignità alla umanità intera.  La povertà come elemento d’amore che unisce. L’orizzonte del cammino per cui il Pontefice conduce i giovani economisti è racchiuso nella parola “noi”. Voglia il Cielo c’è alla fine non ci siano più “gli altri”, ma che impariamo a maturare uno stile di vita in cui sappiamo dire “noi”. Ma un noi grande capace di fare la storia della fratellanza condividendo il superamento della povertà.

Io, non deve più esistere. L’altro, non deve più esistere. Noi, questo è il futuro su cui camminare per superare le storture del passato e del presente che causano povertà e sofferenza. “Noi, possiamo superare i modelli economici che concentrano il loro interesse immediato sui profitti come unità di misura”. Papa Francesco è molto determinato su questa linea, la ripete continuamente. Ogni sua omelia è incentrata sul “noi”, sulla fratellanza e sulla condivisione. Avviare processi, tracciare percorsi, per cambiare i modelli di produzione e di consumo. Elaborare economie sociali che mettano al centro la dignità del lavoro, la sicurezza del lavoro, la protezione della lavoratrice. “Il mercato da solo non risolve tutto, benché a volte vogliano farci credere questo dogma di fede neoliberista, i politici sono chiamati a prendersi cura della fragilità, della fragilità dei popoli e delle persone. È necessaria la migliore politica, posta al servizio del vero bene comune. Purtroppo, invece, la politica oggi spesso assume forme che ostacolano il cammino verso un mondo diverso. L’attuale sistema economico è insostenibile, siamo di fronte all’imperativo morale e all’urgenza pratica, di ripensare molte cose: come produciamo, come consumiamo, pensare alla nostra cultura dello spreco, la visione a breve termine, lo sfruttamento dei poveri, l’indifferenza verso di loro, l’aumento delle disuguaglianze. Tutte sfide dobbiamo pensarci. Dobbiamo agire”. Noi. Noi, fratelli tutti.

di Claudio Caldarelli

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