Guerra civile virale Riccardo Tavani

La maionese umana spalmata sulla superficie del pianeta sta impazzendo. Componentistica, materie prime, logistica, trasporti, traffici, mercati, snodi commerciali mondiali si stanno bloccando, con uno squilibrio tra domanda e offerta che fa schizzare i prezzi alle stelle. È la Covid-Economy. A essa si aggiunge un sempre più rilevante dissidio sociale, incarnato da un minoritario, ma consistente, irriducibile zoccolo di oppositori alla vaccinazione e a qualsiasi altra misura di sicurezza sanitaria a essa connessa. Una vera e propria guerra civile, di secessione virale interna ai paesi più ricchi. Tutta la restante vasta landa della miseria planetaria, invece, si trova ancora completamente nuda sotto un cielo non più solo luminoso di fredde, indifferenti stelle alla sorte umana, ma pullulante di vorticanti galassie di virus, gravitanti a miliardi sulla linea di una nostra inarrestabile precipitazione dentro l’orizzonte di un Big Crunch, o esiziale collasso più che epocale. E sono proprio quelle lande dalle quali violentemente estraiamo, razziamo la Terra stessa, nella fattispecie di materie prime cruciali per quei componenti alla base delle applicazioni elettroniche che ormai dominano l’economia contemporanea. Così che la pandemia parzialmente cacciata dalla porta, ci rientra totalmente dalla finestra.

L’introduzione del green pass, ossia di un lasciapassare per accedere a moltissimi servizi e attività, soprattutto quelle lavorative, ha fatto recentemente spiccare all’Italia un decisivo salto di quantità e qualità al dissidio sanitario-sociale. Sotto la superficie del rifiuto totale di qualsiasi provvedimento governativo anti pandemico si agitano diversi spettri, avvolti l’uno nell’altro. Lo stesso viscerale panico di un danno letale, mortale inoculato proprio dal vaccino, nasconde un risentimento sociale più di fondo. Quando, infatti, si determina e sale dal sottosuolo della società, della cultura una divaricazione tra uno strato medio-basso borghese, mediamente benestante, benpensante, edonista, salutista, estetizzante, illuminista e un confinante strato popolare, tanto depredato, infuriato quanto frustrato, eccolo là servito, sic et simpliciter, il rigurgito politico autoritario di un pranzo niente affatto di gala. È forse lo stesso vasto strato delle periferie che ha disertato in massa le recentissime elezioni comunali (ancora in atto), rifiutando qualsiasi rappresentanza politicamente istituzionalizzata. Inevitabile che altri – dall’alto di un proprio progetto ideologico di potere – si gettino su questo ribollente magma umano. Lo fanno puntando sul fatto che esso tende istintivamente a sfruttare – anche in modo brutalmente opportunistico –  ogni qualsivoglia forza a suo favore. Ma lo stampo, il crogiuolo dentro cui la propria incandescenza arriva poi a fondersi è per forza di cose reazionario, nel senso di retrogrado, che sta indietro rispetto all’innescarsi in avanti di tutt’altra realtà in gioco.   

La guerra civile virale-sociale, infatti, è a sua volta solo l’aspetto fenomenico, ossia l’apparire, il rigurgitare in superficie di una più sotterranea, sanguinante convulsione esistenziale. L’umano che – in quanto interiore aspetto della natura nel suo insieme – si separa esteriormente da quella stessa natura, la pone davanti a sé quale oggetto passivo da modificare, manipolare, ridurre violentemente ad altro da sé. E in ciò nega a sé stesso, non si rende conto, che è proprio dal suo intimo che l’umano si scinde, che muove guerra di secessione dentro le proprie viscere. Ossia: nega sé stesso.

È la luce perturbante di questa autonegazione umana che si staglia come ombra d’insopportabile paura. Un orrore della propria oscena contraddittorietà esistenziale che si deve forsennatamente rimuovere, allontanare, scagliare lontano da sé. Che si deve rovesciare su altro, come su un più additabile capro espiatorio: sul vaccino, la scienza, il governo, le istituzioni a loro sostegno. Questo, però, non basta più a offuscare il proprio riflesso di terrore sullo specchio della coscienza. Lo specchio deve essere direttamente fracassato. La guerra civile vaccinale lo ridurrà in frantumi, ma l’immagine dell’umano che nega, uccide sé stesso invece di scomparire, si moltiplicherà in ogni singola scheggia prodotta.

di Riccardo Tavani

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