Il rogo degli innocenti

Una bambina di 2 anni, un bambino di 4 anni, sorella e fratello, sono morti. Sono morti bruciati. Sono morti bruciati nel rogo del campo Rom di Stornara a Foggia. Una bambina e un bambino, “sorelli”, arsi al rogo. Il rogo degli innocenti, come lo erano loro. Come lo erano le loro anime. Come lo erano i loro corpi di bambini. Erano di origine bulgara, ma erano nostri “figli”. Figli dello stesso Dio e della stessa grande Madre Terra. “Sorelli” di un mondo che li aveva respinti prima ancora di nascere. Figli nostri, figli di nostri fratelli. Figli e fratelli di Papa Francesco, che invoca amore e fratellanza in un mondo che emargina e non accoglie. Sono morti. Bruciati, qualche giorno prima di Natale. Il Natale opulento fatto di sprechi e consumi di oggetti inutili chiamati regali. Una bambina e un bambino, di 2 e 4 anni, sono morti nel rogo mentre dormivano, da soli, senza nessuno che li abbracciasse mentre bruciavano.

Le loro urla, grida di bambini al rogo, nessuno le ha mai sentite. Nessuno ha mai ascoltato le grida di una bambina a di 2 anni che brucia, da sola, dentro un modulo abitativo, cioè un container di legno e cartone. Quelle urla, nessuno vuole ascoltarle, nessuno vuole sentirsi parte di quella colpa che uccide bambini innocenti. Urlavano. Gridavano. Nessuno poteva e voleva ascoltarli, e loro bruciavano. Lentamente. Dentro quel container chiusi, che non si apriva, mentre loro, una bambina di 2 anni e un bambino di 4 anni, bruciavano. Qualche giorno prima che nascesse Gesù. Il bambino Gesù, che come loro è morto innocente, tra l’indifferenza del mondo, tra l’indifferenza delle genti che dovevano salvarlo, moriva, in croce. Crocifisso dalla indifferenza, dall’odio, dall’’egoismo di un popolo che lo aveva condannato già prima di nascere. Così loro, due “sorellini” innocenti, condannati già prima di nascere. Condannati innocenti a morire bruciati, in un rogo, acceso per scaldarsi. Mentre ardevano, loro, i piccoli “sorellini” piangevano, urlavano, fino a quando il fumo acre e denso gli ha tappato la gola, piangevano, urlavano, si cercavano le mani, in quel fumo denso. Si sentivano, ma non si vedevano. Si cercavano mentre bruciavano, da soli, dentro un modulo abitativo senza riscaldamento. Il papà era andato a cercare lavoro nei campi, in attesa di un caporale che lo prelevasse per 5 euro al giorno.

Loro, i “sorellini” bruciavano, da soli, gridavano, mentre fuori, nelle città opulente, le luci e gli alberi di Natale, scintillavano, colmi di doni e di indifferenza. Sono morti, i “sorellini” avevano 2 e 4 anni, il 17 dicembre, nel campo Rom di Stornara vicino Foggia, ad una settimana dal Natale. Il Natale degli egoisti, il Natale dei ricchi. Il Natale di pochi che tolgono a tanti. Il Natale che non è Natale per tutti. Il Natale che non è Natale per molti bambini, e non lo sarà più per i “sorellini” di 2 e 4 anni, morti bruciati nel rogo degli innocenti. Ma a noi, piace pensarli lassù, vicino alla grande Madre, la Madre di tutte le Madri, che giocano, si rincorrono, si tengono le mani.

Piace pensarli lassù, dove nessun fuoco potrà più bruciarli, perché vicini e protetti dalla Madre di tutte le Madri. Sì, ci piace pensarli lassù, che urlano di gioia, ascoltati ed abbracciati, avvolti da tanto amore. L’amore di sentirsi fratelli tutti di tutti i fratelli. L’amore che accoglie e non esclude. L’amore che ci fa sentire di essere figli della stessa grande Madre che ci carezza i capelli e ci tiene vicino a se, così vicino da sentirci figli uguali a tutti gli altri suoi figli.

di Claudio Caldarelli

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