Il Presidente Mattarella: pace, cooperazione e accoglienza

Il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, alla fine del suo settennato, non smette di sottolineare l’importanza dei valori fondamentali della Costituzione Italiana, nata dalla Resistenza, che fanno di noi, un popolo Pacifico, altruista e accogliente. I valori etici e morali di cui siamo figli, ci impongono di intervenire sulla scena europea, svolgendo un ruolo di pacificazione sulle contese territoriali, ma ancor di più sulle questioni migratorie che ci vedono in primo piano sul Mediterraneo. “ Grazie al concorso delle vostre professionalità e della vostra dedizione la Repubblica continua nell’opera di promozione dei propri obiettivi, nell’azione di testimonianza e di affermazione dei propri valori iscritti nella Carta Costituzionale, a cominciare dalla pace e dalla cooperazione internazionale, contribuendo alla costruzione nel mondo di condizioni migliori . La politica estera dell’Italia repubblicana ha sempre cercato di ispirarsi a questi criteri, non ignorando il valore dell’accoglienza favorevole che spesso accompagna all’estero l’immagine italica…” il Presidente è molto esplicito nel rivendicare la nostra specificità Costituzionale a favore della accoglienza, che spesso viene mortificata dai comportamenti di alcuni politici o governanti. Nel sottolineare l’importanza della Carta Costituzionale, Mattarella ci richiama ad un dovere primario che è parte integrante del nostro essere e sentirci italiani nel mondo. “La coesione fra le democrazie liberali rimane priorità e costituisce il nucleo attorno al quale rafforzare un ampio e stretto raccordo tra i Paesi a ordinamento democratico. La difesa dei valori liberal-democratici e dello Stato di diritto all’interno del nostro continente e fuori di esso, a cominciare da quel principio cardine della costruzione europea rappresentato dal primato del diritto comunitario, è, in questo senso, essenziale”.

Queste parole, il Presidente le ha dette agli ambasciatori e ambasciatrici d’Italia, non tralasciando un passaggio importante sugli squilibri del reddito e disuguaglianze sociali “…l’Europa non potrà esprimersi con efficacia sulla scena internazionale senza aver dato risposta ai crescenti squilibri in termini di reddito, di accesso all’istruzione e alla sanità, di garanzie e di diritti che affliggono le nostre società e che rischiano di minare alle fondamenta la coesione delle nostre democrazie”.

Un settennato molto complesso, con riforme costituzionali importanti, crisi economica e pandemia, ma il Presidente Mattarella ha saputo affrontare tutte le questioni con il massimo senso dello Stato, nel rispetto rigoroso della Carta Costituzionale e nel dare esempio di comportamento rifacendosi ai valori etici e morali che gli sono propri, che fanno parte della sua educazione e del suo bagaglio culturale, sempre al servizio senza mai prendere. Sempre al servizio per donare. Un Presidente riservato, garbato, ma puntuale sulle questioni economiche e sociali, sempre dalla parte degli ultimi, dei più deboli, sempre con la mano tesa e le braccia allargate in segno di accoglienza. Gesti carismatici molto simili ai gesti di Papa Francesco. Molto simili, Bergoglio e Mattarella si assomigliano, si comprendono, condividono, si sentono “fratelli”, un fratello ritrovato dopo la tragica scomparsa del fratello Piersanti, ucciso barbaramente dalla mafia il 6 gennaio 1980.

Papa Francesco, un fratello con lo stesso sguardo profondo, con gli stessi occhi patinati di commozione del Presidente Mattarella, sarà per questo che sui temi più scottanti si trovano d’accordo e spesso le cose che dice uno sono le stesse cose che dice l’altro.

“Vivere in Pace è diritto di ogni persona, di ogni popolo. La collaborazione rappresenta lo strumento che la consolida…” bellissime parole pronunciate dal Presidente, ma fatte sue dal Papa in ogni occasione. Parole di fratelli che accolgono e condividono, parole per sentirsi “fratelli tutti” in un mondo universale e senza confini, dove la Pace regni sovrana con l’amore per l’intera umanità.

di Carlo Faloci e Claudio Caldarelli

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