Quello che delle Canarie non dicono… i sogni a volte trasfigurano la realtà, non sono le Bahamas

Le Canarie sono delle bellissime isole con una temperatura media di 20/25 gradi, ovviamente ogni Isola è un piccolo emisfero multiclimatico. Ad esempio in Gran Canaria troviamo 7 microclimi, cioè a dire che siamo in presenza di una escursione termica di circa 7 gradi ogni 10 km percorsi; il sud è caldo e desertico, il centro ventilato e il nord umido. Il tenore di vita è in generale tranquillo e senza stress e la sensazione di sicurezza regna un pò ovunque.

Queste caratteristiche le rendono una meta appetibile per chi ha già vissuto una lunga vita lavorativa e in generale per chi ha già avuto altre esperienze all’estero e ha deciso di ritirarsi e godersi la vita.
Non credo ahimè che le Canarie siano altrettanto indicate per i giovani in cerca di esperienza, essendo piccole Isole perse nell’Oceano Atlantico che  offrono lavoro soprattutto in ambito turistico: tante ore lavorate e paga bassa, spesso senza tredicesima nè quattordicesima e soprattutto le tutele sindacali o contrattuali di categoria sono inesistenti, e il tfr? Complicato riceverlo…

Invece la possibilità di intraprendere un lavoro in proprio? Con non pochi rischi!
Uno dei primi da considerare è la grandezza del territorio (piccole Isole nell’Atlantico) che hanno un incredibile “sovraffollamento” di esercizi pubblici: si hanno infatti più pizzerie e ristoranti, che case!
Altri rischi da non sottovalutare, l’import/export di materie prime, le tasse di sdoganamento e le spese quotidiane personali che stanno raddoppiando: i prezzi di affitti, luce e benzina stanno infatti crescendo esponenzialmente di anno in anno.

In generale sono posti perfetti per chi vuole stabilirsi per godere i frutti di una vita di lavoro, insomma per i pensionati o per chi può permettersi di vivere senza pensieri o non da ultimo per i nomadi digitali.
Questo non significa che i giovani debbano rinunciare, ma il mio personale consiglio è di valutare attentamente i pro e i contro, lasciarsi una via d’uscita in caso la situazione diventasse insostenibile, il cosiddetto piano B e perché no anche un piano C: ho conosciuto troppa gente investire tutto e nel giro di qualche mese rimanere senza un euro e rientrare in patria grazie al biglietto aereo pagato da un familiare o addirittura grazie al frutto di piccole truffe create a discapito di connazionali troppo generosi o un po’ ingenui…

Chi crede di trasferirsi in un paradiso tropicale rischia di rimanere deluso, le Canarie non sono le Bahamas, c’è poca vegetazione equatoriale e troppo cemento, la movida e le regole per i locali sono inoltre molto restrittive, quindi se cercate una Rimini tropicale siete in errore.
Io paragono le Canarie ai piccoli centri urbani della “bassitalia” degli anni ‘80: gente indubbiamente alla mano e genuina, ma di cultura medio bassa e tanta approssimazione dilagante.
Ciò non impedisce di sceglierle come meta di investimento o semplicemente per un cambio radicale di vita: quanti preferiscono un tuffo nel passato accettando uno stile di vita vintage piuttosto di città moderne alimentate dallo stress frenetico di chi le abita?
E’ pur vero che molti italiani in queste Isole hanno raggiunto una qualità di vita ottimale anche sotto il punto di vista economico, ma devono ringraziare solamente il duro lavoro e il loro impegno quotidiano affrontato.

I vantaggi, sotto il punto di vista del benessere psicofisico ci sono indubbiamente e nemmeno si può negare che il clima sia “curativo”, però le Canarie devono essere una scelta e soprattutto consapevole, non una fuga con la speranza di un futuro migliore…
Oriana Fallaci in un suo scritto commentava uno ‘status animis’ attinente al fallimento e alla delusione che in questo articolo calza a pennello e può indurci a riflettere sul senso di alcune azioni a volte avventate:
“Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione.
Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita cioè dal voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo. E a subirla ti senti ingannato, beffato, umiliato. La vittima d’una ingiustizia che non t’aspettavi, d’un fallimento che non meritavi. Ti senti anche offeso, ridicolo, sicché a volte cerchi la vendetta. Scelta che può dare un po’ di sollievo, ammettiamolo, ma che di rado s’accompagna alla gioia e che spesso costa più del perdono”.

La fuga fine a se stessa non è mai una soluzione se non accompagnata da un raziocinio tremendamente costruttivo e nella cruda realtà ben radicato: i sogni spesso oscurano la verità e confondono la realtà…

di Tommasina Guadagnuolo

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