Morta a 91 anni Megan Rice, la suora che violò il più grande sito di stoccaggio nucleare americano
“Buon Dio, cosa c’è di meglio che morire in prigione per la causa antinucleare? Era il 2015 e suor Megan Gillspie Rice rispose così al giornalista del New York Times che volle intervistarla subito dopo il suo rilascio.
Tra i record di Suor Megan c’è infatti anche quello di essere stata arrestata più di 40 volte. Tutti reati, secondo la giustizia americana, legati al suo attivismo e alla sua battaglia contro le armi nucleari e contro la guerra.
E’ deceduta il 10 ottobre 2021 nella casa del suo ordine religioso -La Compagnia del Santo Bambino- a Rosemont, Pennsylvania. Soltanto 9 anni prima, all’età di 82 anni, insieme ad altri due attivisti riuscì introdursi nel complesso di armi nucleari Y-12 a Oak Ridge, nel Tennessee, eludendo la sicurezza di quello che veniva considerato il “Fort knox” dell’uranio. Raccontano le cronache che alla guardie intervenute per prelevarla offrì del pane.
Suor Megan, nata nel 1930 a New York, era già adolescente quando le bombe nucleari distrussero Hiroshima e Nagasaki. Due anni dopo quell’orrore, nel 1947, prese i voti e studiò biologia cellulare. Divenne insegnante di scienze e trascorse diversi anni in Africa come direttrice di scuole per l’infanzia. Tornata in America a metà degli anni ottanta, considerò la protesta contro il nucleare parte integrante della sua missione come suora cattolica; ribellarsi alla guerra e alle armi di distruzione divenne il suo modo di vivere appieno il sentimento religioso che la animava.
Si unì ad altri religiosi e attivisti per dare il suo contributo alla pace. In poco tempo divenne figura di spicco nel mondo dell’attivismo, nelle proteste e sulle barricate. Suor Megan si armava di tronchesi per recidere il filo spinato degli arsenali, scriveva slogan pacifisti sui muri, partecipava ai processi a carico degli attivisti.
Non era difficile incontrarla davanti alla Casa Bianca o al Pentagono intenta a manifestare. Ha scontato due anni di carcere per sabotaggio. Negli stralci degli atti processuali riportati dalla stampa americana dell’epoca si può leggere parte del suo discorso al giudice: “Per favore, non abbiate clemenza di me. Rimanere in prigione per il resto della mia vita sarebbe il più grande onore che potreste darmi”.
“E’ solo buon senso” era solita ripetere nelle riunioni e nelle interviste quando le chiedevano cosa la spingesse ad essere una suora attivista. Sapeva bene quanto le spese militari impegnassero i Governi a tutto discapito della lotta alla povertà e alla criminalità.
Suor Megan su questa terra non chiedeva di riposare in pace, chiedeva la Pace.
di Nicoletta Iommi