La Cometa Dentro

La stella cometa, o stella di Bethleem, è l’astro legato per leggenda e tradizione al Natale. Quest’anno, però, davvero il cielo di dicembre è solcato da una reale cometa. Un oggetto celeste che viaggia alla velocità di 71 Km al secondo, e che prende il nome di Leonard, l’astronomo che l’ha individuata dall’Osservatorio del Monte Lennon in Arizona. 

Immaginiamo che una cometa simile anziché proseguire la sua traiettoria dal cielo boreale a quello australe, raggiungendo altri leopardiani spazi infiniti e sovrumani silenzi, avesse una inesorabile rotta di collisione in direzione Terra. Lo immagina un film in questi giorni nel cielo degli schermi cinematografici, così come lo è in quello del cielo astrale la cometa natalizia Leonard. Il film ha il titolo di Don’t Look up, Non guardare su, con Jennifer Lawrence e Leonardo Di Caprio, nel ruolo di una ricercatrice e di un professore dell’Osservatorio del Michigan che individuano una micidiale cometa. Tale oggetto, infatti, dallo spazio profondo si sta inesorabilmente dirigendo verso il nostro pianeta, con una collisione certa stimata a sei mesi, quattordici giorni, più qualche manciata di ore, minuti e secondi. 

Diradate le ampie nubi di esilarante satira, ma proprio perché maledettamente seria, sui più alti vertici politici, televisivi, e social-mediatici, il film punta dritto a colpire il vero convitato di pietra che sta trascinando con sé il pineta all’inferno. È la turbo-economia tecno-elettronica, globo-mediatica e algoritmica, con proiezioni di sviluppo astro-industriali. Tutto ciò che la vicenda narra e mostra non più tanto sci-fi, scienza finzione, ma realtà che sta viaggiando alla velocità della cometa natalizia Leonard verso il presente. Nella finzione filmica come nella nostra realtà presente abbiamo esempi concreti di magnati dell’economia web con progetti spaziali già in fase di avanzata realizzazione. 

Quale sembra essere l’elemento di maggiore finzione fantascientifica del film? Parrebbe la cometa chiamata nel film Dibiasky, dal nome della protagonista sua scopritrice. Essa sta colpendo l’umanità per spazzarla definitivamente via dall’Universo. Eppure –  paradossalmente – tale elemento è il più drammaticamente reale. Quella cometa, infatti, non è per niente lassù nel cielo, ma è all’interno della Terra che diciamo nostra, perché noi la possediamo, espropriamo, sventriamo, estraiamo. Non guardare lassù, guarda quaggiù: è la Cometa che dobbiamo battezzare, chiamare ‘Dentro’. Quella dentro le nostre scarpe, ruote, mani, cervelli. Dentro i nostri smartphone, post, spot, allevamenti di bestiame, droni, costruzione di alloggi, bombardamenti di villaggi e città, coltivazioni agro-industriali, gassificazione di metropoli e giungle. Dolcificazione di merendine, acidificazione di mari, sfratto dalle loro case fatte di foglie, terricci e cortecce di insetti, virus, batteri.  Tutta la nostra civiltà, insomma, e inciviltà economica, sociale, ambientale. 

Osservando così la cometa di Natale Leonard, ancora in questi giorni visibile nell’emisfero boreale, anche a occhio nudo, sotto la costellazione Bootes, il Bovaro, con la sua brillante stella Arturo, pensiamo che essa è come quel film non sola una metafora,  ma la realtà viva dell’intero Occidente. Esso, infatti, sta collassando non per un urto astrale esterno, del tipo di quello che sessantasei milioni di anni fa colpì il Golfo del Messico e portò alla scomparsa dei dinosauri e di tutta l’era geologica del Cretaceo-Paleocene. No, ciò che gli scienziati chiamano da tempo Antropocene, ossia l’era geologica dominata dall’impronta dell’uomo, sta implodendo dentro sé stessa per una inesorabile spinta interiore alla violenza e all’ingiustizia contro ogni cosa esistente. 

Eppure, – dice l’astronomo Randall Mindy interpretato nel film da Di Caprio – solo a pensarci un po’, avevamo proprio tutto”. Non è un cognome a caso Mindy. Ha in sé la parola Mind, Mente. Tutto, perciò, non solo in quanto risorse materiali di sopravvivenza, ma soprattutto come pensiero, coscienza, sentimento d’incanto, bellezza per la sconfinata totalità dentro e fuori di noi. 

di Riccardo Tavani

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